In attesa di riuscire a commentare con maggior calma e profondità il rilevante evento costituito dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, condivido un interessante articolo che finalmente cerca di arginare la marea di fango mediatica che da settimane vuole associare in modo univoco le posizioni anti-unioneuropeiste (e non anti-europee, che è tutt’altro significato) a profili ideologici e interessi materiali di carattere reazionario, di destra e financo neo-nazisti. Come è evidente le cose non stanno esattamente così e il quadro di fondo è assai più complesso. Prima di stracciarsi le vesti per l’uscita “nazionalista e isolazionista” britannica occorrerebbe prioritariamente ricordare due cose:
1- I trattati europei esprimono da sempre (fin dal tanto mitizzato Trattato di Roma) e in particolare dalla metà degli anni ’80 con i processi di liberalizzazione dei movimenti di merci e capitali e poi dal 1992 con Maastricht e la messa fuori legge del keynesismo, il paradigma e il disegno più reazionario e anti-popolare che si sia mai realizzato in Europa dagli anni ’30 in poi. Un disegno chiaramente indirizzato alla distruzione sostanziale dello spirito e degli spazi socialdemocratici e di compromesso storico tra capitale e lavoro presenti nelle diverse costituzioni nazionali sorte nel dopoguerra.
Se vogliamo utilizzare le categorie destra e sinistra restituendo loro quel carattere sostanziale che avevano fino a 35-40 anni fa (prima cioè della convergenza estremista centrista neo-liberale univoca delle furono destra e sinistra), va detto con chiarezza che i trattati ultra-liberisti europei sono tra le cose più di destra e più classiste che si siano viste negli ultimi secoli.
2- Se le varie pseudo-sinistre egemoni o sinistre di alternativa non hanno aperto gli occhi in tempo e le destre reazionarie hanno messo il cappello sulla critica della UE e del suo disegno drammaticamente reazionario anti-democratico, anti-lavorista e anti-sociale, la colpa è solo e soltanto di tale cecità di analisi che ha letteralmente devastato la sinistra europea dagli anni ’90 in poi. Urlare al fascismo che avanza rifugiandosi nelle braccia asfissianti della UE è il modo migliore per fare avanzare davvero pericoli gravissimi di future derive autoritarie.
Acclamare l’unione europea come orizzonte politico e sociale, con i suoi trattati neo-liberisti, dimenticando che si tratta solo e soltanto di un insieme di trattati finalizzati a interrare le sovranità politiche in nome di un paradigma tecnocratico basato sui diktat delle più estreme teorie economiche liberiste, è la maniera migliore per affossare l’Europa, i suoi popoli, la sua cultura, la pace e la prosperità del presente e del futuro. Difendere la UE e la sua struttura istituzionale equivale in sostanza ad essere nei fatti anti-europei. Una critica radicale dell’Unione e il forte auspicio di una sua improcrastinabile rottura (in quanto istituzionalmente
irriformabile) è il migliore auspicio per la costruzione di un futuro migliore per i suoi popoli.
Di materiale per riflettere direi che ce n’è. Intanto iniziamo a demitizzare l’associazione anti-europeismo=destra nazionalista neo-nazismo.
http://www.sinistra.ch/?p=4975