L’enciclica della complessità

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Con l’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco, la cultura della complessità termina probabilmente la prima fase della sua vita, la fase in cui si è formata ed in cui ha cercato di affermarsi per il riconoscimento. Con questa enciclica, si può dire che tale cultura possa ritenersi affermata. L’affermazione ovviamente non significa che tale cultura è diventata la cultura di riferimento principale, né che spetti al vertice di una istituzione religiosa timbrarne il riconoscimento ma che, data l’ampiezza e la significanza sia del testo che dell’autore, ha ottenuto lo statuto di visione del mondo nel panorama culturale. Del resto, si deve riconoscere al testo papale. la coerenza di forma e contenuto. Qui, davvero si integrano le visioni ecologiche con quelle economiche, con quelle politiche e geopolitiche, con quelle scientifiche, con quelle filosofico-etiche. Poi c’è anche la teologia ma questo è uno specifico dell’autore e della sua immagine del mondo che è nel suo pieno diritto proporre.

L’enciclica è una circolare che detta la linea o meglio, l’interpretazione del mondo, alla rete vescovile della Chiesa cattolica e quindi, dato il percolare culturale dall’alto al basso, si presume dovrebbe informare il punto di vista della Chiesa nei prossimi anni. La Chiesa però, è una istituzione più plurale di quanto ami dar a vedere e quindi non si deve immaginare un rigido allineamento alla nuova impostazione. Rimane però il segno forte di una impostazione e per questa impostazione non c’è che un termine per esprimerne il concetto: complessa.

Poiché la complessità è difficilmente riducibile senza perdere risoluzione delle cose, è conseguente che questo commento viola il principio di non riduzione. Non rimane quindi che invitare preventivamente coloro che sono interessati a leggersela. Chi scrive, non solo non ha credenze religiose ma è spesso assai critico non solo verso le istituzioni religiose ma verso la religione in sé. Né pensa bene della categoria degli atei devoti. L’invito a leggerla, quindi, è l’onesto riconoscimento ad uno scritto, scritto assai meglio di quanto noi siamo in grado di fare (la semplicità apparente dell’espressione intrecciata con la grande complessità del ragionamento. Un testo di facile e godibile lettura sopra molti sottotesti di più complesso rimando). Il testo è interessante in sé, non meno di un libricino di Edgar Morin o del Worldwatch Institute o di certi teorici della decrescita. Su alcuni punti la si pensa diversamente ma certo è che intravedere il tessuto della cultura complessa sostenere un enciclica papale provoca una certa meraviglia ma anche un certo, contenuto, entusiasmo. La gramsciana battaglia per l’egemonia culturale di certe idee ma più che altro, modi di pensare, riceve un importante assist.

A costo di apparire pedanti, credo sia interessante segnalare i punti precisi in cui si articola questo tessuto complesso, non da un punto di vista concettuale (per questo si rimanda alla lettura diretta) ma esattamente testuale. Tra gli altri:

Tutto il mondo è intimamente connesso (p.15). Si cita il cambiamento continuo come dinamica dei sistemi complessi (17). Il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose (19). Il clima è un sistema complesso (20). Dobbiamo preservare una biodiversità di grande complessità (31). A pagina 33 si cita l’effetto farfalla come effetti imprevedibili della perturbazione ambientale. Tutte le creature sono connesse tra loro (33). C’è complessità anche nell’esperienza personale (36). Le situazioni regionali sono complesse (39). Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi (una crisi di complessità) (42). I problemi del mondo non si possono analizzare né spiegare in modo isolato (47). La crisi ecologica è complessa (49). Tutto è in relazione (56). L’insieme dell’universo con le sue molteplici relazioni (non ho annotato la pagina). Per questo abbiamo bisogno di cogliere la verità delle cose nelle sue molteplici relazioni (68). L’interdipendenza delle creature è voluta da Dio (69). Noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili (70). Tutto è collegato (71). Tutto è in relazione (72). Nota antiriduzionista a pagina 72. Effetti cecità dovuti a gli eccessi della specializzazione a pagina 86. La frammentazione del sapere conduce a perdere il senso della totalità delle relazioni che esistono tra le cose (87). Isolare cose che nella realtà sono connesse (88). Tutto è connesso (92). Tutto è in relazione (94). Si attende ancora lo sviluppo di una nuova sintesi che superi le false dialettiche degli ultimi secoli (94). Si distrugge la complessa trama degli ecosistemi (105), […] non si mette sul tavolo l’informazione completa (105). Tutto è intimamente relazionato (107). Non è superfluo insistere ulteriormente sul fatto che tutto è connesso (107). Le conoscenze frammentate ed isolate possono diventare una forma di ignoranza (108). Soluzioni integrali (108). Una sola, complessa, crisi socio-ambientale (108). Il tutto è superiore alla parte (110, il che è un truismo, di solito si citano le parti). Se tutto è in relazione … (110). Mondo interdipendente (127). Approccio integrale … dialogo interdisciplinare (150). Totalità dei processi (151). Le Persone divine (le tre ipostasi della Trinità) sono relazioni sussistenti e il mondo … è una trama di relazioni. (più in generale, l’intero paragrafo VII del capitolo VI, sulla Trinità è un cesello di ontoteologia dell’Uno-Molteplice di sapore neo-platonico con appoggi anche sulla teologia francescana di Bonaventura. Il concetto è ripreso nella finale Preghiera cristiana per il creato in cui troviamo “Signore Dio, Uno e Trino, comunità stupenda di amore infinito…” dove quindi si aggiorna la storicamente problematica faccenda del monoteismo su tre ipostasi con il concetto di relazione, Dio è una comunità! 186). … in seno all’universo possiamo incontrare innumerevoli relazioni costanti che s’intrecciano (intrecciare = plexus, da cui cum-plexus ovvero intrecciato assieme) (181 cit. da Tommaso, Summa Theologiae). Tutto è collegato (181).

Questa la traccia testuale che innerva la prima enciclica della complessità.

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La nota 53 a pagina 65 cita il riferimento preciso di questo punto di vista: Teilhard de Chardin. TdC fu un filosofo, valente paleontologo, gesuita, francese (1881-1955), teologo della complessità. Il suo pensiero è ovviamente complesso e quindi non lo affrontiamo qui perché seguiamo un altro intento, chi vuole, può cominciare a farsene una idea qui. Gesuita come Francesco, TdC  si è trovato ai confini tra l’eresia e l’ortodossia, talvolta è stato posto da una parte, altre lo si è riportato dall’altra. Non venne apertamente messo all’Indice dei libri proibiti ma le sue opere, in odore di panteismo spinozista, subirono monito (censura di fatto) e se ne impose il ritiro dalle biblioteche ecclesiastiche. Difeso dai gesuiti ma sempre confinato nel limbo dell’incerto giudizio e del sospetto, Francesco e gli estensori dell’enciclica, lo riportano al centro del motore ideativo e spirituale della Chiesa, poggiandosi nella nota citata, ai precedenti di Paolo VI , Giovanni Paolo II e naturalmente Benedetto XVI, il quale compare sottotraccia al testo dell’enciclica, più volte, come si evince dall’idea di un papa ermeneuta e relativa citazione addirittura di P. Ricoeur (67). Anche gli strali sul relativismo ed il genderismo, nonché la reiterata censura del post-moderno, sono di chiara origine ratzingeriana. Ci si poteva aspettare qualcosa sul sincretismo ma forse Bergoglio, attento ai possibili sviluppi in Cina e pur sempre discendente di Matteo Ricci, l’ha tolto.

Oltre lo strato ecologico, quello sociale, quello economico, forte è la base filosofica che si dipana da Bonaventura (teologia della luce) a Tommaso, dall’ermeneutica che estrae temi attuali dalla verità eterna, dalla citazione dei “dualismi malsani” del razionalismo cartesiano, da un sorprendente e reiterato “la realtà è superiore all’idea”, all’etica della responsabilità e principio di precauzione di H.Jonas. La complessità comporta una ontologia sistemica e questa il concetto di relazione ma dal concetto di relazione sono possibili almeno due esiti: il relativismo che è apertamente citato come scaturigine filosofica di tutti i mali moderni, il relazionalismo che è poi ciò che informa la visione dell’enciclica. Questa nuova posizione della teologia della complessità, per posizionarsi, deve poi fare i conti con i rischi associativi con derive pericolose ed ecco il distinguo con il panteismo spinozista (rischio corso da TdC) e con il biologismo, neo-religione new age che condivide la visione olistica ma non quella complessa.

In economia ci sono posizioni dichiaratamente decresciste, perpelesse sull’assolutezza della proprietà privata, su una concezione “magica” del mercato (nell’accusare i quantificatori razional-mercatistici di “credenza magica” si avverte un velo di sottile perfidia che fa sorridere con gusto), molto bene-comunitarie, in favore delle piccole produzioni (si veda R.M.Unger che credo il papa sudamericano conosca bene), una antropologia di homo faber molto vicina al marxismo, la non neutralità della scienza o peggio tecno-scienza stando però ben attenti a non cadere in posizioni antiscientifiche. Anzi. L’enciclica è molto ben informata sul dibattito scientifico attuale (vedi la posizione cauta su OGM) e promuove alcune posizioni interne a questo dibattito e non certo il rifiuto dogmatico del’atteggiamento tecno scientifico in sé, considerato comunque una conquista dell’evoluzione culturale umana. Il problema avvertito e la sottomissione di queste potenziale complessità creatrice alla logica dell’interesse (economico) di parte, primo perché i suoi effetti non sono economicamente neanche conteggiati (esternalità vengono chiamate), secondo perché non sono tutti economici, terzo perché non sono di parte ma generali ed anzi con chiaro squilibrio tra chi ne percepisce i vantaggi e chi i problemi che creano. In generale, si sottolineano gli squilibri: quello ricco-povero, città-campagna, occidente-resto del mondo, individuale-sociale, privato-pubblico-comune, logica breve termine – effetti a medio lungo, economia finanziaria – economia reale, politica – economia, ecologia – economia. Ma va la pena di leggere il testo quanto ad analisi sulle relazioni ecologia – economia – politica – società – etica tessute assieme con fini ed agili dita.

Geopoliticamente, non è un caso che Francesco citi testi ed esperienze di tutte le chiese più attive e “calde”, quelle sud-americane, africane, asiatiche, financo dell’Oceania. Nulla di nulla sulla deprimente realtà della secolarizzata Europa se si eccettua una citazione della Conferenza Episcopale portoghese.

Richiami forti al Patriarca Bartolomeo nella nuova liason che Bergoglio vuole creare con la Chiesa ortodossa. Citazioni per gli ebrei e per Ali Al-Khawas poeta musulmano sufi del IX secolo. Quindi tutti i monoteismi. Tutti? Mancano i protestanti che Wikipedia.en ci informa con puntualità (l’enciclica è pubblica dall’altro ieri quindi qualcuno, non dal Vaticano, ha prodotto la voce nottetempo) che due giorni prima dell’emissione ufficiale, l’Arcivescovo di Canterbury ha proclamato una “green declaration” co-firmata, tra gli altri, dalla Conferenza metodista mentre applausi a mani strette anche dal movimento dei cristiani evangelici di Losanna e dalla Chiesa Riformata del Nord America. Anche Obama, contando sul fatto che i più leggeranno i giornali e non il testo integrale, si spertica. Perché sottolineare la cosa?

Non tutto il capitalismo si spiega con l’etica protestante e viceversa ma non v’è dubbio che vi siano ampie sovrapposizioni tra i due sistemi come fece notare Weber e come conferma la geografia religiosa ed economica contemporanea. Di contro, le varie chiese protestanti, stanno conducendo una pressante forma di evangelizzazione proprio nelle aree in cui la Chiesa cattolica spera di allargare i suoi stessi consensi. Lo stesso Sud America di Bergoglio (si vedano le ultime elezioni in Brasile), l’Africa, il Sud Est asiatico mentre i cattolici insidiano l’Oceania e la Cina dove il protestantesimo è accreditato di una penetrazione del 2,2% della popolazione totale contro il 0,2% dei cattolici ma soprattutto dove i primi non sembrano incontrare i problemi che invece incontrano i secondi.

Insomma, Bergoglio-Francesco ha la sua originaria ed onesta ispirazione gesuitico-francescana, abbastanza sociale, la Chiesa cattolica cerca il riposizionamento in un mondo che cambia con estrema rapidación, come dice Francesco stesso (17) e in termini di marketing della evangelizzazione i protestanti usano gli scandali sessuali dei cattolici ed i cattolici censurano il loro smodato amore per il denaro. Il senso finale dell’enciclica infatti, è quello che il denaro ordina ciò che dovrebbe ordinare l’etica della relazione alla luce di una concezione complessa dell’uomo e del mondo. Questo i giornali, più di tanto non lo sottolineano e così Obama può plaudire il papa verde riducendone la policromia delle tesi ad una frequenza sola.

L’Enciclica invita ad una vera e propria rivoluzione culturale. Noi già ci spendiamo da tempo su questa barricata e non possiamo che dargli un benvenuto umanista e fraterno tra gli “uomini di buona volontà” pur sapendo che se qualcosa ci unisce, altro ci divide. I più vi leggeranno svolte verdi, anticapitalismo, improbabile neo-marxismo, anti-americanismo, anti-modernismo e chissà cos’altro. Per altro vi leggeranno quello che vi proietteranno senza sorbirsi la fatica del testo che non essendo un tweet esce dai parametri del format cognitivo a cui siamo ridotti ultimamente. Noi vi leggiamo la proposta di un modo di pensare l’uomo, il mondo, la loro relazione e  questa proposta metodologica, la condividiamo senz’altro.

Terminiamo con una citazione dalla Preghiera per la Terra (184-185):

Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra. Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte e creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita. [..] Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l’amore e la pace.

Buona lettura.

 

 

 

 

 

Fonte: http://www.sinistrainrete.info/cultura/5343-pierluigi-fagan-lenciclica-della-complessita.html

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