Il dibattito-conferenza organizzato dall’Interferenza sul testo di Sahra Wagenknecht è iniziativa di alto profilo politico. Nel silenzio generale segnato dalla rassegnazione alla sconfitta e dalla paura generalizzata che ha sostituito l’azione politica, l’iniziativa, non è la prima, ha il coraggio di rompere la cappa del “politicamente corretto”. La paura è il sentimento più inquietante del nostro tempo senza opposizione; l’assedio verso i dissenzienti conduce verso la diaspora del disimpegno e dell’adattamento. La parola paura ha la stessa radice di pavimento, essa spinge verso il basso e paralizza l’azione come il pensiero. Il dibattito organizzato da Fabrizio Marchi e gli interventi posti in rete dimostrano che il comunismo libertario “esiste”. Gli interventi hanno colto i nodi essenziali per la riorganizzazione del comunismo. Sono stati posti una serie di problemi teorici, a cui ciascun comunista libertario deve dare il proprio contributo. Il primo è “il coraggio” di denominarsi comunista e di uscire dalla voce generica “sinistra”. Il timore di essere impopolari e poco spendibili a livello elettorale a seguito del crollo del Muro di Berlino ha accelerato la disintegrazione del comunismo e il dibattito sulle cause reali. La scomparsa della parola “comunismo” è il mezzo più efficace che il sistema usa per eternizzarsi. Le sinistre che la rigettano sono le fedeli complici di tale azione di cancellazione della memoria politica e della progettualità.
La teoria è lo sguardo della prassi, per cui riappropriarsi di un nome
glorioso nel quale i popoli e i subalterni si sono identificati per due secoli
è il primo passo per uscire dalle logiche adattive e iniziare un difficile
percorso di testimonianza e rifondazione del comunismo. Non si tratta di
contemplare le ceneri del passato,ma di risemantizzarle alla luce
dell’esperienza storica vissuta. L’identità comunista non può essere la
semplice riproposizione di ciò che è stato, ma non può che essere in continuità con ciò che fu. Si tratta di
ridefinire l’identità comunista, la quale è sociale e solidale, ma tali valori
implicano la rivoluzione del modo di produzione e il superamento della
proprietà dei mezzi di produzione. La sinistra attuale è schierata con la
proprietà al punto da farsi portavoce della mercificazione delle donne e dei
bambini (utero in affitto) come è stato detto in uno degli interventi.
Il comunismo del presente dovrebbe superare preclusioni e timori di essere contaminati da soggetti politici e culturali che un tempo furono dichiarati “nemici”. Comunismo, dunque, capace di accogliere l’opposizione crescente e silenziosa delle classi medie proletarizzate e cattolici-spirituali disponibili a vivere l’esperienza comunista e solidale. Identità forte, dunque, ma capace di dialogare e svolgere un comune percorso su valori e obiettivi politici comuni. Con le forze di sinistra attuali, è mio parere, non vi può essere dialogo alcuno. Esse sono il gendarme del dominio capitalistico, hanno la funzione di infiltrarsi in ogni esperienza alternativa per soffocarla sul nascere con il potere corruttivo del denaro e della visibilità mediatica. Esse devono essere smascherate nella loro verità ideologica. Una pianta sul nascere è fragile e va difesa dai suoi naturali nemici, per cui il dialogo con forze schierate con il dominio di classe non può che comportare il rischio di essere fagocitati dalla forza mediatica e materiale delle medesime. La sinistra attuale è anticomunista, essa è la prospettiva individualista del capitalismo; è la sua sovrastruttura militante. Bisognerebbe lavorare per staccare i dissenzienti della sinistra di dominio per attrarli in un nuovo soggetto politico. A tal fine il dibattito e lo smascheramento delle proposte della sinistra liberale e liberista nel loro valore economicistico e capitalistico è fondamentale. Molti sono gli scontenti all’interno della sinistra di potere. L’uso ossessivo e compulsivo che il dominio fa delle persone omosessuali e del cosiddetto patriarcato dev’essere continuamente denunciato. Il dominio per legittimarsi si fa araldo di cause che trovano facile consenso, dopo martellante campagna mediatica, al fine di celare le contraddizioni e le violenze strutturali e ordinarie del capitale. Le persone omosessuali potrebbero trovare nel comunismo libertario, come le donne, il luogo istituzionale e progettuale per una emancipazione reale dagli schemi capitalistici.
La reificazione è tema rimosso dalle sinistre dedite alla mercificazione
assoluta e alla macelleria sociale, essa dev’essere parte integrante del
progetto comunista che si sta delineando.
Il problema spinoso è la comunicazione e la visibilità del progetto. Comunicare alle nuove generazioni la progettualità comunista è tema fondamentale, esse non conoscono che la violenza del capitale con le sue illusioni e le sue disillusioni dolorose. Le nuove generazioni sono usate dal capitalismo per favorire il mercato della transizione energetica, in tal modo il capitalismo può regnare ed essere percepito come il difensore dell’ambiente, mentre lo annienta. Di questo non si discute mai a sufficienza. Ciascuno di noi sul posto di lavoro e nel privato deve testimoniare il comunismo libertario e far conoscere i siti nei quali informarsi. Forse è poco, ma il lavoro comincia con pochi mezzi, ma data la verità oggettiva delle critiche con il tempo e con la pazienza costante dei militanti silenziosi e discreti il messaggio non potrà che passare. Vi sono soggetti politici in rete con cui dialogare e aggregarsi, in modo che la critica sia anche presentata come “comunicazione progettuale”. Le nuove generazioni sono da formare ed è nostro dovere mostrare che la critica sociale non è puro disperato parlare, ma essa fa riferimento a soggetti politici nascenti come, a mio parere, Democrazia sovrana e popolare e Marco Rizzo.
In questo lavoro politico da noi già lungamente avviato, ciascuno dei militanti deve usare ogni mezzo scritto e orale per consentire al messaggio di diffondersi in modo credibile. Nel dibattito è stato individuato “il verme che divora la mela”, ovvero anche nei movimenti comunisti il narcisismo individualista rischia di corrodere la verità del messaggio. Il grande sforzo etico e politico consiste nel non cadere nella trappola della ricerca della visibilità strumentale, poiché essa riproduce l’individualismo diabolico-divisorio con cui il capitalismo si autopriproduce in modo meccanico. Le frammentazioni narcisistiche con difesa ad oltranza delle proprie nicchie di visibilità sono un grande limite alla crescita qualitativa e quantitativa del comunismo.
Il futuro non è prevedibile, nel presente dobbiamo rammentarci che il comunismo già vive nella condivisione teorica e nell’impegno gratuito di ciascuno di noi. L’instabilità internazionale e politica è condizione per improvvise accelerazioni dei fenomeni politici in corso, pertanto è fondamentale preparare su basi teoriche salde l’alternativa, giacché la storia ci dimostra che i “punti di rottura” non sono prevedibili.