Chi paga il Gay Pride olimpico parigino (e tutti gli altri)?


In questi giorni si è fatto un gran parlare della cerimonia di apertura dei giochi olimpici. Naturalmente con la solita divisione in tifoserie pro e contro.

Io, senza volermi necessariamente schierare, cerco di porre una semplice domanda. Perché sembra inarrestabile questa corsa alla spettacolarizzazione e al conferimento di potere alla comunità LGBTXY? Corsa che non trova effettivamente riscontro nella vita di ogni giorno della stragrande maggioranza delle persone.

Quando ciò accade, quando si mobilitano i mass media e tutta la macchina comunicativa nella quale il nostro Occidente è maestro assoluto, ci sono sempre interessi economici enormi. Non c’è bisogno di essere raffinati analisti o perspicaci sociologi per comprenderlo. È sotto gli occhi di tutti come nell’ultimo decennio la potenza di fuoco comunicativa dell’intero Occidente si sia concentrata su un paio di temi “fondamentali” relegando nell’oblio tutti gli altri.

Nella fattispecie LGBTQZ, gli interessi principali (fra gli altri, naturalmente) sono quelli delle multinazionali del farmaco denominate Big Pharma. Pensiamo solo alla immensa fetta di mercato che si sta rapidamente aprendo (negli Stati Uniti è già grandissima) relativa alla medicalizzazione della disforia di genere. Pensate a un futuro, che è già presente, nel quale il disagio giovanile (e non solo giovanile) verrà attribuito alla disforia di genere. Praticamente verrà medicalizzata (compresi interventi chirurgici) la totalità dei nati in Occidente. Un affare le cui cifre non sono neppure lontanamente immaginabili dalle nostre semplici menti di consumatori.

Ecco perché il Macron di turno, più che rispettare il mandato conferitogli dai suoi elettori, deve inginocchiarsi davanti ai veri e concreti potenti della terra, e organizzare il gay pride più luccicante che si sia mai visto. E a culo la giustizia sociale, compresa libertà di pensiero, che sarebbe necessaria in ogni società civile degna di tale nome.

Forse, se ci poniamo queste domande, capiamo anche meglio gli interessi che sono dietro le guerre contro la Russia o la Palestina, e quelle (per ora mediatiche) contro l’Iran e altri stati canaglia, come noi consumatori occidentali amiamo definirli.

3 commenti per “Chi paga il Gay Pride olimpico parigino (e tutti gli altri)?

  1. Giulio larosa
    31 Luglio 2024 at 8:36

    Non è solo una questione economica è una questione di degrado delle masse che si vuole provocare. I poveri devono essere dei porci miserabili, impresentabili e osceni senza altri ideali che lo svacco o le religioni dell insulso come il veganesimo il culto della terra e altre scemenze. Se non si capisce che questo è l obiettivo si resta a fare opposizione di contorno come fa chi sta tutto dentro l ideologia femminista.

  2. Roberta Carboni
    31 Luglio 2024 at 10:01

    In realtà questa spettacolarizzazione della diversità, che vorrebbe affermare i diritti attraverso l’uso dell’immagine, non fa altro che alimentare i pregiudizi, non fonda su un vero cambiamento culturale. Una manifestazione superficiale ad uso e consumo di chi, come giustamente dici, trae i propri profitti.

    • Giulio larosa
      1 Agosto 2024 at 7:10

      Esattamente. E vorrei precisare che il degrado viene indotto anche verso chi manifesta idee contrarie. Sub umani depravati contro sub umani retrogradi

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