Per poter ricostruire
la possibilità di un progetto comune è necessario decodificare in profondità le
cause della decadenza occidentale, e in particolare europea, che sembra
inarrestabile. Non si tratta di mettere in atto una giaculatoria dagli esiti infausti,
ma di liberarsi delle sovrastrutture pregiudiziali che impediscono di cogliere
la “verità storica” e di pensarla.
Emmanuel Todd, bisogna
riconoscerlo, ha avuto il coraggio etico nella sua analisi sulla sconfitta
dell’Occidente di individuare una delle macro cause all’origine della
disintegrazione europea. Ogni civiltà è viva e creante, se ha una identità
dialettica. L’identità è il collante valoriale che consente di organizzarsi
intorno ad assi assiologici e politici. L’identità non è un monolite, ma è tale
se contempla al suo interno opposizioni, resistenze e alternative con le quali
ci si raffronta. L’identità dev’essere sottoposta a una continua revisione
razionale nello spazio pubblico della politica. L’Occidente ha raso al suolo, e
non solo in senso metaforico, ogni identità e ogni modello etico. La
liberazione da ogni “da”, è oggi nichilismo realizzato. Solo il mercato con le
sue oscillazioni domina; la legge del più forte ha instaurato il più feroce
degli individualismi capace di attuare solo i personali interessi economici
immediati. Tale logica trasversale ad ogni classe sociale rende l’Occidente
incapace di comprendere le identità e ciò lo espone al disastro e alla
sconfitta. Le azioni militari non valutano la variabile identità, ma si limitano
a misurare i soli rapporti di forza quantitativi, per cui la sconfitta è sempre
dietro l’angolo. L’identità dona forza plastica e dinamicità; l’Occidente
mutilo dell’identità, ne ha un vero terrore-orrore e finisce per calcolare le contrapposizioni
secondo paradigmi militari e di forza. Si dilegua, così, la componente
motivazionale e spirituale che rende un sistema attivo.
Un mondo di zombie
morenti
Il declino
dell’Occidente è nell’aver cannibalizzato ogni collante etico. La religione è
stata identificata con le gerarchie clericali, ma essa era un modo di vivere,
di pensare e di ritrovarsi intorno ad un focolare comune, il quale è stato
annichilito senza costruire un fondamento comune che la sostituisse. Abbattuta
la religione, vera matrice dell’Occidente, i suoi succedanei sono solo
surrogati. La liberazione dalla religione e dai suoi vincoli etici non ha
portato alla felicità, ma alla solitudine radicale, perché incapace di pensare
e progettare:
“Come ho detto in precedenza, la religione, o meglio la sua
disintegrazione, è al centro del mio modello. Il cristianesimo è stato la
matrice religiosa all’origine di ogni nostra successiva credenza collettiva: in
tutta Europa, la nazione o la classe; in Francia, in particolare, il socialismo
radicale, il socialismo, il comunismo, il gollismo; in Gran Bretagna, il
laburismo e il conservatorismo; in Germania, la socialdemocrazia, il nazismo e,
ovviamente, la democrazia cristiana. Negli Stati Uniti, la religione
protestante ha strutturato la vita sociale interagendo con i sentimenti
razziali. In un primo tempo, tra il XVIII e il XX secolo, la disgregazione
frammentaria della religione cristiana ha fatto emergere queste credenze
collettive sostitutive[1]”
La fine delle religioni popolari è
avvenuta gradualmente. Alla religione è succeduta la fase delle religioni
zombie, in cui le pratiche formali e le ideologie
nazionaliste “hanno funzionato” come surrogati della religione. Esse
prevedevano liturgie e raduni ammiccanti alla religione. La decomposizione è
stata graduale e ha portato alla secolarizzazione totale. Non vi sono, di
conseguenza, valori comuni e non vi è alcuna natura umana, per cui non resta
che la disperata solitudine dell’individuo che si serve del mercato come
analgesico per le sue sofferenze. Il cattivo infinito è oggi il mercato che
sollecita l’individualismo, lo esaspera e lo debilita per poi offrirgli le
merci che dovrebbero curarne l’assurda infelicità. La sconfitta non può che
essere la normale condizione dell’Occidente: cittadini-sudditi demotivati e
nichilisti non possono che essere inerti comparse, la conseguenza è la morte
della politica e dunque di ogni capacità progettuale comune:
“Questo declino della pratica e dell’inquadramento religiosi ha portato
a un iniziale stato, zombi, di
secolarizzazione, in cui perdurava la maggior parte dei costumi e dei valori
della religione ormai scomparsa (in particolare, la capacità di agire
collettivamente). Il concetto di cattolicesimo zombi, elaborato per comprendere
il dinamismo limitato di alcune regioni della Francia di fronte alle turbolenze
della globalizzazione, e che, nel 2015, avevo utilizzato per decifrare la mappa
delle manifestazioni a sostegno di «Charlie Hebdo», si sta rivelando
applicabile in chiave più generale. Tuttavia, lo stato zombi di una religione è
solamente la prima fase della secolarizzazione, che non può essere descritta
come una condizione realmente postreligiosa. È allora che compaiono le credenze
sostitutive, in genere delle ideologie politiche forti che organizzano e
strutturano gli individui nello stesso modo in cui lo faceva la religione. Per
quanto sconvolte dalla scomparsa di Dio, le società rimangono comunque coerenti
e capaci di agire. Lo Stato-nazione, spesso ferocemente nazionalista, è
tipicamente la manifestazione di uno stadio zombi della religione, anche se va
precisato che il protestantesimo era riuscito a generare degli Stati nazione
ancor prima della sua stessa scomparsa. Difatti, è sempre stato una religione
nazionale e i suoi ministri erano fondamentalmente dei funzionari pubblici. Lo
stato zombi non è la fine del viaggio[2]”.
Lo stato zero della religione è il punto finale della
disintegrazione delle comunità e dell’individuo. Il diabolico compare alla fine
nella sua terribile verità. La separazione atomistica è il segno che il
nichilismo è arrivato alla sua aberrante maturazione. Guerre, migrazioni
forzate, capitalismo della sorveglianza e diffuso malessere sono i sintomi che
svelano il fenomeno giunto alla sua marcescenza massima. L’ipertrofia dell’individualismo cela, inoltre,
la vaporizzazione dell’individuo ridotto ad animale consumante e produttore
senza finalità oggettive. Tutto è falso e tutto è guerra in questa fase
storica; è necessario imparare ad andare oltre il fenomeno e le belle parole
per svelare il noumeno (il nichilismo dell’economicismo):
“I costumi e i valori ereditati dalla religione iniziano a infiacchirsi
o a disintegrarsi, per poi infine sparire; ed è allora, e solo allora, che
appare ciò che stiamo vivendo: un vuoto religioso assoluto, in cui gli
individui sono privi di qualsiasi credenza collettiva sostitutiva. Uno stato
zero della religione. Ciò avviene allorché lo Stato-nazione si dissolve e
trionfa la globalizzazione, in società atomizzate dove non è più neanche
concepibile che lo Stato possa agire efficacemente. E sostengo che “gli
individui sono privi di qualsiasi credenza collettiva” e non “liberi da”
poiché, come vedremo, essi si ritrovano sminuiti anziché migliorati da un
simile vuoto. La durata del processo lascia intendere fino a che punto esso sia
irreversibile, di per sé ma anche rispetto alle sue conseguenze[3]”.
Irrazionalità totalitaria
Con la religione il capitalismo ha spazzato via la
possibilità di un’etica comune e la dignità dell’essere umano. La verticalità è
stata sostituita dall’orizzonte del mercato, in cui regna l’irrilevanza
onto-assiologica. Le merci sono poste tutte sullo stesso piano esattamente come
i desideri. Il discernimento razionale è bandito, l’Occidente non pensa, ma
pone in essere tattiche astratte e scollate dalla realtà. Tutto è irrazionale e
irreale:
“La matrice religiosa originaria si era formata lentamente tra la fine
dell’Impero romano e in pieno Medioevo, per poi densificarsi ulteriormente con
la Riforma protestante e la Controriforma cattolica. Se l’emergere di uno stato
zero della religione ha spazzato via il sentimento nazionale, l’etica del
lavoro, il concetto di una morale sociale vincolante, la capacità di
sacrificarsi per la comunità, è ovvio che tutte queste cose, la cui assenza
rende fragile l’Occidente in guerra, non riappariranno nei prossimi cinque
anni, ovvero nell’arco di tempo che, a mio parere, occorrerà ai russi per
concludere con successo la loro offensiva[4]
Il grande tema nodale da
affrontare per il presente e per il futuro è l’ammissione che l’individuo
sviluppa la verticalità e “il carattere etico” solo all’interno di comunità
forti nelle quali vi siano fondamenti comuni che possano donare la direzione
progettuale ai singoli. Separati e atomizzati gli individui si disperdono nel
caos e si lasciano determinare dalle contingenze senza opporre resistenza; si
lasciano avvolgere, infiltrare e manipolare; sono materiale su cui il
totalitarismo della mercificazione agisce in modo libero e senza limiti.
L’abbattimento della figura del
padre dopo la morte di dio non ha comportato nessuna crescita qualitativa. Il
mercato ha gestito il grande vuoto inneggiando all’individualità sregolata e
fragile. L’io minimo è solo e impotente, pertanto il mercato può tutto al punto
da trasportare l’Occidente sull’abisso del suo “requiem”:
“Una delle grandi illusioni degli anni Sessanta – tra la rivoluzione
sessuale angloamericana e il maggio del ’68 francese – è stata la convinzione
che l’individuo sarebbe stato più grande una volta liberato dal collettivo (mea culpa, mea maxima culpa!). E
invece, è esattamente il contrario. L’individuo può essere grande solamente
all’interno di e attraverso una comunità. Da solo, è destinato per natura a
ridursi. Oggi che ci siamo liberati in massa delle credenze metafisiche,
fondanti e derivate, comuniste, socialiste o nazionali, stiamo sperimentando il
vuoto e ci stiamo rimpicciolendo. Stiamo diventando una moltitudine di nani
mimetici che non osano più pensare con la propria testa, ma che si dimostrano
capaci di intolleranza tanto quanto i credenti di un tempo. Le credenze collettive
non sono semplicemente delle idee condivise dagli individui che consentono loro
di agire insieme. Esse li strutturano. Nell’inculcare loro delle regole morali
condivise dagli altri, li trasformano. Questa società interiorizzata
nell’individuo è ciò che la psicoanalisi definisce “Super-Io”. Oggi questo
concetto gode di una cattiva reputazione: evoca infatti un’autorità di
controllo sgradita, che reprime e impedisce lo“sviluppo personale”. Tuttavia,
nelle intenzioni di Freud e di molti altri, ilSuper-Io rappresenta anche un
ideale dell’Io che consente all’individuo di elevarsi al di sopra dei propri
desideri immediati, per essere migliore e più di se stesso[5]”.
Il vuoto religioso esprime un
vuoto abissale; l’insensato è il quotidiano depressivo e malinconico a cui gli
occidentali devono conformarsi in modo fatalistico.
Vuoto ontologico
L’essere umano è creatura
metafisica, necessita di bene e di senso; la realtà, invece, è il “niente”; non
ci sono limiti e non vi sono gerarchie etiche. Le società che si caratterizzano
per l’individualità nucleare non possono che essere votate alla sconfitta,
poiché l’individuo è incapace di autogovernarsi, si pensi, rileva l’autore,
alla bulimia. La soggettività nucleare e atomistica non sente la tragedia in
cui è gettata, si lascia usare, in quanto il sistema gli offre gli analgesici
(merci, sesso, più o meno mercificato, e ambizioni deliranti) con cui fuggire
dal suo dolore:
“Lo stato zero della religione esprime un vuoto e, tendenzialmente, una
mancanza del Super-Io. Definisce il nulla, il niente, ma per un essere umano
che, malgrado tutto, non cessa di esistere e continua a sperimentare l’angoscia
della finitezza umana. Questo nulla, questo niente, produrrà comunque qualcosa,
una reazione, in ogni direzione: alcune ammirevoli, altre stupide, altre ancora
abiette. Il nichilismo, che idolatra il nulla, mi sembra la più prevedibile.
Esso è onnipresente in Occidente, in Europa così come oltreoceano. È nei
sistemi antropologici di tipo nucleare individualista, in quello francese ma
soprattutto in quello angloamericano – in cui non sussiste alcun inquadramento
familiare residuo –, che il nichilismo si diffonde nella sua forma compiuta.
Quantomeno, le tracce della famiglia ceppo zombi (in Germania e Giappone) o
comunitaria zombi (in Russia) rappresentano ancora “qualcosa” in più rispetto
al vuoto nucleare individualistico. Non sorprende quindi che, come avremo modo
di scoprire tra poco, il mondo angloamericano, caratterizzato da un
protestantesimo allo stato zero in un contesto ormai interamente nucleare, sia
attualmente teatro delle manifestazioni di nichilismo più eclatanti[6]”.
Limiti dell’opera di Emmanuel Todd
Emmanuel Todd mostra uno dei lati, tra i più rimossi, della
“sconfitta dell’Occidente”. Secoli di Illuminismo borghese e di laicismo hanno
strutturato pregiudizi e rimozioni che impediscono di comprendere il problema
della decadenza nella sua multifattorialità. Una società senza collante e senza
verticalità collassa in un bieco nichilismo. Il regno dell’ultimo uomo
prognosticato da Nietzsche è tra di noi. Resta inevaso il problema
dell’alternativa nell’analisi dell’antropologo francese. Verità e natura umana
sono i termini con cui ricostruire l’Occidente, rifiutarli, come è di gran moda
e limitarsi alla sola critica, significa volere la botte piena e la moglie
ubriaca. Non si può prescindere dalla verità, dal bene e dalla natura umana per
ricostruire una progettualità comune. Il passato dev’essere pensato e ripensato
per non commettere i medesimi errori. È responsabilità personale e
collettiva partecipare a questo movimento di rifondazione comunitaria. Pensare
il passato significa imparare a discernere gli usi impropri e strumentali che
sono stati effettuati dei fondamenti che
hanno fondato la civiltà occidentale; il rifiuto preconcetto di essi ci spinge
in una palude che rafforza il nichilismo. La giustizia sociale e la libertà
devono essere ontologicamente fondate e dimostrate logicamente, senza tale
prospettiva le critiche non potranno che
cadere nell’abisso del “niente” e di questo certamente non abbiamo bisogno. Il
nemico non è la religione ma il modo di produzione capitalistico, su questo
dato chiaro e incontrovertibile si può iniziare a pensare e a teorizzare una
comunità a misura di essere umano nella quale gli esseri umani si pongono in
intenzionalità etica verso il bene comunitario. Il lavoro dello spirito deve
condurci a lavorare per la pubblica consapevolezza; è una scommessa, ma è anche
il senso del nostro tempo storico tremendo. È l’unico modo per uscire dal senso di
impotenza che ci logora e ci impedisce di vivere una diversa prospettiva. Le
forze della separazione-mercificazione possono essere trascese solo con una
fondazione veritativa pubblica e condivisa; l’alternativa è lasciarsi
imputridire nel fango fumante di guerra del mercato dominato dalle multinazionali.
Sottrarsi alla batteria mediatica del sistema con i suoi messaggi è passaggio
indispensabile per riconquistare con l’autonomia l’individualità destabilizzata
dalla produzione in serie delle opinioni organizzata dalle fattorie mediatiche
del dominio. Solo la riconquista dell’individualità può rimettere in gioco la
storia. L’autonomia non è isolamento ma relazione dialettica. La sola critica è la maschera che cela
l’impotenza di transitare dall’infanzia all’età adulta. Sta a noi uscire dalla
caverna dell’infantilismo critico che rischia di trasformarsi in una palude in
cui affondare.
[1] Emmanuel
Todd, La sconfitta dell’Occidente, Fazi
editore Roma, 2024 paragrafo Un processo
non reversibile
[2] Ibidem
[3] Ibidem
[4] Ibidem
[5]Ibidem: La fuga in avanti nichilista
[6] Ibidem