Ursula von derLeyen è
stata rieletta alla Presidenza della Commissione europea, malgrado la Corte UE
l’abbia accusata di poca trasparenza nella gestione-affari dei vaccini covid e
le indagini proseguano. La qualità dell’Europa unita è davanti ai nostri occhi.
Ogni giorno scorrono immagini sui media sulla donna a capo dell’Unione, mentre
nel contempo si continua ad urlare contro il patriarcato e si invocano più
diritti individuali.
L’Europa necessita di
morale ed etica politica, questa verità nessuno osa sollevarla. Si predica la
guerra, proseguono le omelie sui diritti individuali, ci si batte il petto
sull’inclusione e nel contempo la qualità della politica precipita. Una signora
accusata di poca trasparenza nell’emergenza covid è stata rieletta con una
quantità di voti maggiore rispetto alle precedenti elezioni. L’Europa si scopre
nella sua verità: non ha morale, non fa politica, ma è solo una chiusa
Versailles che si relaziona col mondo degli affari e che storna l’attenzione
dei popoli con la retorica dei diritti individuali. Il quotidiano al tempo dei
soli diritti individuali ci restituisce la verità: mai le relazioni umane sono
state tanto disumane e veicolo di patologia psichiatrica. Il diritto primo dei
cittadini è la trasparenza, dove non c’è trasparenza c’è solo il privilegio di
alcuni e la sudditanza dei subalterni, i quali non hanno il diritto di sapere
tutta la verità sui vaccini che sono nei loro corpi. In questo clima di affari
e di guerra assistiamo nel quotidiano ad un notevole peggioramento delle
relazioni sociali e istituzionali. Negli ospedali e nelle scuole si respira un
clima di indifferenza e di competizione
darwiniana. Il denaro e in censo decretano il trattamento che si riceve. Dietro
lo schermo delle belle parole la Versailles europea, tra biopotere e potere
disciplinare, sta instaurando un sistema relazionale nel quale la retorica dei
diritti si ribalta nella legge del più forte. Il più forte stabilisce la legge
e fa gli affari. La libertà dei soli diritti individuali è libertà astratta, in
quanto l’altro non è riconosciuto nella sua disperata umanità, il suo sguardo
non è ascoltato e sentito nel corpo vissuto.
Gli eurodeputati
eletti dal popolo con partecipazione minima alle elezioni acclamano Ursula von
derLeyen che gradualmente diviene il “modello europeo” a cui le nuove
generazioni guardano con stupore cieco. La Versailles europea stretta tra
biopotere e potere disciplinare dell’informazione è dinanzi a noi, mentre le
guerre continuano (pare non inquinino) e l’economia green è accostata, senza scandalo, all’economia di guerra.
Pallottole e provvedimenti green coesistono in una contraddizione che anche un
bambino saprebbe cogliere. La formazione delle nuove generazioni è ormai
talmente destrutturata che non colgono le contraddizioni evidenti del sistema
Europa. Dinanzi a contraddizioni
laceranti e sanguinose dovremmo porci il problema del “perché” tutto questo non
susciti “scandalo” e i popoli europei non scendano in piazza; tutto tace,
mentre il rombo dei cannoni continua a mietere le sue vittime a Gaza come in
Ucraina.
Tutto è guerra, e in
ogni conflitto le leggi non sono eguali per tutti.
Nel 2011 il ministro della
Difesa, Karl Theodor Guttenberg, della Csu bavarese e nel 2021 il ministro
della Famiglia tedesca, Franziska Giffey, 43 anni (Spd), furono licenziati per
plagio tesi, una sciocchezza se comparata all’accusa di poca trasparenza
nell’affare covid, eppure la legge etica non pare valere per Ursula von der Leyen. Due pesi e due misure
come accade nei sistemi in cui non è lo stato di diritto a governare ma il
privilegio. C’è chi può governare al di là del bene e del male. In una Europa
di tal genere, bisogna avere il coraggio di tornare a predicare, mi scusino il
termine, la morale pubblica e la libertà concreta capace di riconoscere
l’altro. L’ostilità verso la filosofia e la religione hanno la loro causa prima
nel rifiuto dell’individuo concreto e sociale. Se i popoli non scendono in piazza, la
motivazione è che decenni di neutralizzazione di ogni morale mascherata dalla
retorica dei diritti individuali, vero strumento per smantellare il pubblico e
sostituirlo col comitato degli affari privati, hanno instaurato il regno del
nichilismo passivo. I popoli europei non
credono più a nulla. La speranza in una esistenza degna di questo nome è stata
sostituita dalla logica della sopravvivenza e della naturalizzazione della
legge del più forte. Il futuro è solo migrazione, per cui l’inglese del migrante dev’essere il fondamento unico delle
generazioni senza identità e senza cultura. Senza speranza e con la
consapevolezza di essere sudditi senza
alternativa i popoli accettano l’inaudito. Il temine “senza” è ripetuto
volutamente, l’europeo medio si avvia a diventare “semplice soffio vitale”, se
non avrà una adeguata reazione a tale condizione che ci sta conducendo
nell’abisso.
Per ricostruire la politica bisogna riportare in campo con la giurisprudenza l’etica pubblica, ma non quella della Versailles di Bruxelles, mezzo da usare all’occorrenza contro i dissenzienti, ma l’etica che difende l’onestà e la trasparenza senza le quali non c’è politica ma solo il comitato d’affari. Le nuove generazioni devono riappropriarsi dei contenuti del sapere con i quali comprendere il presente. Il tempo del debate dev’essere sostituito dalla volontà di sapere e dalla volontà di verità. Sembrano virtù desuete, in quanto l’Europa ci ha insegnato che il mercato (l’oligarchia finanziaria) decide le scelte dei singoli e dei popoli. Riprendiamoci la politica, impegnandoci in essa, esigendo e vivendo la trasparenza, valore oggettivo del vivere civile senza il quale siamo destinati ad una bieca sudditanza al più forte. A coloro che ci dicono che non ci sono morali, ma tutto è relativo, rispondiamo rimettendoci in piedi tra le macerie europee.