C’è un passaggio nel pezzo in 15 paragrafi scritto a Vasto da Oggionni e compagni che illustra, secondo me, quale sia il nucleo di una incompatibilità di fondo fra due sinistre molto diverse. Questo passaggio: “Trasformare le classi subalterne in classi dirigenti, si diceva un tempo. Rendere le persone protagoniste del proprio presente, della propria vita e del proprio tempo, diciamo noi oggi”. Si tratta dell’ammissione di una trasformazione genetica della sinistra da una base di rappresentanza di classe ad una base di rappresentanza dell’individuo. E’ una ammissione di subalternità al liberismo, che liquida i blocchi sociali e le manifestazioni collettive della società in nome di un individualismo metodologico mirato alla soddisfazione dei bisogni del singolo. E che presuppone il primato della libertà della persona su quello della giustizia distributiva, perché rinuncia a qualsiasi cambiamento strutturale dei rapporti di produzione, cioè a qualsiasi liberazione collettiva dal bisogno (la liberazione sostanziale che prelude a quella formale) in nome del mettere a disposizione dei singoli un playing field, entro il quale esercitare, se ne hanno i mezzi e la sorte favorevole, una ricerca egoistica di felicità. Non c’è niente di nuovo, si tratta di un modo, intellettualmente debole, di rivangare una tendenza storica di alcune frange del libertarismo anarchico verso il pensiero liberista (l’anarco-capitalismo). In questa visione, evidentemente, i diritti civili prevalgono su quelli socio-economici, perché sono la leva per ampliare i margini di gioco dell’individuo dentro uno spazio omogeneo e liscio di soggettività senza fratture, dove la redistribuzione del reddito è lasciata ai meccanismi crudeli del teorema di Eulero. E’ evidentemente un approccio assolutamente contrario al socialismo, che assume una prospettiva di classe nell’obiettivo non di liberare l’individuo, ma di emancipare (termine diverso dal liberare) dal bisogno economico componenti collettive della società. Non c’è dialogo possibile fra queste due prospettive.