Unire, non dividere chi è contro la guerra


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Aderire ecumenicamente ad ogni iniziativa, (come l’appello peacelink “noi non ci saremo” e ogni mobilitazione contro la manifestazione di Serra), la quale si opponga e contrasti il dress code bellicista che liberali con l’elmetto, sinistra ztl e destra fintosovranista vogliono imporre con la loro egemonia mediatica e politica è doveroso.

Meno doveroso e piuttosto miope mi pare invece sollevare decine di guerre interne e contraddizioni all’interno delle forze che si sono spese per sottrarsi alla palude bellicista propagandata da Serra, Fazio e il gruppo PD Elkann.

La contestazione di D’Alema ha sicuramente innegabili e fondatissime ragioni (anche se è significativo che persino uno che ha vissuto e vive di guerra dica che la corsa all’escalation attuale contro la Russia sia una pazzia…). È vero che Conte non ha avuto una posizione sulla guerra ucraina sempre coerente, piegandosi ad un iniziale invio di armi, così come precedentemente, all’inizio di un governo dove comunque non era solo, alle richieste di armamenti di Stoltemberg. Tuttavia, rimane l’unica forza progressista che si è sfilata dal promuovere un fallimentare keynesismo di guerra. Neppure le dirigenze di AVS CGIL e ANPI hanno rinunciato a svolgere il loro solito ruolo di stampella alle peggiori politiche del PD, sdoganandole nel pubblico radical.

L’incoerente Conte ha portato la protesta contro il riarmo a Bruxelles, mentre la sinistra radicale si esprimeva con l’inaccettabile ambiguità di Ilaria Salis o peggio di Carola Rackete. Invece di far ingoiare a Conte ed ai 5stelle la necessità di mantenere una posizione saldamente al di fuori della guerra, e magari trascinarli fuori da quel pericoloso campo largo che ci riporta al nocivo bipolarismo che ha consentito la distruzione della nostra democrazia, lo si ricaccia dentro una zona inutile e dannosa. Per quale principio? La tutela della coerenza? La coerenza la possono pretendere i cittadini, ma nella sinistra, anche in quella radicale, nessuno può ergersi alla verginità della pastorella di Lourdes, a partire da quella galassia di sigle e movimentismo radicale, benestante benpensante e no, che si è collettivamente mobilitata per far ottenere un seggio europeo alla Salis e a quelli di Avs, che poi puntualmente non si sono sfilati dal dress code del bellicismo e della russofobia, indossandone una tonalità ravanello pallido.

In uno dei momenti più bui della storia europea, Calenda e Lombardo promuovono un disegno di legge per rendere legale in Italia l’annullamento fascista delle elezioni già sperimentato in Romania. L’attenzione della sinistra radicale si staglia sempre però o contro l’Ungheria, tra i pochi insieme alla Slovacchia che contrastano il bellicismo e la russofobia in sede UE, o si limita a dire che comunque Georgescu è di destra.

L’estrema pericolosità del momento vorrebbe invece che il fronte contro il bellicismo suicida e autoritario fosse mantenuto unito e forte, con un’unica parola popolare a favore della pace, anziché dividersi in mille posizioni e distinguo.

Per questo coloro che hanno aderito alla contromanifestazione del 15 marzo e all’appello noi non ci saremo dovrebbero doverosamente rafforzare e promuovere la manifestazione sulla pace, contro il riarmo europeo e per lo stato sociale indetta per il 5 aprile. Persino Anpi Cgil e Avs (o coloro che rifiutano l’ambiguità delle loro dirigenze) sarebbero benvenute, perchè ciò indebolirebbe la manifestazione di Serra o il pensiero unico PD Destra.

Diversamente, si comprenderà presto come gli eventi insegneranno che non è più tempo di giocare a fare i capipopolo di orticelli sempre più piccoli.

Fonte foto: Eunews (da Google)

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