L’elezione del laburista (e moderato) Sadiq Khan a neosindaco di Londra ha scatenato, come era ampiamente prevedibile, gli entusiasmi dello schieramento politicamente corretto, “liberal”, progressista e di sinistra da una parte, e l’indignazione della destra nazionalista, identitaria, differenzialista (leggi razzista) e antiglobalista (ma non certo anticapitalista) dall’altra.
Tutto secondo copione, come da accordi sindacali, verrebbe da dire. Le orchestre dei due schieramenti in finta opposizione fra loro hanno suonato all’unisono le loro rispettive fanfare mediatiche, lo stesso spartito, quello della stessa falsa coscienza, suonato da due orchestre diverse ma del tutto speculari e funzionali allo stesso sistema di cui sono fedeli e servili ancelle.
Per le stesse ragioni, cioè l’essere musulmano ma liberal, politically correct a tutto tondo e favorevole ai matrimoni gay, la “sinistra” e la “destra” lo celebrano o lo vituperano.
Khan è un laburista moderato, di “centro” o di “centrosinistra”, un “liberal”, di fatto un “blairiano”, uno che non ha gradito affatto la svolta socialdemocratica di Corbyn, che è lontano anni luce da una visione di classe della realtà e che si troverebbe perfettamente a suo agio nel PD renziano. Uno che non ci pensa neanche un po’, a differenza appunto di Corbyn che ha rilasciato dichiarazioni importanti in tal senso (anche se le pressioni per farlo tornare sui suoi passi si stanno facendo sentire e sortiranno sicuramente i loro effetti…), ad allentare i legami con la NATO, gli USA e Israele. E ci mancherebbe altro…
E però viene osannato in quanto musulmano, liberal, perfettamente integrato nella società britannica e pro nozze gay. Di più e di meglio la “sinistra” politicamente non corretta non poteva tirar fuori dal cilindro. Per la serie: quando la ciambella riesce con il buco perfettamente al centro.
Da un certo punto di vista però, anche alla destra hanno fatto un bel regalo. E quando lo ritrovano un altro “avversario” come Khan a cui vomitare addosso tutto il loro risentimento e la loro rabbia perché la loro tranquilla esistenza di cittadini/sudditi di Sua Maestà è stata travolta e sconvolta da quella società multietnica che è il prodotto, suo malgrado, proprio di quello stesso Impero colonialista e imperialista di cui rimpiangono i fasti?
Una bella contraddizione che sono impossibilitati a risolvere. Da qui il loro livore diretto naturalmente contro un’immigrazione massiccia che ormai ha cambiato per sempre la società inglese e che non riescono ad accettare. Un impasse da cui non riescono ad uscire e che trova sfogo e rifugio in quella destra preposta allo scopo, quello cioè di essere il contenitore di un risentimento e di una paura che per ragioni in parte simili e in parte diverse attraversa ceti sociali diversi fra loro, piccola e media borghesia e settori popolari. I primi, preoccupati per la “deriva culturale” e il cambiamento dei costumi, i secondi perché, completamente sprovvisti di coscienza politica e di classe (del resto decenni di “tatcherismo” e di “blairismo” non sono trascorsi invano…) individuano negli immigrati la causa del loro malessere e disagio sociale (che a sua volta, la destra alimenta…).
In fondo è lo stesso copione già visto in occasione dell’elezione di Obama. Oggi si ripete, solo che al posto di un nero c’è una donna (peccato che non sia anche lesbica, sarebbe stata perfetta, sia per la celebrazione da “sinistra” che per la riprovazione da “destra”), anche se rigorosamente bianca anglosaxon (la società americana non è ancora pronta per un immigrato o un’immigrata, ancor meno se ispanici), e a (far finta di) tirarle la volata una mezza specie di domatore di tori del Texas (anche se è di New York) momentaneamente prestato alla politica.
E, per l’ennesima volta, i guitti fanno la loro recita e i grulli, di “sinistra” o di “destra”, sono pronti ad applaudire o a tirare ortaggi (innocui).
E sempre per l’ennesima volta concludo questa mia brevissima riflessione lamentando l’assenza, sempre più drammatica, di una autentica e moderna Sinistra critica e di classe.