DDL femminicidio. “Discriminazione positiva”?


I sostenitori e le sostenitrici bipartisan (cioè di destra e di “sinistra”) del DDL che introduce il reato di femminicidio voluto da Giorgia Meloni, per difendersi dalle critiche di chi sostiene, come anche noi, che si tratti di un decreto palesemente sessista, liberticida e anticostituzionale, affermano che ciò si rende necessario perché le donne, nella loro totalità, sarebbero a tutt’oggi il soggetto debole e quindi si rendono altrettanto necessari del provvedimenti e delle leggi che compensino lo squilibrio esistente fra donne e uomini in una società che si dice essere tuttora dominata dal patriarcato. In altre parole, questo DDL sancisce un’altra, cosiddetta, “discriminazione positiva”.

Ora, alla luce di ciò alcune considerazioni mi sorgono spontanee.

Sul fatto che l’attuale società occidentale capitalista sia dominata dal patriarcato non entro perchè questo tema specifico (l’inesistenza del patriarcato nelle società capitaliste avanzate post-moderne e anzi la loro incompatibilità) sarà oggetto specifico della mia relazione introduttiva al convegno che abbiamo organizzato per sabato 15 marzo a Roma e che pubblicheremo nei giorni successivi sull’Interferenza. Per ora, se mi passate la battuta, mi limito a dire che sostenere che l’attuale società sia a dominio patriarcale equivale a sostenere che la Terra è piatta. Ne riparleremo.

Veniamo al resto.  Non c’è bisogno del supporto della scienza per capire che l’assunto di cui sopra è privo di ogni fondamento. Esistono – come è evidente a tutti/e – donne privilegiate e donne svantaggiate, donne ricche e donne povere, donne che vivono del proprio lavoro e donne che vivono del lavoro altrui (femminile e maschile), donne potenti e donne fragili, donne che dispongono di capitale, qualsiasi esso sia (oggi, in tempi di “capitalismo assoluto” anche l’aspetto estetico lo è, così come la visibilità pubblica e mediatica), e donne che non ne dispongono affatto, né più e né meno degli uomini. Del resto, vogliamo forse dire che la condizione di una star del cinema è la stessa di un’addetta alle pulizie? Ovviamente no. La capacità di incidere politicamente, cioè di gestire ed esercitare il potere, di una Von der Leyen o di una Meloni è uguale a quella di una commessa di un supermercato? Ovviamente no. La condizione di una ricca signora borghese è uguale a quella della sua colf? Ovviamente no. La condizione di una donna bella, in questa società dove tutto, in primis l’essere umano stesso, diventa capitale, è forse la stessa di una donna affatto bella? Ovviamente no.

Se ne deduce che il paradigma ideologico di cui sopra non ha fondamento, a meno di non piegare la realtà alla propria ideologia. In tal modo tutto diventa possibile, anche vedere gli asini che volano. Del resto, da tempo ho scoperto che l’ideologia è molto più potente della logica e dei fatti, e non è stata una bella scoperta.

Ma la questione ancor più paradossale è un’altra.

Se il postulato che ha portato al concepimento di quel decreto (come di tutti gli altri nel merito) è che il soggetto debole è quello che deve essere non solo difeso ma compensato con leggi e provvedimenti ad hoc che riequilibrino il suo status di minorità, non si capisce per quale ragione la priorità non sia stata data ai soggetti più fragili, cioè i minori e gli anziani impossibilitati a difendersi. Perché, dunque, non è stato fatto un decreto ad hoc sul “bambinicidio”? Anche in questo caso non è necessario ricorrere alla scienza per sapere che i bambini e un gran numero di persone anziane sono sicuramente i soggetti più fragili, ben più fragili delle donne.  Perché, dunque? Forse perché i bambini e gli anziani, proprio perché più deboli, non dispongono e non sono supportati da un movimento e da una ideologia molto potente e ormai da tempo dominante nelle società occidentali? Forse perché se emergesse mediaticamente che una gran parte della violenza subìta dai minori e dagli anziani è agita da donne quella narrazione di cui sopra si squaglierebbe in un nano secondo?

E ancora. Quale sarebbe il criterio in base al quale le donne sarebbero  per definizione i soggetti più deboli rispetto agli uomini? La minore forza muscolare e fisica? Suvvia, pensiamo veramente che nella società attuale i rapporti di forza tra le persone (economici, sociali, sessuali, relazionali) siano determinati dalla maggiore o minore forza muscolare? Ci risulta che i soggetti realmente dominanti in questa nostra società siano i buttafuori delle discoteche o i superpalestrati con tatuaggi incorporati?

Temi scabrosi, veri e propri tabù, che nessuno si azzarda ad affrontare per paura di essere emarginati e ostracizzati. Noi invece abbiamo scelto di affrontarli e lo faremo sabato 15 marzo a Roma a partire dalle ore 9,30 presso il Roma Scout Center in Largo dello Scautismo 1 (Piazza Bologna).

Non esitate, anche se non condividete. Ascoltare delle voci diverse dal coro fa sempre bene.

2 commenti per “DDL femminicidio. “Discriminazione positiva”?

  1. MaIn
    10 Marzo 2025 at 14:45

    Ottimo pezzo, in specie nella parte su anziani e bimbi

  2. Enza
    10 Marzo 2025 at 15:53

    Un applauso. Davvero.
    Stringenti le domande da cui saltano le contraddizioni, la malafede, la stortura e forzatura ideologiche.
    Proporrò l’articolo alle sacerdotesse di Non una di meno. Mi attendo anatemi.

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