Il regime ucraino-nazista continua a perdere territorio
davanti all’Operazione Militare Speciale Z; in due anni e mezzo di
guerra, hanno perso la vita oltre mezzo milione di uomini, mentre la legge
entrata in vigore il 16 luglio impone a milioni di ucraini, con una età
compresa dai 18 ai 60anni, d’arruolarsi nell’esercito mettendo a repentaglio la
propria vita. Zelensky, comico cocainomane, è il Comandante di una società
cocainista: l’impero americano d’Occidente.
Questa nuova legge ha aumentato le tensioni sociali in
una dittatura post-moderna, la quale ha messo al bando qualsiasi partito
anche genericamente socialdemocratico. Kiev è il simulacro d’una distopia
orwelliana. Scrive la giornalista marxista Clara Weiss, sul World Socialist
Web Site (WSWS), testata antimperialista ritenuta illegale nel Paese
della Grande Bugia:
“La nuova legge ha drammaticamente aumentato le tensioni
sociali e politiche nel Paese. Ancor prima che entrasse in vigore, i
giornalisti ucraini hanno riferito al WSWS che i civili stanno resistendo
sempre più ai tentativi di reclutare pattuglie per rapire violentemente gli
uomini dalle strade. Secondo questi giornalisti, negli ultimi tempi si sono
verificati diversi episodi di soldati disperati che hanno rivolto le armi
contro i loro comandanti, mentre sono in aumento le diserzioni dei soldati dal
fronte.” 1
A Kiev, uomini di qualsiasi età (a parte le persone
anziane) possono essere rapiti e sacrificati sull’altare del NATOstan,
la proiezione unilaterale del Pentagono. Nelle “zone tempestose” (cit.
Mao), gli uomini rischiano di finire al fronte e perdere la vita per conto di
qualche, anonima, entità alloctona (il deep state USA oppure il Super
clan anglofilo, come lo chiamava Giulietto Chiesa); le donne d’essere
stuprate durante le scorribande del Battaglione Azov. Questa normativa
distopica è stata emanata, anche, dopo lo storico scambio di prigionieri tra
USA e Federazione Russa. I media occidentali hanno dichiarato che nello scambio
con Washington era stato rilasciato un “assassino russo”, ciononostante
la realtà è ben diversa come ha spiegato il giornalista investigativo Kit
Klarenberg su The Grayzone:
“Si riferiva al rilascio di Vadim Krasikov, un
russo condannato per l’uccisione del
militante ceceno di origine georgiana Zelimkhan Khangoshvili a Berlino
nell’agosto 2019. Secondo quanto riferito, il Cremlino teneva particolarmente a lui. In
un’intervista del febbraio 2024 con il giornalista statunitense Tucker Carlson,
il presidente russo Vladimir Putin aveva proposto lo scambio di
Gershkovich con un “patriota” russo, di cui non aveva fatto il nome,
imprigionato in un “Paese alleato degli Stati Uniti” per aver “liquidato un
bandito”.
Krasikov era quel “patriota” e Khangoshvili quel
“bandito”. Nel 2004, Khangoshvili aveva guidato una letale operazione di
guerriglia in cui erano stati uccisi quattro soldati russi. Krasikov era stato
incaricato dallo Stato russo di giustiziare il ceceno e lo aveva ucciso in
pieno giorno a Berlino, nel 2019.” 2
Nonostante i media borghesi ed anglofili abbiano definito
questo “scambio” come un ritorno alla diplomazia, l’offensiva di Kursk
dimostra, in modo inequivocabile, che gli USA/Ucraina perseguono l’estensione
della dottrina della “guerra eterna” nel cuore del mondo, l’Eurasia. Il WSWS
ha messo a fuoco l’obiettivo politico della dittatura ucraino-nazista, un
regime transumanista che agisce su mandato della CIA e del MI6:
“Questi attacchi sono in linea con l’obiettivo
fondamentale delle potenze imperialiste in questa guerra: effettuare la
divisione dell’intera regione in modo che le sue vaste risorse di materie prime
possano essere poste sotto il controllo diretto dell’imperialismo. Nell’ambito
di questa strategia, raid come quello nella regione di Kursk non sono
progettati solo per deviare risorse militari dal fronte. Cercano anche di
destabilizzare la situazione politica in Russia e di alimentare aspre lotte
intestine tra i diversi settori dell’oligarchia russa e l’apparato statale, al
fine di creare le condizioni per un’operazione di cambio di regime a Mosca.” (Ibidem)
Mosca, in difesa della propria sovranità nazionale (messa
a repentaglio dal golpe neonazista di Piazza Maidan, 2014), è tenuta a reagire
perseguendo l’unico obiettivo conforme alla legalità internazionale: lo
smantellamento di un regime nazista nel cuore dell’Eurasia.
L’azione di Kiev, a dimostrazione della declinazione
stragista del sub-imperialismo ucraino, ha già provocato diverse vittime
civili: una svolta tattica pilotata dal NATOstan, con l’obiettivo di
minacciare la centrale nucleare lì vicina. Secondo alcuni analisti militari, come
Andrew Korybko, si tratterebbe dell’”urrà” finale da parte degli
ucraino-nazisti3; Kiev è il “cane pazzo” della CIA che,
rintronata da dollari e droga, potrebbe infiammare l’Europa, estendendo il
conflitto a Bielorussia, Slovacchia ed Ungheria, tre Paesi i quali, per
proteggersi dalla deindustrializzazione economica sistematizzata dalla RAND
Corporation, hanno rigettato la “guerra commerciale” eterodiretta
dalla lobby russofoba del Pentagono.
In Africa, la SBU si vanta d’aver armato i gruppi
terroristici tuareg i quali hanno attentato alla vita dei miliziani della CMP
Wagner, la più efficiente guerriglia urbana del pianeta il cui intervento è
stato concordato coi governi multipolari africani. L’Africa (correttamente) ha
isolato l’Ucraina, trasformandola nel regime paria della transizione al
mondo multipolare. I lacchè dell’Occidente collettivo, nei prossimi anni, non
avranno alternative: abbandonare le armi, permettendo alla Cina di ricostruire
le proprie infrastrutture o morire. Kiev e Tel Aviv: quale destino per queste due
dittature post-moderne? Nessuno stato ha il diritto d’esistere in quanto
stato razzialista, reo – come il regime sionista – d’aver consumato un
genocidio.
La Russia, ben presto, riconquisterà il territorio
perduto a Kursk e Kiev, sempre più vile ed incline a calpestare il Diritto
internazionale, pagherà per questo attacco codardo.
Fonte foto: Il Fatto Quotidiano (da Google)