La politica estera di Donald Trump si va delineando


Il governo ucraino-nazista ha accusato la Federazione Russa d’aver commesso un crimine di guerra, dopo aver preso di mira una celebrazione militare a Sumy, cerimonia a cui hanno partecipato militari della Nato. L’azione militare, interna allo sradicamento dei “nazionalisti integralisti” seguaci di Stephan Bandera, ha colpito (secondo il Diritto penale militare) obiettivi legittimi: le milizie ucraino-naziste ed i militari appartenenti alla Nato, una versione a cui ha dato credito il sindaco di Konotop dichiarando che il governatore militare regionale “ha organizzato una cerimonia di premiazione per i soldati della 117a brigata”. Queste informazioni sono state occultate dal giornalismo lubrificato.

Kiev parla di “vittime civili”, occultando come quest’ultime venissero utilizzate come “scudi umani” dai tagliagole fascisti; un pretesto politico per ricompattare l’Occidente contro i colloqui russo-statunitensi?

Il governo ucraino pensava che la partecipazione dei civili, ridotti a carne da cannone dai “nazionalisti integralisti”, avrebbe scoraggiato la Russia ad intraprendere una azione militare; Mosca, al contrario, ritiene necessaria la continuazione dello sradicamento del neonazismo, mettendo uno Stato etnico artificialmente costruito dalla Nato nelle condizioni di non nuocere alla “sicurezza interna”. Contrariamente a quanto asseriscono gli Alt Media trumpiani, non esiste nessun accordo Trump-Putin: la Federazione Russa continuerà nello “sradicamento d’una banda di drogati e neonazisti”, guidando militarmente la transizione verso il multipolarismo, una tappa necessaria per decostruire la proiezione unilaterale dei neocons, un Super clan necrotizzato che contempla la distruzione di gran parte del pianeta.

Il Ministro degli Esteri russo Lavrov, presso il Forum diplomatico di Antalya, senza mai pronunciare il termine “denazificazione”, ha chiarito questo concetto ai media intervenuti alla conferenza stampa. Leggiamo la disamina di Andrew Korybko, analista russo-statunitense e collaboratore di Russia Today, conoscitore dall’interno dell’establishment post-sovietica:

“Dal punto di vista legale della Russia, ora ha la responsabilità diretta di attuare questo in tutto il Donbass (Donetsk e Lugansk), Kherson e Zaporozhye, ma non controlla ancora la totalità dei loro territori. Ciò che è già passato sotto il suo controllo è stato raggiunto con mezzi militari, mentre il resto viene perseguito attraverso strumenti ibridi militari-diplomatici di continuare ad avanzare sul terreno mentre si tengono colloqui con gli Stati Uniti, parzialmente incentrati sulla garanzia del ritiro volontario dell’Ucraina da qui.” 1

In realtà, prima di arrivare ai “mezzi diplomatici”, la Federazione Russia vuole assicurarsi che l’Ucraina perda la città di Odessa, rinunciando (di fatto) allo sbocco sul mare; un avamposto logistico monitorato, dopo il golpe neonazista di Piazza Maidan, dall’MI6 britannico. Kiev è militarmente spacciata.

Trump vorrebbe coalizzare Turchia ed Israele contro l’Iran

Quali sono gli obiettivi militari dell’amministrazione Trump? Ucraina/Polonia e Israele/Turchia rappresentano le due, principali, aree di conflitto:

  • Scaricare il governo ucraino-nazista, sostituendolo con un nuovo partner militare: la Polonia clerico-fascista, una corrente fascistoide e russofoba differente rispetto al neo-banderismo.
  • Allineare la Turchia ed Israele in preparazione di una guerra contro l’Asse sciita della Resistenza.

Il primo aprile Tom Barrack, prossimo ambasciatore USA in Turchia, ha definito Erdogan un “alleato chiave” di Washington per “esercitare la piena sovranità in Medio Oriente, compresi i preparativi per la guerra contro l’Iran.”, nello specifico Barrack considera la Turchia “un prezioso partner della NATO” al “crocevia strategico tra Europa, Asia e Medio Oriente”. Erdogan e Netanyahu, entrambi figli dell’eversione anglosassone nel Vicino Oriente, rilanceranno la dottrina della “guerra eterna”, una “guerra sporca” sistematizzata dalla CIA contro i Guardiani della Rivoluzione.

Il “ventre del mostro” vive un duplice conflitto interno: la guerra commerciale e la guerra civile finanziaria di Wall Street, due guerre intra-oligarchiche per la ridefinizione dell’eccezionalismo USA. Gli interessi geoeconomici di queste due guerre, interne agli Stati Uniti, sono ancora da scoprire.

https://www.wsws.org/es/articles/2025/04/12/e9d5-a12.html

Fonte foto: ISPI (da Google)

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