Qualche mese fa scrivevo del pericoloso bluff con cui Tsipras si era presentato al tavolo di gioco della Corte Marziale Europea.
Scrivevo a valle della vittoria elettorale del suddetto e dell’omonima lista. Con grande simpatia e rispetto per il novello Leonida e il suo compagno d’armi, il Marxiano Varoufakis. Rispetto leggermente attenuatosi per il primo, per la scelta di nascondersi dietro il popolo Greco con la scelta referendaria, perché Tsipras doveva sapere dall’inizio che le “negoziazioni” non potevano che significare ulteriore debito in cambio di ulteriori dismissioni di sovranità e interessi nazionali del popolo greco. Rispetto accentuatosi per il secondo, per la dichiarata intenzione (vedremo poi fatti) di dimettersi nel caso il referendum fosse bocciato e la Grecia si consegnasse ancora una volta al piano usuraio dell’Europa.
Un piano di “salvataggio” che non ha confini temporali e materiali, che consuma la Tragedia Greca.
Un rispetto che non riservo però alla Sinistra greca, e tanto meno alla Sinistra europea nel suo complesso. Entrambe responsabili del falso ideologico che permea la dialettica politica contemporanea attorno al progetto europeo. Un progetto che altro non è che lo scudo morale dell’espansione degli interessi militari ed economici della Nato; un progetto che si autofinanzia tramite l’esplosione del debito pubblico, un debito la cui natura pochi hanno compreso, ma che molti, pochi alla volta, capiranno quando i reali creditori si faranno avanti per riscuotere “il dovuto”. Lo hanno compreso i poveri Ciprioti; ora tocca ai Greci, e sono già di più. Toccherà poi ad altri, in un domino senza fine, in cui la platea dei virtuosi si assottiglierà sempre più, mentre quella degli insolventi, degli irresponsabili, inesorabilmente si allargherà, parlando Spagnolo, Portoghese, Italiano, eccetera.
Siamo così alla vigilia di un inutile Referendum che non cambierà il finale della Tragedia, semmai aggiungerà qualche ulteriore Atto. Nel mentre sugli schermi nostrani si avvicendano i “responsabili”, immancabilmente targati PD. “Le regole vanno rispettate”, “I debiti si pagano”, “Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca ai greci”, “Abbiamo rimesso i nostri conti a posto, perché farsi carico di quelli greci”, “L’Europa non si discute”, “L’Euro è irreversibile”, “Siamo tutti Europei”. Eccetera, eccetera. Un patetico teatrino degno della peggiore Commedia dell’Arte.
Una commedia con atti improvvisati, ai cui interpreti non è ancora stato comunicato il finale. Sarà un finale a sorpresa.
Oltreconfine la magnanima Francia tende la mano alla Grecia, intenta a definire l’alleggerimento della propria esposizione economica verso i resti dell’Ellade, magari con un aiutino dell’inviata speciale al FMI. La Germania s’irridigidisce e ricoda a Draghi chi comanda alla BCE; i tedeschi sono persone serie e il finale “Grexit” da quel dì che l’hanno preparato. Oltreoceano il premio Nobel alla Menzogna cerca d’intenerire i cuori della Troika, preoccupato dalle tentazioni Orientali cui la Grecia potrebbe rivolgere lo sguardo. C’è da capirlo; con tutto il lavoro fatto per portare la guerra alle porte degli Urali, e con i mal di pancia della Turchia, la Grecia deve tornare nell’ovile.
Poveri greci. Dalla padella degli incapaci politici autoctoni, alla brace degli efficientissimi interessi globali.
Vittime di un’illusione ben architettata. Una Farsa chiamata Europa.
Fonte: http://t.co/5v7J4wJnUn