In Siria, rovesciato il Partito
Baath del legittimo presidente Bashar al-Assad, i sostenitori del califfato
stanno proiettando, con una violenza inaudita, contro alawiti e sciiti una
delle pagine più buie del Novecento: la Notte dei Cristalli. L’abolizione
di ogni forma di economia pianificata e l’infame messa al bando del Partito
Comunista Siriano, a
cui va tutta la nostra solidarietà, svelano la natura politica della “nuova
Siria” dell’ex Daesh al-Jolani: uno “Stato lacchè” degli
imperialismi statunitense e israeliano. Soltanto un’aggressione simultanea di
più potenze imperialiste (Usa, Israele e Gran Bretagna) con la complicità e la
collaborazione della Turchia ha permesso all’Occidente collettivo di disgregare
l’ultimo bastione del nazionalismo panarabo, storicamente retroterra strategico
delle Resistenze palestinesi e libanesi. I comunisti (PCS), prima
filosovietici e ora filocinesi, hanno avuto un ruolo centrale nella storia
della Siria socialista.
Sull’Interferenza, in
modo dettagliato, ho già spiegato come USA ed Israele hanno pianificato la
distruzione di un Paese pluralista, risvegliando le cellule della Lega
Anti-Comunista Mondiale: l’asse Kiev/Daesh, il legame indissolubile fra
un certo islamismo e il nazismo (preservato sottobanco dall’MI6
britannico) ha ricucito i legami coi pianificatori della Shoah,
successivamente arruolati dagli Stati Uniti in funzione antisovietica.
L’unipolarismo è l’anticomunismo del ventunesimo secolo, essendo – nel
complesso – il multipolarismo una condizione oggettiva che permette
l’internazionalizzazione della conflittualità di classe.
L’imperialismo USA, dopo la “demolizione
controllata” della Siria baathista, ha rilanciato il piano sionista della Nato
araba, ricollocando l’Arabia Saudita nell’anglosfera, “stato lacchè”
(soprattutto con la presidenza Trump) della dollarizzazione neocoloniale. Qual
è la differenza fra Donald Trump e Biden? Washington da gendarme mondiale,
passa ad essere lo strozzino del pianeta. Non abbiamo un male minore, entrambe
le scelte sono peggiori.
Assad non era un dittatore, ma un leader
pluralista
Leggiamo – per la prima volta dal golpe wahabita
– l’analisi di Ammar Bagdache, segretario generale del Partito Comunista
Siriano (PCS):
“Il 29 gennaio 2025 – spiega sempre Bagdache
– i tratti della tirannia politica degli oscurantisti si sono delineati più
chiaramente. Quel giorno si è tenuta una riunione allargata dei leader dei
gruppi armati che, per una coincidenza storica, avevano conquistato la maggior
parte del Paese, senza avere altri requisiti se non quello di possedere le
armi. In questo incontro si concordò di instaurare nel Paese uno stile di
governo autoritario. A una sola persona sono stati conferiti pieni poteri
esecutivi e legislativi per amministrare lo Stato”. La Siria è nel frattempo
“diventata un paese senza Costituzione, controllato dai capricci degli
oscurantisti e dagli interessi dei poteri forti che li sostengono”. Vale la
pena notare che la Costituzione votata democraticamente nel 2012 voluta dal
precedente leader al-Assad, e che conteneva ampi diritti sociali è stata nel
frattempo abrogata dal nuovo regime islamista perché stabiliva il socialismo
come sistema economico della Repubblica Araba.” 1
Quali sono le sfide dei tagliagole in
doppiopetto, fino a ieri massacratori senza scrupoli di sciiti e laici?
Distruggere ogni forma, anche la più tiepida, di economia pianificata,
importando il neoliberismo anglosassone:
“A
confermarlo al “Financial Times” è stato il nuovo ministro degli esteri del
regime Asaad al-Shaibani che ha chiarito che “La Siria smantellerà il
socialismo dell’era Assad”. Damasco vuole infatti privatizzare le aziende
statali e i porti così da garantire l’allentamento delle sanzioni da parte
degli USA e dell’UE, che potranno in questo modo conquistare il nuovo mercato
siriano con le proprie multinazionali, saccheggiando le risorse di un popolo
costretto alla fame dalle sanzioni americane durate un decennio.” (Ibidem)
Londra
approva e ne dà notizia. Al Qaeda in doppio petto ha una priorità:
trasformare Damasco in un secondo Qatar, l’inferno degli alawiti e dei
lavoratori. L’obiettivo del complesso
militare-industriale statunitense, coadiuvato dall’entità sionista, è
quello di scatenare guerre genocide con l’intento non di vincerle, ma di
gettare intere aree geografiche nel caos; questa dottrina, ispirata al pensiero
di Thomas Hobbes, prende il nome di “guerra eterna”. Donald Trump, erede
della linea di Andrew Jackson, ha teorizzato la deportazione di massa delle
popolazioni arabe, così da permettere la nascita della Grande Israele:
il regime sionista da deposito d’armi diventerebbe, nella “logica trumpiana”,
una sorta di grande capitalismo casinò. Cosa accomuna i nazi-sionisti
Trump e Netanyahu coi liberal-globalisti Biden ed Harris? L’odio
verso le Resistenze antimperialiste vittoriose, dagli Hezbollah ai Guardiani
della Rivoluzione. Biden e Trump, due facce della stessa medaglia: l’AIPAC,
la lobby sionista statunitense, che ha reso possibile il genocidio nella Terra
di Palestina, per mano dei sionisti-revisionisti. Il giornalismo lubrificato,
su questo e molto altro, dolosamente tace.
Il Presidente Bashar al-Assad,
socialdemocratico per formazione politica, nel 2017 approvò, tramite
referendum, una Costituzione pluralista rispettosa dei diritti delle minoranze 2;
il concetto di Comunità, quindi la condivisione “d’una vita psichica
di comunità” (più comunemente “lo stare insieme”), si sovrapponeva per
legge ai particolarismi religiosi. In Siria, l’imperialismo delle Onlus e
la “sinistra” neoliberale (es. i sostenitori del separatismo etnico curdo)
hanno contribuito alla distruzione di uno Stato sovrano, riconfermando il
paradigma del giornalista investigativo Jean Bricmont: “imperialismo
umanitario”.
Il Partito Comunista Siriano ha
dichiarato che continuerà a lottare in clandestinità: una decisione coraggiosa
che, ci auguriamo, troverà l’appoggio di Russia e Cina, due nazioni impegnate
nella lotta contro il “terrorismo totale” USA.
Fonte foto: da Google