Siria: l'”islamo-gauchismo” a braccetto con l’imperialismo


L’aggressione imperialista USA contro Yemen e Palestina testimonia come Washington non abbia cambiato la propria proiezione geopolitica: la conquista dell’Eurasia, definita da Brzezinski il “cuore del mondo”. Ciò che cambia, dai “dem” a Trump, è la dottrina neocoloniale: i “dem” non hanno dismesso la pazzia puritana dell’Armageddon, un Cavallo di Troia del cristiano-sionismo; Trump vorrebbe sostituire la sudditanza militare con quella economica, ispirandosi al pensiero populista di Andrew Jackson. Con i “dem” gli USA sono il gendarme mondiale, con Trump lo strozzino del pianeta.

Il presidente Putin, al di là delle schermaglie diplomatiche, non ha nessuna fiducia in Trump: la Federazione Russa, dopo aver “sradicato la banda di drogati e neonazisti” in Ucraina, ricostruirà l’Asse sciita della Resistenza, radendo al suolo la ricostituita Lega Anti-Comunista Mondiale. In Siria la Notte dei Cristalli contro gli alawiti, un massacro ottomano-sionista telecomandato dagli anglosassoni, è stato silenziato dalla lobby progressista, le Brigate neoliberali della Nato che controllano l’informazione.

Che cosa è successo in Siria? Come negli anni ’80 in Afghanistan, gli americani e i sionisti si sono affidati alla Confraternita assassina dei Fratelli Musulmani per combattere un governo plurale e semi-socialista.

Nel febbraio scorso, il generale Ghiath Dalla ha fondato Awliel-Bas (Fronte della resistenza islamica in Siria), una guerriglia antimperialista vicina ideologicamente ai Guardiani della Rivoluzione iraniani. Non rappresenta politicamente la comunità alawita, ma la protegge. Il generale Dalla è riuscito a mobilitare i sostenitori del socialismo baathista, provocando molte perdite militari ai terroristi di HTS. Alla luce degli accordi fra Mosca e Teheran, Putin potrebbe decidere di accelerare la ricostruzione dell’Asse della Resistenza, smantellando il regime islamista filo-turco. Il destino geopolitico della Russia non è rivolto all’Occidente collettivo (come blaterano gli Alt Media filo-USA), quanto a riallacciare i legami fra l’Europa ed il Sud Globale.

Il regime sionista ed i neocons hanno teorizzato una aggressione imperialista all’Iran. Netanyahu ed Erdogan, dal lato loro, stanno cercando di spartirsi la regione, perseguendo la ricostruzione di due realtà imperiali di un passato distopico: l’impero assiro e l’impero ottomano. Quali saranno gli alleati dei sionisti in una – ipotetica – guerra contro l’Iran? Scrive l’analista strategico Thierry Meyssan:

“In Turchia, la pacificazione interna della questione kurda delegittima la posizione dei mercenari kurdi dello pseudo-Stato del Rojava in Siria, e li rende disponibili per un’eventuale invasione di terra dell’Iran per conto di Israele.” 1

Una citazione che si completa con la lettura della disamina del Partito Comunista di Turchia sulla lettera di Ocalan (sottolineatura mia):

Contrariamente a quanto insinuato nella dichiarazione di Ocalan e spesso affermato da circoli filogovernativi, il PKK non è un’organizzazione marxista. Nel momento in cui lo scioglimento di questa organizzazione di stampo nazionalista è all’ordine del giorno, non resteremo indifferenti al tentativo astuto del governo di addossare ai rivoluzionari e al socialismo la responsabilità del passato. Il marxismo è fondamentalmente incompatibile con il nazionalismo intriso di liberalismo o con le alleanze con gli Stati Uniti o Israele.” 2

Nell’ombra, Elliott Abrams, il finanziatore dei Contras, sta saldando l’alleanza di Trump con Netanyahu, mettendo un presidente fin troppo debole contro Teheran. Donald Trump, forte coi deboli e debole coi forti, dimostrerà per l’ennesima volta di non avere spina dorsale.

I separasti curdi del PKK/YPG, complici della distruzione della Siria socialista, combatteranno nelle fila dell’IDF contro i Guardiani della Rivoluzione. Il Kurdistan diventerà un progetto organico all’Internazionale Nera: sostituire gli Stati nazione, sovrani ed indipendenti, con micro-Stati asserviti agli anglosassoni. L’ideologia ANTIFA al servizio della Nato.

La parabola del PKK/YPG compendia il declino della sinistra occidentale: dalla “lotta di classe” al “nazionalismo borghese” dopo il 1991. Con le “primavere arabe”, organizzate dalla Fondazione Clinton, l’islamo-gauchismo francese è diventato il nemico principale delle classi popolari nelle “zone tempestose” (citando Mao). Anche in Siria la “sinistra” è schierata con l’imperialismo.

https://www.voltairenet.org/article221923.html
https://www.resistenze.org/sito/te/po/tu/potupc02-027864.htm

Fonte foto: Corriere della Sera (da Google)

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