Sul reale motore della storia
Questa di seguito è una lettera immaginaria di Ipazia d’Alessandria al padre scritta, di fantasia, da Antonella Rizzo:
http://antonellarizzo.com/2015/10/29/lettera-di-ipazia-a-teone/
(Ipazia d’Alessandria nacque nel 350 d.C. e morì nel 415 d.C.Straordinario esempio di studiosa e filosofa neoplatonica, matematica, astronoma di grande ingegno diresse il Museion, la più famosa Accademia dell’antichità. Fu martirizzata e uccisa dai monaci cristiani parabolani al servizio del vescovo Cirillo, perché divenuta figura scomoda per il nuovo potere religioso che avrebbe dominato parte del mondo e vilipeso per secoli l’intelligenza femminile e quella umana in generale.)
“Che le mie parole non siano veleno per il tuo male, Padre, perché ciò che abbiamo edificato a sostegno della libertà non potrà difendersi dai tempi, ci sono bestie di tutte le razze nell’arena e ognuna vorrebbe cospargere di sangue il passato che lo ha umiliato.
Le loro divinità sono il pretesto per esercitare la tirannia e la bramosia di potere ne è la vera motivazione. Costoro armano eserciti di affamati di cibo e speranza per difendere i loro interessi e mirano alla distruzione del nostro sapere, il nemico più temibile delle loro coscienze.
Ma saprò sacrificare la mia vita, se necessario, per la verità e la mia scienza.
La beatitudine del sapere è la vera gioia e l’unica ragione di vita.
Mio grande Teone e padre adorato, hai compreso la mia fedeltà alla grande anima dello spirito ellenico di cui i semi sono germogliati nel mio essere, la mia incorruttibile speranza in un mondo governato da filosofi giusti, la mia generosità.
Padre, io non vedo Ebrei, Cristiani, Pagani ma solo uomini.
Il mondo argina a fatica la materia malvagia che sta emergendo ma farò in modo che la nostra casa sia il fulcro della libertà dove verrà avversata ogni forma di crudeltà e di prevaricazione. Anche coloro che predicavano la liberazione dalle catene ne stanno forgiando delle altre, lavorando alacremente alle incudini.
Tu ricordi Sinesio, uno dei miei più cari discepoli: egli è cristiano ora, ma sempre a me devoto. Le nostre anime sono in completa comunione, ed egli si rivolge a me grato della luce che porta nel cuore, della sapienza che non conosce religione, o razza alcuna.
So che non temi la morte ma la mia incolumità. Ma io sono qui, a seguire le traiettorie della volta celeste che è infinitamente più grande di ogni paura e a fissarne i meccanismi con foga, senza badare ai bisogni del corpo. Le sue leggi ci mettono in comunicazione con l’immensità del mondo conosciuto e sconfiggono la nostra dipendenza dai manipolatori, dalle religioni che predicano pace e praticano vendetta”.
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