L’Italia ripudia la guerra ma non a Strasburgo e nelle redazioni dei giornali


Preambolo. Io credo nella dialettica, ovvero nel confronto anche aspro tra opinioni divergenti, persino opposte, perché credo nel dubbio e aborro le posizioni pregiudiziali e le tesi apodittiche. Sono perciò molto interessato a discutere con chi la pensa diversamente, perché da amante del dubbio spero sempre che qualcuno su questi come su altri argomenti riesca a farmi cambiare idea. Non sono invece interessato – perché lo ritengo inutile e pure tossico – a lotte nel fango telematico e a stigmatizzazioni basate sull’anatema o sul pregiudizio ideologico (che Marx definì giustamente “falsa coscienza”, ovvero – in questo caso – incapacità di valutare la realtà empirica in maniera equanime).

Ciò detto e premesso, riprendo l’argomento di ieri (il voto del parlamento europeo sugli aiuti militari all’Ucraina), dopo aver letto i commenti di due noti editorialisti, che io pure ritengo per altri versi stimabili, come Massimo Giannini e Stefano Cappellini. Ebbene, pur aderendo a uno stile e a una foga polemica dissimile, i due opinionisti di Repubblica giungono alla stessa conclusione: la decisione dell’Italia in generale, e della sinistra in ordine sparso, di esprimere perplessità sulla risoluzione del Parlamento europeo che autorizza i paesi che lo compongono ad autorizzare l’uso sul territorio russo dei cospicui arsenali consegnati al governo di Zelensky, costituirebbe un marchio di infamia per il nostro paese e pure per la sinistra. Occorre però far ordine, perché la vicenda è complessa e persino kafkiana come la definisce in questo caso giustamente Giannini. La sinistra italiana rappresentata in quel parlamento ha votato no sia alla risoluzione in generale che al paragrafo 8 che autorizza quell’uso delle armi occidentali nel conflitto russo-ucraino nelle componenti di M5S e AVS; il PD invece ha votato no al paragrafo 8 ad eccezione di Gualmini e Picierno, ma ha votato sì (ad eccezione di Tarquinio e Strada) alla risoluzione che quel paragrafo contiene!!! E qui occorre dunque concordare con il peraltro odioso ragionamento di Cappellini, il quale però qui accusa giustamente il partito di Schlein di ipocrisia e opportunismo.

Fatta chiarezza su quanto è accaduto in aula, io però mi chiedo – e chiedo retoricamente ai due opinionisti – come si concilia il loro punto di vista, che è dichiaratamente bellicista, con l’articolo 11 della nostra Costituzione che recita così: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Laddove la parte a mio avviso più rilevante e’ proprio la seconda. Cosa intesero dire insomma i Padri costituenti, banalizzando un po’? Si, lo sappiamo che esistono delle contingenze in cui a voi parrà giusto ricorrere alla via della violenza per dirimere un dissidio che parrebbe altrimenti irrisolvibile, ma noi vi diciamo, per aver vissuto e patito due conflitti spaventosi che hanno insanguinato il pianeta, che la via del dialogo, del negoziato, del perseguimento della concordia e’ sempre preferibile. Anzi, non solo lo pensiamo, ma lo scolpiamo nelle sacre regole del nostro Statuto.

Macché, i nostri due maitre a’ penser del progressismo italiano (e con loro i parlamentari che così agiscono) non se ne danno per intesi, non ci sentono. Sono talmente intrisi di ideologia liberal-atlantista che essa fa velo pure a queste che dovrebbero essere convinzioni persino incrollabili. Non solo infatti essi sostengono questa tesi palesemente incostituzionale, ma sbeffeggiano e insolentiscono i pochi che si ostinano a rimanere fedeli al dettato costituzionale. Cappellini ricorrendo alla pratica intellettualmente disonesta dello stigma (Tarquinio vota come Vannacci, dunque egli è intimamente un reazionario; un po’ come quelli che ti danno dell’antisemita se critichi la strage di innocenti perpetrata da Israele); Giannini invece, ricorrendo a un vocabolario turgido e trucido primo novecentesco, definisce chi prova a opporsi a questa esiziale corsa alle armi “panciafichista”, che sta a indicare coloro che così si comportano perché tengono vigliaccamente a salvare la propria pelle. Insomma un livello argomentativo capzioso e teppistico. La famosa intolleranza dei tolleranti, l’illiberalismo (qui pure anticostituzionale) dei sedicenti liberali.

2 commenti per “L’Italia ripudia la guerra ma non a Strasburgo e nelle redazioni dei giornali

  1. Andrea vannini
    21 Settembre 2024 at 17:00

    Giannini e cappellini stimabili? Stimabili per ciò che sono: due dei tanti press-tituti che popolano le redazioni della cartaccia stampata italiota (per non parlare delle tv). La domandina é se sono meno o più fascisti del fascista vannacci.

  2. Ndr60
    21 Settembre 2024 at 18:58

    Due “Giornalisti* nella definizione che diede Ulfkotte buonanima.. Ma quanto si vive bene, col doppio stipendio!

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