Il commento ai commenti.
Il 24 mattina mi sveglio con la curiosità dei risultati del referendum in Gran Bretagna, accedo a facebook e purtroppo leggo per primo il post di un’amica di vecchia data che ha lasciato l’Italia per andare a vivere a Londra perchè in Italia, pensate, nel 2015 ci sono stati oltre il 44% di disoccupazione giovanile e il 12% circa di disoccupazione generale. Questa ragazza si è trasferita lasciando quanto di più caro, sua madre vedova e suo fratello che le ha appena dato una nipotina. (Che bello deve essere subire la crisi economica e per questo essere obbligati a lasciare il proprio paese… ma soprassediamo).
Torniamo al post, lei parla del BREXIT descrivendolo come causato da persone egoiste e che da ora in poi ci sarà il giusto spazio per il razzismo, il nazionalismo illogico e per finire conclude dicendo: “buona umanità”. A questo punto ho pensato subito ai greci e mi sono chiesta quanto potesse essere disumano quello che sta succedendo nel loro paese (si veda: https://vimeo.com/122331366). Mi sono detta: “quanto sono fortunati gli inglesi in questo momento?” Gli hanno persino chiesto di esprimersi su un sistema che in Grecia ha causato un disastro. Ai greci, poveracci, hanno domandato nel 2015 di accettare la proposta di un supporto da parte dei creditori internazionali. Il referendum ha visto prevalere il no all’accordo con il 61,31% dei voti e Tsipras subito dopo ha firmato l’intesa.
(Questa sì che si chiama democrazia, infatti l’hanno persa completamente!)
Nel post della mia amica, ribadisco, si parla anche di nazionalismo e di razzismo. Allora ho continuato a pensare e mi sono chiesta: “ma quando avevamo le frontiere, eravamo razzisti e tutti gli altri paesi che oggi hanno le frontiere sono razzisti e nazionalisti?” Bah, se non lo penso con la mia testa e mi fido di quello che dite, potrei anche crederlo. Potreste anche farmi pensare che l’asilo politico riconosciuto dall’art.10 della nostra Costituzione, non valga in un sistema con le frontiere. Inoltre vorrei ricordare che non sono contro la UE solo le destre, ma anche le sinistre (si veda http://www.marx21.it/index.php/comunisti-oggi/in-europa/26997-una-vittoria-della-sovranita-popolare-una-sconfitta-per-lasse-uefminato#). Un altro esempio è LEXIT, la campagna di sinistra per il Leave che ha riunito i movimenti di sinistra e del lavoro a favore del voto sull’uscita dalla UE. Lexit ha dichiarato che su quasi 17 milioni di persone che hanno votato LEAVE, solo 3,8 milioni avevano votato UKIP alle ultime elezioni. Per loro una significativa percentuale di coloro che hanno votato per lasciare, lo ha fatto a causa dell’austerità e dell’ordine neoliberista che hanno direttamente influenzato le loro vite e sono la base fondante dell’Unione Europea. Lexit invita a non essere così veloci a dipingere milioni di persone con lo stesso pennello.
I commenti si susseguono… udite udite un altro commento memorabile: la maggior parte dei giovani ha votato per rimanere. Gli over sessanta hanno votato per uscire.
Fig. 1 I commenti sul fatto che la maggior parte dei giovani ha votato per rimanere
Che dire, non è che loro avendo vissuto il ’68 sono più combattivi e magari vista l’età sono anche più responsabili?
Fig.2 La maggior parte dei giovani non ha votato
Comunque in generale i giovani tra i 18-24 anni, rappresentano appena l’1% dell’elettorato totale. Anche se avesse votato il 100% dicendo rimaniamo nella UE, il risultato del referendum NON sarebbe cambiato.
E che dire di chi disconosce il significato della parola democrazia? Le imagini sottostanti si commentano da sole:
Fig.3 Chi non conosce il concetto di democrazia?
Invece di fare i radical-chic raccontando quello che vi propina la grande comunicazione di massa, vi siete mai chiesti perchè non vivete bene nell’UE? Perchè c’è chi è andato via dall’Italia?
Lo sapete che l’UE è un sistema in cui valgono i trattati europei che puntano sulla concorrenza, al bene della finanza e all’austerità e non al bene delle persone e dei lavoratori come invece è descritto nelle nostra Costituzione?
Un piccolo confronto è d’obbligo e ringrazio l’Avv. Mario Giambelli per il suo aiuto.
Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Nei trattati non esiste nemmeno una norma che sia pur lontanamente paragonabile all’art. 4 della nostra Costituzione. Non v’è accenno a un diritto al lavoro, nè tantomeno ad un corrispondente obbligo dell’Unione. Solo nella Carta dei diritti fondamentali della UE si dice qualcosa. Troviamo all’art. 15 (intitolato “Libertà professionale e diritto di lavorare”): “Ogni persona ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o accettata. Ogni cittadino dell’Unione ha la libertà di cercare un lavoro, di lavorare, di stabilirsi o di prestare servizi in qualunque Stato membro[…]”. E’ casuale la collocazione del diritto di lavorare fra le libertà? Assolutamente no.
Il nostro Art.36 Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
Nei trattati non c’è nulla che in qualche modo corrisponda all’art. 36.
Art.41 L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Nel Trattato di Maastricht, Art. 3A comma 1: Ai fini enunciati all’articolo 2, l’azione degli Stati membri e della Comunità comprende, alle condizioni e secondo il ritmo previsti dal presente trattato, l’adozione di una politica economica che è fondata sullo stretto coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, sul mercato interno e sulla definizione di obiettivi comuni, condotta conformemente al principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza.
Vi lascio infine uno scritto di Sandro Pertini, “L’Europa e il Piano Marshall”, editoriale di “Avanti!”, 30 giugno 1949:
“Ormai a tutti è noto che l’Unione Europea e gli organismi derivanti dal Piano Marshall non sono l’espressione spontanea della volontà e delle esigenze dei popoli europei, bensì sono stati artificiosamente creati con lo scopo politico di fare d’un gruppo di nazioni europee uno schieramento in funzione antisovietica, e con lo scopo economico di fare dell’Europa Occidentale un campo di sfruttamento della finanza americana“.
Infatti si vede come la finanza americana ci metta il becco in questa questione. In un un report, JP Morgan detta la ricetta per un’Europa integrata: liberarsi delle costituzioni antifasciste, http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/ricetta-jp-morgan-per-uneuropa-integrata-liberarsi-delle-costituzioni-antifasciste/630787/. L’avevate visto?
Arriviamo al dunque. Per molti l’UE va modificata dall’interno e non si deve uscire come è stato fatto con la BREXIT. Ma il regime nazifascita si poteva modificare dall’interno?
Oggi, il regime ultra-liberista basato sull’economia e la finanza e che è la base ideologica dell’UE, non è riformabile, attua politiche di austerità ai danni di tutte le persone (tranne pochi).
Ora, la UE si può modificare dall’interno o si deve sfasciare?
Lo chiederei per cento volte ai greci. Ricordatevi però che quando si tratta di UE non si può dire mai di NO.