Molotov, granate artigianali, spranghe di ferro, assedi e bastonature in puro stile squadrista. No. Non siamo nell’Italia degli «anni di piombo» né in pieno «Biennio Rosso»: siamo in Ucraina, e questo è il XXI secolo. Le squadracce dell’estrema destra ucraina di Pravy Sektor (“Settore Destro”, movimento paramilitare che si ispira ai collaborazionisti ucraini, quelli che abandonarono l’Urss per vestire la divisa SS e fare da cani da guardia nei lager nazisti, protagonista del Euromaidan, che ha trasferito il suo quartier generale a Dnipropetrovsk), protette, inquadrate e armate nel resto del paese da una giunta insediatasi abusivamente dopo aver allontanato un governo che, piaccia o non piaccia, è stato democraticamente eletto dal popolo sovrano ucraino (con Viktor Janukovyč come premier), hanno dimostrato l’essenza che caratterizza tutte le destre radicali d’Europa: la violenza nichilista, lo spregio verso la democrazia e il loro esser prone agli interessi del grande capitale, sia produttivo che finanziario, che finanziano tali movimenti, come loro stessi ammettono. Venerdì 2 maggio 2014 infatti, dopo una serie di duri scontri di piazza tra circa 500 filorussi e oltre 1.000 filoccidentali, compresi gli ultrà delle squadre di calcio di Cernomorets e Kharkiv, i miliziani neofascisti del movimento Pravy Sektor hanno concluso l’operazione devastando i principali luoghi di aggregazione politica e sociale, ossia le sedi dei partiti, delle associazioni e dei sindacati, in cui si riconosceva la maggioranza della popolazione della cosmopolita e pacifica Odessa, una città identificabile in tutto e per tutto come russa, russofona e soprattutto filorussa. Il totale delle vittime è stato di 38 cittadini ucraini morti carbonizzati e assassinati dopo che si erano asserragliati nella sede del Palazzo dei sindacati, saliti a 42 nelle ore successive. Il tutto, tanto per cambiare, col consenso/assenso della polizia dell’illegittimo governo di Kiev, che non ha fatto nulla per impedire questa carneficina, lo stesso governo plaudito da Renzi & Co. che col neogoverno ucraino filo-europeista ha da un certo punto di vista alcuni tratti in comune: non è stato eletto dai cittadini ed è prono agli interessi economico-finanziari dell’Unione europea e degli Stati Uniti d’America.
Intanto dopo i combattimenti Lugansk, questi si spostano a Kramatorsk, cittadina di circa 173mila abitanti situata nello storico centro industriale dell’Est del paese, che diventa il fulcro dell’offensiva dei militari del governo di Kiev (con circa 5 morti, non confermati dalle fonti “ufficiali”), contro i militanti filorussi, sprezzantemente definiti dal grosso della stampa occidentale (che in tal caso canta quasi all’unisono) “separatisti”, in quella che è ormai una vera e propria guerra civile, che ricorda quella nei Balcani.
Quello che fa indignare è la faziosità della stampa italiana, che cerca di barcamenarsi senza fornire spiegazioni serie sugli eventi. Il «Corriere della Sera», già organo della borghesia meneghina dal lontano 1976 scriveva: «È di almeno 38 morti anche il bilancio delle vittime degli scontri tra separatisti e lealisti a Odessa, città portuale ucraina sul Mar Nero. “Uno di loro è stato colpito da un proiettile”, ha riferito una fonte all’agenzia Interfax, “mentre per quel che riguarda gli altri non si conosce la causa della loro morte”. La sede dei sindacati è stata data alle fiamme. Le persone sono morte nell’incendio. Gli scontri sono violentissimi».[1] Ergo, potrebbe essere un incendio “accidentale”.
Il “fu” glorioso giornale fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, «l’Unità», ex organo del Pci, riportava che la sede del sindacato è stata bruciata dagli stessi separatisti filorussi (cioè l’incendio se lo sarebbero fatti da solo… ecco la logica del quotidiano filo-Pd: la disperazione era così tanta che i filorussi, dato che l’Armata russa non arrivava, si sono dati fuoco da soli… in Giappone avrebbero fatto ovviamente harakiri) aggiungendo – disinformazione o malafede? – che sono stati «abbattuti due elicotteri filorussi, Mosca furiosa». I rivoltosi avevano una loro aviazione?
La cosa più penosa e subdola la scrive un altro “fu giornale glorioso”, nato nel 1969, divenuto quotidiano nel 1971 e fondato da Luigi Pintor, Lucio Magri e Rossana Rossanda, cioè «il manifesto», che ancora si fregia del titolo «quotidiano comunista», e che ammette che «I militari di Kiev, spalleggiati dagli squadroni di Settore Destro, ancora una volta utilizzati per il lavoro più sporco, proseguono nel loro obiettivo: abbattere la resistenza e consegnare al governo di Majdan un paese «pacificato» per mano militare, per le elezioni del 25 maggio», ma di fronte al massacro di Odessa scrive che «Non c’è chiarezza sui responsabili, ma fuori dall’edificio i miliziani neonazisti di Settore Destro, giunti in ogni punto caldo di quella che può diventare una guerra civile a tutti gli effetti, confezionavano le molotov usate poi per dare fuoco all’edificio». Ma come? Hai appena detto che i neonazisti di Pravy Sektor vogliono «pacificare» la città di Odessa spalleggiando i militari filo-Kiev e stavano confezionando «le molotov usate poi per dare fuoco all’edificio» e questi non sanno con chiarezza chi sono i responsabili della strage? Ma certo! Ecco la spiegazione: il reverendo Jim Jones, quello che nel 1978 organizzò il suicidio collettivo di Jonestown, in Guyana, è risorto e ha aperto una nuova chiesa a Odessa!
La stampa occidentale – chissà perché? – è reticente – o pagata per falsificare la verità! – non riferendo che le vittime sono solo da una parte, quella filo-russa, e che la causa della loro morte è semplicemente un incendio doloso appiccato dalla milizia del partito neonazista Pravy Sektor presso la sede di un sindacato. Negli anni ’20 e ’30, però, esistevano quotidiani liberi che documentavano le avventure criminose delle camicie nere e delle SA hitleriane, e gli storici, quindi, sono riusciti a ricostruire gli eventi. A Odessa un’orda nazista ha trucidato dei cittadini ucraini di origine russa. Disarmati. Lo ha fatto con gli stessi metodi utilizzati dai vecchi nazisti del pogrom: bruciare, uccidere, non lasciare via di scampo alle vittime. I media europei, all’unisono, hanno falsificato la notizia, l’hanno deformata fino a renderla totalmente irriconoscibile, e quel che è grave, gli stessi media cosiddetti “liberi”. Questa falsificazione è funzionale a coprire le responsabilità degli Stati Uniti e dell’Europa, che appoggiano il governo golpista di Kiev, da essi portato al potere. Fanno ridere – una risata amara ovviamente – visti i loro slogan anti-usurocratici e “anticapitalisti”, le sparate dei fascisti di Forza nuova, amici – come Fiamma tricolore – dei nazionalisti di Svoboda,[2] e di CasaPound, vicino a Spilna Prava (“Causa Comune”) e Pravy Sektor, i quali pensano che si possa rendere indipendente l’Ucraina sia dall’Ue che dalla Russa, per costruire una sorta di “terza via” o “terza posizione” anacronistica, che li pone, come i loro nonni negli anni ’20, al servizio dei “padroni del vapore” e degli agrari di oggi, cioè come bassa manovalanza dell’atlantismo e della borghesia filoatlantista, dato che i liberali di Kiev, secondo costoro, sarebbero “il male minore”, lo stesso male che vorrebbe spingere Kiev alla corte della trojka dei banchieri di Bruxelles, ergo nell’orbita della neoliberista Unione europea, divenendo così l’ennesima provincia dell’Impero Stars & Stripes. Anche loro falsificando le notizie. Ecco il comunicato – che fa acqua da tutte le parti – sul sito di CasaPound Italia, i «fascisti del terzo millennio», uguali e foraggiati dallo stesso capitalismo come quelli del «secondo»:
«Lo sforzo eroico del popolo ucraino, soprattutto dell’opposizione nazionalista, protagonista indiscussa della piazza negli ultimi giorni per riconquistare la propria sovranità, non può che far esultare chiunque abbia a cuore la causa dei popoli e delle nazioni”. […] “Ora però – continua CPI – noi che conosciamo fin troppo bene le politiche oligarchiche e antinazionali dell’Unione europea auspichiamo che gli ucraini lottino per avere uno stato sovrano, con una banca nazionale pubblica e una propria moneta, che faccia accordi commerciali con chicchessia ma nell’esclusivo interesse dell’Ucraina. Per far questo, tuttavia, sarà necessario un eguale sforzo della componente nazionalista contro i tentativi eterodiretti di trasformare la rivolta ucraina in una ‘rivoluzione arancione’ che abbatta una oligarchia per insediarne un’altra. Le sirene della Nato, della Ue, dei vari professionisti della destabilizzazione come George Soros o Bernard-Henri Lévy sono per ogni popolo, Ucraina compresa, più pericolosi di ogni governo corrotto».[3]
Un intellettuale nazionalista schierato da sempre con l’opposizione filo-russa e col governo Putin su posizioni eurasiatiste, il dott. Andrea Virga, membro del gruppo «socialista nazionale» Millennivm, è stato uno dei pochi che lucidamente ha spiegato perché le posizioni della fascisteria nazionale (come quelle di Gabriele Adinolfi, ex leader di Terza posizione e punto di riferimento per CasaPound, ha continuamente argomentato in questi mesi a favore del sostegno ai nazionalisti ucraini e della loro cosiddetta «terza via»),[4] favoriscano il capitale e gli Usa, scrivendo che «Sarebbe bastato informarsi rapidamente, per rendersi conto che la Banca Nazionale di Ucraina è già pubblica, ed emette una propria moneta, la Grivnia».[5] Spilna Prava (“Causa Comune”) e Pravy Sektor, continua Virga, sono «fautori di una terza posizione equidistante tra Occidente e Russia, e intendono «utilizzare la strategia evoliana del “cavalcare la tigre”, cercando di utilizzare l’ondata di proteste e dirigerle verso posizioni rivoluzionarie nazionaliste». Tuttavia, essi stessi ammettono che «il “Right Sector” è però praticamente senza risorse economiche, perché non è sostenuto da nessun oligarca». L’affermazione più grave è però quella secondo cui «riteniamo comunque l’attuale opposizione liberale come un male minore e la consideriamo come un alleato temporaneo». In questo modo, si prestano ad essere loro stessi sfruttati come bassa manovalanza dalle forze liberali».[6]
Che sta avvenendo, quindi, in Ucraina (oltre alle fumisterie romanticheggianti dei nazifascisti al servizio della repressione atlantista)? Ne più e né meno che un attacco portato avanti dall’imperialismo atlantista nel cuore dell’Europa dell’Est per annettersi una zona fondamentale e strategica come l’Ucraina, usando così il collaborazionista neogoverno di Kiev che parla di diritti civili, libertà democratiche ecc. (il cui primo atto è accettare i parametri economici europei, distruggere le statue di Lenin e bandire la festività del 1º maggio, magari sostituita dalla festività del precariato perenne, come qui in Occidente), vere e proprie “armi di distrazione di massa”, con le masse ucraine filo-Ue – senz’altro vittime della propaganda filoccidentale, che fa le sue vittime – usate alla stregua del Lumpenproletariat di marxiana memoria, come si usavano i cafoni nell’Ottocento alleati col trono e l’altare. La situazione ricorda molto quella siriana, dove l’imperialismo statunitense avvalla e finanzia “rivoluzioni” per rovesciare un governo, quello di Assad, con l’aiuto dei suoi mercenari salafiti, pagati e finanziati da Washington e Tel Aviv (il Dipartimento di Stato americano come prima mossa ha così riciclato il Gruppo Combattente libico islamico, tollerato dalla Nato e dallo stesso governo americano, nonostante che venisse considerato come una organizzazione terroristica al n. 27 della speciale graduatoria, affinché iniziasse a operare in territorio siriano. La Cia, sotto copertura Nato, ha finanziato, armato e coperto l’organizzazione di Abdul Hakim Belhadj legato al “franchising” di Al-Qaeda in terra di Damasco e di altre formazioni della galassia anti Assad), la stessa identica regia che ha utilizzato nelle manifestazioni di Piazza Tahrir Otpor, gruppo finanziato dal NED (National Endowment for Democracy), l’International Republican Institute e l’Open Society Institute del finanziere George Soros, gli artefici stessi della disgregazione dell’ex Jugoslavia (facendo così leva sul dinamismo economico della Slovenia e Croazia, con l’appoggio del grande capitale tedesco, per sganciarsi dal “parassitismo” di Belgrado cavalcando fattori di razza, di etnia e di religione, anche se è vero che dietro a simili sovrastrutture operi deterministicamente l’interesse politico ed economico che della religione, o di altro orpello ideologico, coglie l’aspetto esterno, quello sovrastrutturale, per usarlo ai suoi fini concreti e materiali, cioè la conquista di approvvigionamenti energetici e il consolidamento geopolitico dello scacchiere internazionale) e delle varie “rivoluzioni” (o reazioni) colorate o floreali in Ucraina, Georgia ed altre aree di interesse strategico per gli Usa. Non è casuale, infatti, che dietro l’Euromaidan vi sia – lo ammette candidamente Wikipedia – Radio Europa Free, da sempre filoatlantica (le stesse radio che erano dietro a Solidarnosc, che appoggiavano Karol Wojtyla, favorendo così l’unipolarismo moderno). Così come non stupisce il fatto che il governo ucraino filo-Ue utilizzi come forza di polizia i mercenari dell’agenzia privata americana Greystone Limited, come annunciato con “orgoglio” dal Servizio di Sicurezza del Paese (SBU), che prevede l’uso di tali mercenari occidentali in funzione di polizia politica e da Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, come candidamente detto dal confindustriale «Sole 24 Ore»,[7] società figlia della famosa “Xe Services LLC” – l’ormai ex” Blackwater USA”, una delle più importanti PMC (Private Military Company) del mondo, con ruoli di primo piano come security contractor in Iraq per conto dell’Amministrazione Statunitense, il principale contractor del Dipartimento di Stato, cui fornisce quasi 1000 operatori di sicurezza (quasi tutti ex-militari), prevalentemente assegnati a operazioni di protezione del personale diplomatico in teatro di guerra. «La Blackwater – spiega il sito «La Voce della Russia» – dispone, presso la sua sede di Moyock in North Carolina, di un’enorme area per l’addestramento (attrezzata con numerosi poligoni e strutture speciali di allenamento) di 7.000 acri, dove ogni anno vengono addestrati o perfezionati circa 35.000 operatori di sicurezza (contractors, militari, agenti di polizia di numerosi Stati degli USA). Le attività addestrative sono ritenute di altissimo livello professionale, e sono caratterizzate dall’estremo realismo degli scenari esercitativi […] La Blackwater ha subito inoltre pesanti critiche rispetto alle politiche operative estremamente aggressive tenute dai propri agenti in Iraq; per garantire una forte cornice di sicurezza, i convogli della Blackwater usano abitualmente procedure tattiche preventive e dissuasive molto pericolose per la popolazione e i passanti delle aree attraversate». L’uccisione, nel 2004, di 4 agenti della Blackwater nella cittadina irakena di Falluja spinse l’esercito americano ad avviare un’ampia operazione per riprendere il controllo militare sulla città (utilizzando fosforo bianco, che causarono non solo moltissime vittime, come certificò Rainews24 nel novembre 2005, ma successive nascite di bambini deformi), episodi che proseguirono fino al 2007. Gli eredi, la Greystone Limited, ha partecipato «ai disordini pubblici in piazza Maidan sotto le sembianze di forze di autodifesa verranno a subentrare le organizzazioni nazionalistiche ucraine del tipo di Settore di Destra ad opera delle quali è stato realizzato il colpo di Stato», che si sono registrati come partito a tutti gli effetti.
Circa la presenza di mercenari delle operazioni di destabilizzazione occidentali al fianco degli insorti ucraini si erano diffuse molte voci fin dall’inizio della rivolta di Kiev contro il presidente Viktor Janukovyč. Voci che sembrarono trovare conferme quando venne resa nota la telefonata in cui il ministro degli Esteri dell’Estonia, Urmas Paet, riferiva a Catherine Ashton che a sparare sulla folla e sui poliziotti non erano stati cecchini governativi ma bensì vicini ai ribelli. Conferme più solide giunsero il 10 marzo scorso, quando un gruppo di paramilitari con indosso uniformi senza insegne – ma che parlavano in inglese e dotati di equipaggiamento decisamente “made in USA”, come i fucili M-4 – intervennero proprio a Donetsk per evacuare funzionari del nuovo governo ucraino da un edificio amministrativo circondato da una folla di filo-russi inferocita per il “nuovo corso” instauratosi a Kiev. Una dinamica, quella dell’uso di “esterni”, avvenuta per sedare le rivolte anti-austerity, con l’uso di Eurogendfor all’interno dei confini dell’Unione europea, che è, come spiegato nell’art. 1 del Trattato di Velsen che istituisce il corpo, una «Forza di Gendarmeria Europea operativa, pre-organizzata, forte e dispiegabile in tempi rapidi al fine di eseguire tutti i compiti di polizia nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi», al servizio non tanto dei cittadini dell’Ue o degli Stati firmatari del Trattato (le “Parti”) ma «a disposizione dell’Unione Europea (UE), delle Nazioni Unite (ONU), dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche» (art. 5), impiegata in Grecia, un paese stremato dalla crisi economico-finanziaria e dalle misure adottate da Bruxelles per salvare le banche, che la classe dirigente greca ha accettato senza colpo ferire. Tra l’8 e il 10 ottobre 2011, infatti, in base a fotografie che sono apparse in diversi siti Internet greci, una brigata di Eurogendfor è sbarcata con un traghetto a Igoumenitsa in abiti civili. Si capiva che erano poliziotti del corpo di gendarmeria europeo perchè sui vestiti, sulle borse vi era il logo di Egf, una spada con le parole “Lex Paciferat”.[8]
L’attacco imperialista intanto prosegue, e la destabilizzazione – col plauso dei partiti occidentalisti di ambo gli schieramenti e della stampa, sempre sotto il cappello di qualche moderno mecenate della “libertà di stampa” – potrebbe degenerare nel peggio, dato che la Russia, il cui governo che non è diretto né da un filantropo né da un rammollito occidentalizzato e irretito dal fascino liberal di Obama. Gli Usa, in questa crisi, dimostrano di saper utilizzare magistralmente l’immagine del poliziotto cattivo affiancato dal poliziotto buono: i primo, repubblicano, bombarda e invade chi non si piega al suo volere, mentre il secondo, che ti offre la sigaretta, il caffè, avanza nel suo diffondere l’American way of life con corsi d’inglese e diritti democratici, finanziando – con queste ondate “rivoluzionarie” colorate – gruppi che si manifestano apertamente per quello che sono: reazionari al servizio di Washington.
[1] «Corriere della Sera», 2 maggio 2014.
[7] G. Gaiani, In Ucraina si rivede la Blackwater, che però adesso si chiama Greystone, «Il Sole 24 Ore», 9 aprile 2014. L’agenzia viene descritta come un’agenzia privata militare «che si occupa di addestramento di forze dell’ordine e operazioni di sicurezza ed opera solitamente (come tutte le private military/security companies statunitensi) a contratto col Pentagono, il Dipartimento di Stato o con clienti stranieri approvati dall’amministrazione statunitense».