Imane Khelif,
donna iperandrogina, oro olimpico a Parigi, è donna dell’anno 2024 sulla
copertina di D. (La Repubblica). Le discussioni sul genere di appartenenza
della pugilessa sono ormai famose ed è inutile rivangare la questione. Ciò che
è da mettere in rilievo è la sua trasformazione in una icona del nuovo concetto
di donna che avanza. Il sistema capitalistico usa nella sua battaglia culturale
ogni occasione, anche la più controversa e dolorosa per indicare la direzione
verso il nichilismo realizzato. Le eccezioni diventano l’agile strumento per
riorientare giovani e meno giovani verso i bisogni del capitale, il quale è
indifferente alla sorte di chiunque, ma si schiera in modo ideologico con
talune categorie al fine di attuare la sua rivoluzione antropologica. La donna
nuova che il capitalismo nella sua fase apicale sta sdoganando è la donna-uomo.
Le donne devono perdere nella nuova visione antropologica ogni carattere
naturale per essere creature liquide nel genere e nei ruoli. Sono il modello a
cui l’umanità deve ambire. Il sistema le vuole duttili e aggressive, pertanto
sceglie “i casi” con cui far passare il messaggio.
Il superamento dei
generi è speculare alla rimozione di ogni vincolo naturale e ontologico. Le
donne non più madri, non più mogli, non più compagne, ma esseri generici e
metamorfici la cui identità indistinguibile e indefinibile prepara il cittadino
o la cittadina a cui il sistema capitalistico ambisce: esseri generici e
adattabili e sempre pronti come l’acqua a prendere la forma che il sistema
vuole, desidera e pianifica. Per raggiungere tale obiettivo si deve smantellare
la differenza di genere. Superata la
differenza di genere ogni adattamento diventa possibile. Si tratta di un
percorso che deve condurre ad una umanità nuova, in cui le differenze sono solo
dettagli. Il sistema può ben sfruttare gli esseri amorfi che produce in serie
per renderli adattabili alla struttura economica che ha accelerato i processi
di “trasformazione e di distruzione creativa”.
In quest’ottica camaleontica non esistono identità di genere, di patria
o linguistiche.
Tale dinamismo denaturalizzante
rientra nella Quarta
guerra mondiale in corso. La definizione di Quarta guerra mondiale fu data da Costanzo Preve. La Quarta guerra
mondiale non si connota solo per le conflittualità belliche diffuse, ma essa ha l’obiettivo preponderante
di cambiare la cultura in modo radicale. La rivoluzione conservatrice del
capitalismo agisce secondo due direzioni: l’economicismo reso pensiero unico è sostenuto
dalla sovrastruttura culturale. Si agisce a livello strutturale e
sovrastrutturale in modo coordinato. Gli uomini e le donne per adeguarsi alla struttura
devono essere ridefiniti in modo liquido. La rivoluzione è conservatrice, in
quanto le oligarchie restano saldamente al potere e nel contempo si
autorappresenta la cultura della classe egemone come rivoluzionaria. Se si
segue tale logica non esiste nulla che distingue i due generi e nella stessa
maniera saltano le differenze oggettive. Ogni essere umano può liberamente
decidere la forma da assumere; i desideri sostituiscono l’oggettività dei fatti
e, alla fine, tutto è possibile e niente è vero. Naturalmente, mentre il potere
si autorappresenta come il protettore delle libertà individuali pone in campo
le sue armi mediatiche per imporre i nuovi modelli fluidi.
Se la verità e i fatti
sono superati dalle sole interpretazioni, la politica è inutile. Il relativismo
di genere è la testa d’ariete con cui il sistema capitalistico abbatte la verità
e la prassi politica, e mentre distrugge, si autolegittima con la
pianificazione dell’inganno. Nel turbinio delle interpretazioni tutto diventa
eguale e sotto il peso greve delle
menzogne non resta che il sistema capitale che assurge a ruolo di grande
difensore delle differenze che ha annichilito. La verità come i fatti non può
essere distrutta, pertanto, per quanto l’essere umano sia plastico, tale
plasticità ha nuclei veritativi invalicabili. Se fosse vero che l’umanità è
liquida al punto che i generi si toccano e si scambiano (in modo simile alla
menzogna e alla verità) vivremmo ormai in un paradiso edenico, invece
l’infelicità avanza col medesimo ritmo con cui si cannibalizzano le differenze,
perché le “verità di regime” non riescono a trasformare l’essere umano a recipiente
passivo che il sistema riempie e svuota a seconda delle circostanze sociali e
dei cicli economici. Il risultato reale di tale dinamica è la sofferenza
psichica generalizzata ed ancora in parte incompresa. Dinanzi a tutto questo le
donne e le femministe tacciono e questo è il sintomo che rivela la profondità
del male. Non vi sono discussioni, ma accettazione di uno stato di fatto che
sembra intrasformabile.
Dobbiamo imparare ad elevarci al di sopra delle contingenze per riattivare con lo sguardo storico e veritativo la consapevolezza che nessun totalitarismo è eterno. A ciascuno di noi il compito di riprendere il sentiero della verità, a tal fine dobbiamo reimparare il dialogo senza aggressività, in modo che più facilmente possa diffondersi la chiarezza del problema. Non dobbiamo separare gli episodi piccoli e grandi della guerra in corso, ma riportarli alla Quarta guerra mondiale nella quale tutti siamo implicati, pertanto siamo responsabili del presente e del futuro in modo corale. Ogni nostro assenso irriflesso ci ritrova responsabili del sistema. In ultimo dovremmo rifiutare e non comprare i giornali che presentano “le donne o gli uomini dell’anno”, poiché è un modo per porre gli esseri umani in graduatoria secondo paradigmi scelti da nomenclature che non conosciamo e che perseguono finalità di sistema. Tutti gli uomini e le donne che lottano per la verità sono meritevoli di rispetto e dovremmo omaggiarli con l’ascolto ogniqualvolta abbiamo la fortuna di incrociarli sulla nostra strada. Le persone anonime sono il “sale della terra” da cui la vita offesa può ricominciare il suo difficile cammino. Le donne e gli uomini dell’anno sono gli esseri umani presi nella trappola del capitale e ciò malgrado continuano ad essere semplicemente umani. Le eccezioni tra gli umani devono essere rispettate e non usate, come qualsiasi essere umano, e questo potrebbe essere un buon inizio per uscire dalla trappola in cui siamo e dare avvio ad una rivoluzione etica e politica.
Fonte foto: La Repubblica (da Google)