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Poco più di un mese fa un uomo è stato bruciato vivo e ucciso da una donna nei pressi di Roma, più o meno con le stesse modalità con cui è stata assassinata pochi giorni fa Sara, la giovane romana uccisa dal suo ex fidanzato: Roma, idraulico ucciso e bruciato a Ladispoli: fermata una donna.
Un paio di mesi fa invece, a Milano, una donna ammazzava a colpi di katana (la spada dei samurai) il suo compagno: Milano, litiga con il compagno e lo uccide con un colpo di katana.
Ora, la riflessione è la seguente, e la voglio lasciare volutamente aperta, come faccio spesso, perché a volte dare delle risposte potrebbe tarpare le ali o comunque condizionare il dibattito e la riflessione stessa. E io invece, convinto sostenitore del metodo socratico, preferisco che ciascuno faccia il suo percorso e arrivi ad una conclusione, che poi può essere condivisa, confutata o eventualmente riaperta. In alcuni casi e su alcune tematiche, credo che sia la cosa più giusta da fare.
Il sottoscritto è uno di quelli che potrebbe essere collocato come facente parte della schiera dei cosiddetti “mediamente informati”. Eppure, devo essere onesto, di questi due efferati fatti di sangue testè riportati, non ne sapevo nulla. C’è da dire che non seguo e non ho mai seguito la cronaca nera che, per la verità, non mi ha mai appassionato. Oggi poi quel tipo di cronaca, per come viene affrontata e trattata, ha assunto dei caratteri che sfiorano e sforano ampiamente la pornografia, metaforicamente parlando, e la cosa contribuisce ad allontanarmene.
Ciò detto, qual è il busillis? Non avevo ancora aperto un giornale, non avevo neanche acceso la televisione ma già avevo avuto notizia dell’incredibile (per la sua modalità) assassinio di Sara. Dopo di che ho aperto il pc e acceso la televisione e non si parlava d’altro. E questo avviene da giorni.
Come mai invece ero totalmente all’oscuro dell’omicidio, altrettanto terrificante di quell’uomo, avvenuto poco più di un mese fa a Roma e con le stesse modalità? E come mai non avevo saputo nulla dell’uomo ammazzato a Milano dalla sua compagna a colpi di spada?
La risposta è in effetti molto semplice: perché i media non ne hanno parlato o ne hanno parlato in misura infinitamente ridotta rispetto al “femminicidio” di Sara, confinando la notizia nelle cronache locali. Sono convinto che fra coloro che avranno la ventura di leggere questo mio breve articolo ce ne saranno molti nelle mie stesse condizioni.
Ora, non c’è necessità di essere degli addetti ai lavori o degli esperti di comunicazione per capire che questa asimmetria nel modo di fare “informazione” da parte di tutti i media è ormai da tempo sistematica.
Torniamo per un attimo all’omicidio di quell’uomo per mano di quella donna avvenuto a Ladispoli, vicino Roma. Perché un fatto così tragico (come tanti altri…) è stato tenuto sotto silenzio o comunque non è stato “celebrato” mediaticamente? Forse perché a commetterlo è stata una donna? Forse perché una donna che uccide un uomo non fa notizia? Forse perché un simile evento rompe il paradigma ormai consolidato e ideologicamente rassicurante del “femminicidio”? Forse perché parlare di “maschicidio” è politicamente sconveniente e inopportuno?
Se così fosse, allora un problema esiste. E sarebbe un problema di natura politica ma anche ideologica.
In questi giorni sui vari social ho letto una serie di commenti terrificanti, in cui si invoca un surplus di pena per gli uomini che uccidono le donne. Del resto, da un certo punto di vista, è anche fisiologico che ci siano certe reazioni da parte di molte/i. Se si costruisce mediaticamente un immaginario in base al quale sarebbe in corso una sorta di genocidio del genere femminile da parte di quello maschile, è assolutamente ovvio che poi si crei un clima di terrore e una sorta di reazione giustizialista di “genere”. Insomma una guerra fra i sessi in cui naturalmente quello “cattivo”, da “contenere/reprimere” e da rieducare, è quello maschile. Tralasciamo, per ora, la riflessione sul carattere sessista di un simile approccio alle cose (tema che richiederebbe un’analisi ad hoc) e soffermiamoci sulla seguente domanda: cui prodest? A chi fa gioco tutto ciò?
E’ veramente in corso una guerra fra i sessi, naturalmente dichiarata a senso unico, da parte degli uomini verso le donne, di cui il “femminicidio” sarebbe soltanto la punta dell’iceberg? O siamo di fronte all’ennesima gigantesca operazione di distrazione di massa (accompagnata, nel caso specifico, alla criminalizzazione sessista del genere maschile)?
E qui, personalmente, ho diverse opinioni ma, come avevo promesso, mi fermo, perché voglio lasciare il dibattito aperto e vorrei che ciascuno/a dicesse la sua nel merito.
P.S. Un’ultima cosa. La scorsa settimana sono morti annegati in pochi giorni circa ottocento migranti in quello che ormai è diventato un vero e proprio cimitero sottomarino. Una tragedia di cui il mondo capitalista, e occidentale nel caso specifico, porta la responsabilità. Ma ormai ci abbiamo fatto l’abitudine, non fa neanche più notizia. Ah, dimenticavo, la maggioranza delle vittime sono uomini. Sia chiaro, che siano donne o uomini è per me assolutamente irrilevante dal momento che per me tutti gli esseri umani sono eguali e trovo anche sgradevole il fatto che sia “costretto” a specificarlo, però penso sempre cosa succederebbe a parti invertite, e se ci sarebbe la stessa indifferenza. Considerazione scomoda e anche molto amara, quest’ultima, me ne rendo conto, ma non posso fare a meno di farla dal momento che, purtroppo per me, la penso…