Foto: terencegranchester.forumfree.it
Proponiamo volentieri questa riflessione (Cicciottelle & mondo all’incontrario) del compagno Azzarà pubblicata dagli amici di Contropiano, aggiungendo però il tassello mancante, che ci auguriamo la sinistra italiana voglia vedere e finalmente affrontare. Questo episodio è stato strumentalizzato per delirare d’altro; era una splendida occasione per parlare di bullismo, dello sfottò personale meschino e bieco, ma si è sovrapposta una lettura strumentale. Se questo titolo è titolo scritto verso le donne non è più bullismo ma sessismo. Occasione scippata che non giova al problema.
Condividiamo totalmente il senso dell’articolo. E condividiamo la lista di deliri gravissimi che vengono passati bellamente sotto silenzio ed anzi, non solo non fanno saltare direttori ma ce li piazzano. Ma guarda un pò, alla lista delle cose impunite che non hanno mai fatto saltare un giornalista né un direttore dal suo incarico ce n’è una, piccola piccola. L’attacco al maschile (e l’offesa personale) se dirette all’uomo; queste, al pari di ogni altro servilismo al potere reale, sono funzionali e trovano porte aperte. Se si offende la dignità di un uomo nessuno intravede sessismo ma “lecita” critica. Non si spiega altrimenti come mai un titolo su tre ragazze viene considerato offensivo e sessista mentre per anni e da anni qualsiasi avversario maschio può essere vilipeso in ogni modo in nome del “je suis Charlie”, a proposito di salvaguardia della libertà di espressione concesso alla plebaglia verso la plebaglia ma non ammesso da essa verso la donna. Quando Charlie Hebdo pubblica scene di sodomia addirittura blasfeme viene osannato per la sua libertà di espressione, ma immaginiamoci se avesse sfiorato l’immagine della donna. Allo stesso tempo, se donne e uomini sviliscono un uomo (sulla sua prestanza fisica come sui suoi attributi sessuali o le sue prestazioni) è “ironia ed espressione di libertà”.
Ma allora, come mai stavolta è saltato? Quanto questo doppio metro (donna è bello uomo è brutto) appartiene proprio al paradosso sul quale fai luce? Se non se lo chiede la Sinistra, chi se lo deve chiedere? Un direttore di giornale non salta per l’indignazione di un social network né della massa. Se così fosse, potremmo cancellare in un click o con una manifestazione gran parte della stampa di regime. Salta se tocca il potere o chi lo fiancheggia. Salta se si offre da solo in sacrificio, manna dal cielo, per l’utilizzo di ogni occasione utile a sviare il corso d’acqua verso un mulino che si trova chilometri più in là, egoisticamente fagocitante ogni altra istanza.
Le maggiori vittime di bullismo sono i maschi, dal nonnismo delle caserme agli sfottò a scuola alla vita tutta, e che i maschi si suicidino per questo la dice molto lunga sulla falsità della pretesa che il sarcasmo sui difetti fisici degli uomini non li ferisca. Dagli sfottò su Brunetta (dal quale siamo politicamente distanti secoli luce e ciò valga come conferma che l’ambito del bullismo becero vada trattato a sé stante e non confuso con le simpatie o antipatie) alle vignette di Altan con gli operai maschi sodomizzati da ombrelli (immaginiamoci se al posto dell’operaio ci avesse messo una operaia), da Ferrara ed Adinolfi allo stesso Berlusconi chiamato psiconano o nano di Arcore (idem sui secoli luce), dai parametri usati verso gli atleti maschi – valutati da sempre in base alla loro prestanza fisica senza che ciò venga considerato un attacco alla loro mascolinità – alla valutazione del valore di un uomo, positiva se dotato di attributi o negativa se non ha le palle, noi, se vogliamo parlare di sessismo come metodo di selezione con il quale distinguere il bene dal male, abbiamo le idee chiarissime.
E allora, caro Azzarà, perché non fare l’ultimo due più due? Perché non dirla questa minuscola verità? Se un titolo lede la donna ma è accettato sull’uomo, perché parlare di sessismo verso la donna? Perché fa gioco al Potere ed è accettato dalle masse dire che donna è bello e uomo è brutto. Prova a pronunciare questa frase con noi e dicci come ti suona. Va così il mondo, giusto?