Le cronache ci
raccontano che le donne non hanno votato per Kamala Harris. Molte donne hanno
votato per Trump. Un simile risultato deve condurci a pensare le elezioni
americane e l’ideologia liberal. La cultura liberal si conferma astratta dalla
realtà. La retorica dei diritti civili non ha funzionato, le sirene delle
politiche di genere non hanno condotto le donne a votare per le donne.
La motivazione è di
ordine materiale, il caro e vecchio Marx ci ha insegnato che ogni individuo è
materialmente legato al ruolo che ricopre in essa. Il quotidiano è
“diversamente vissuto” dalle donne delle classi popolari e dalle donne delle
classi dirigenti. Le donne che vivono la quotidiana fatica del lavoro e del
pagamento dei conti conoscono sul campo la verità. “Il re è nudo”, ovvero la
retorica dei diritti civili sganciati dai diritti sociali può far presa solo
sulle donne e sugli uomini più abbienti. Il mondo reale non è entrato nella
campagna elettorale dei liberal e, quando la candidata ha fatto cenno a
provvedimenti di ordine sociale, non è stata credibile. La presidenza Biden è
sempre stata globalista e guerrafondaia, Kamala Harris sua vicepresidente, è
stata valutata come parte integrante di un sistema imperialista e oligarchico. Kamala Harris non poteva che essere giudicata in linea con tali politiche che hanno premiato
non solo l’oligarchia americana, ma anche le oligarchie alleate; si pensi a
quelle ucraine che probabilmente usufruiscono di denaro pubblico per fini
privati. L’uso improprio del denaro pubblico ha schiacchiato verso il basso le
condizioni materiali delle classi popolari.
Si è rotto
l’incantesimo, le donne americane, quanto meno una buona parte, non si sono
identificate con la candidata che è parte di un sistema di privilegio. Le donne
al governo nel mondo sono espressione del mondo liberal e pertanto non sono il
volto nuovo e popolare della politica, ma il “vestito nuovo” della
conservazione.
Le elettrici votando per Trump hanno votato contro la
guerra, poichè Trump ha promesso di chiudere “le guerre”. Ogni guerra imperiale e globalista è un taglio ai servizi
sociali, al lavoro e alle pensioni. Le donne hanno scelto il candidato che ha
colto la stanchezza per una politica imperialista pagata con i sacrifici del
popolo. Con l’elezione di Trump può iniziare il congedo della contrapposizione
tra i generi capace solo di offuscare la realtà con la retorica della
propaganda. L’incantesimo si è rotto, ma le risposte restano ancora
fragilissime, in quanto Trump non è la risposta ai problemi materiali ed
economici del popolo.
Il voto ai
repubblicani denota il vuoto politico di
una sinistra reale e razionale che negli Stati Uniti ha sempre fatto fatica ad
affermarsi e a delinearsi. In Europa le condizioni non sono migliori, pertanto
un grande serbatoio di resistenza che chiede risposte autentiche ai problemi
materiali non trova che soluzioni conservatrici vendute con il linguaggio
retorico deli spot pubblicitari. Il grande vuoto delle sinistre socialiste e
comuniste consente alla conservazione di utilizzare i voti della contestazione
in modo reazionario. Dinanzi a noi si aprono grandi potenzialità che rischiano
di disperdersi. Il lavoro politico che attende giovani e meno giovani è
ricostruire una visibilità teorica e programmatica funzionale all’emancipazione
dei ceti subalterni. Il voto delle donne a Trump è simile a Giano bifronte, è
un incedere verso la smitizzazione degli “idola” liberali e nel contempo è una
forma di resistenza immatura, in quanto Trump è parte sostanziale
dell’establishment.
Forse decenni di
pubblicazioni rilevanti e irrilevanti stanno inaugurando un nuovo tipo di
cultura, forse siamo dinanzi ad una grande occasione che necessita di base
teorica e di prassi per inaugurare un nuovo corso. L’oligarchia giudica i
subalterni dei “semplici” da dominare
con formule semplici, secondo la lezione di Gustave Le Bon in Psicologia delle folle, pertanto riteneva che le donne votassero per
una candidata donna solo perché donna; tale dogma è stato smentito. Sta a tutti
lavorare per una alternativa reale, per coloro che militano nella sinistra
reale il semplicismo è solo uno strumento per dominare. Il semplicismo emotivo non risponde alla
realtà delle “folle anonime e manipolabili” che divengono tali sotto lo zoccolo
duro della conservazione. La sinistra comunista lavora, affinchè le folle
diventino comunità politica. Dobbiamo emanciparci dai nuovi fascismi che in
modo nuovo vorrebbero addomesticare uomini e donne con il semplicismo e
l’emotività:
“Dopo aver indicato in
modo molto generale i principali caratteri di una folla, li studieremo
particolarmente. Parecchi caratteri speciali della folla, come l’impulsività,
l’irritabilità, l’incapacità di ragionare, l’assenza di giudizio e di spirito
critico, l’esagerazione dei sentimenti e altro ancora si possono osservare
anche negli esseri appartenenti a forme inferiori di evoluzione, come il
selvaggio e il bambino. E una analogia che noto soltanto di sfuggita. La sua
dimostrazione uscirebbe dalla trama di quest’opera. E, d’altra parte, sarebbe
inutile per le persone che conoscono la psicologia dei primitivi, e
convincerebbe poco quelli che l’ignorano. Ora prendo in esame, uno dopo
l’altro, i diversi caratteri facili a osservarsi nella maggior parte delle
folle. 1. – Impulsività, mobilità e irritabilità delle folle. La folla, come
abbiamo detto studiando i suoi caratteri fondamentali, é guidata quasi
esclusivamente dall’istinto. I suoi atti subiscono molto più l’influenza del
midollo spinale che quella del cervello. Le azioni compiute da una folla
possono essere perfette nella loro esecuzione ma, siccome il cervello non le
dirige, l’individuo agisce seguendo l’impulso dell’eccitazione. La folla, alla
mercé di tutti gli stimoli esterni, ne riflette le continue variazioni. Dunque é schiava degli impulsi che riceve[1]”.
La ragione al di là dell’emotività si afferma sempre, in
quanto le condizioni materiali non possono che favorire il principio della
ragion critica, la quale necessita di forme di mediazione e di partecipazione
per trasformarsi in soggetto politico. Forse la rottura di taluni schemi può
essere l’inizio di un lungo processo di emancipazione.
[1] Gustave Le Bon, Psicologia delle folle,Capitolo II Sentímenti e moralità delle folle.
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