In questo sito è stato pubblicato un articolo da parte di un certo Lorenzo Altobelli, dal titolo: “I rossobruni e i mulini a vento”, che potete trovare nel seguente indirizzo: https://www.linterferenza.info/lettere/i-rossobruni-e-i-mulini-a-vento/ .
L’articolo in questione è chiaramente scritto da una persona che è stata accusata di rossobrunismo, ma che respinge questa accusa, tacciando tutti gli altri compagni di trozkysmo.
Tralasciando gli insulti fatti da Altobelli a Red Militant e ad altri compagni nel link: “isteria piccolo-borghese”, “gruppuscolo ultra-settario trozkysta” ecc.. Vorrei rispondere alle sue dichiarazioni, andando ad analizzare la problematica del rossobrunismo in maniera più in generale.
Una caratteristica dei rossobruni (che da quanto di evince dall’articolo, rispecchia anche Altobelli) è quella di glorificare la patria, non solo la sua, ma tutte quelle che non siano Stati Uniti e Israele. In particolare esaltano il concetto di patria russa, siriana e iraniana, perché sono i paesi più apertamente in conflitto con gli USA. Questo atteggiamento li porta a pensare che in un mondo capitalista esista un solo imperialismo e che tutti gli altri governi siano povere vittime e vadano sostenuti. Per far capire il grado di errore: è come se in un mondo pieno di mafie, si pensasse che invece ne esiste soltanto un unico ceppo, fino a ritrovarsi tifarne una tra due che si combattono.
Difendere la patria in maniera aclassista, ovvero a prescindere da quale sia la classe dominante di quella patria, è un atteggiamento neofascista e nazionalista, che nulla ha a che fare con l’idea di comunismo.
Nel Manifesto del partito comunista Marx scrive: “Si è rimproverato ai comunisti di voler abolire la patria. Gli operai non hanno patria. Non si può togliere loro ciò che non hanno.”
Marx è stato dunque chiaro fin dall’inizio, gli operai non hanno patria e dunque, con l’atteggiamento dei rossobruni, i lavoratori si ritroverebbero a difendere un qualcosa che non appartiene a loro, ma alla classe borghese e sfruttatrice.
Difendere la Russia capitalista di Putin ad esempio, non significa difendere la patria degli operai russi, bensì la patria dei capitalisti russi. Stessa cosa dicasi del resto dei Brics e di Assad.
Gli operai devono PRIMA conquistare la patria e solo DOPO difenderla, altrimenti il marxismo si ridurrebbe al misero istinto patriottardo di conservazione del capitalismo nazionale a fronte di un capitalismo imperialista straniero.