Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Col tempo ci si abitua all’appello del muezzin che, tramite l’altoparlante di mattina presto, invita senza sconti i fedeli alla preghiera. Poi, corrente elettrica permettendo, altri altoparlanti si aggiungono e, per qualche minuto, il silenzio abitato della notte si accende di un mescolio inedito di voci, canti e sonorità. Si prega durante il giorno e poi la sera, nelle moschee e lungo le strade laddove esso è possibile e talvolta impossibile. Le feste musulmane ritmano l’anno civile e all’università statale i luoghi e i tempi di preghiera sono ormai parte del paesaggio accademico.
Il potere, qualunque sia la forma per
esercitarlo ha, da sempre, assunto connotati religiosi. Dalle dittature alle
monarchie messianiche passando per le repubbliche presidenziali, le nuove
autorità sono in genere confermate da Dio tramite i capi religiosi che presumono
di rappresentarlo. Quanto alla democrazia, nella quale il popolo sembra
sovrano, essa prende i contorni di una divinità in cerca permanente di un
piedistallo per giustificarsi.
Non parliamo poi delle rivoluzioni che
non raramente rivendicano l’ineluttabile direzione della storia e che pertanto
assumono un’aura divina o quantomeno sacralizzata. I sacrifici umani appaiono
come strumento e mezzo naturale perchè si possa portare a compimento quanto
iniziato, spesso in modo casuale. Sembra
difficile, agli umani, evitare di prostrarsi dinnanzi agli dei, mutevoli, che
caratterizzano ogni epoca dell’umana avventura.
In città si notano le croci delle
numerose farmacie e quelle, più nascoste, delle chiese e dei templi. I
campanili sono di modesta dimensione e le campane, dove esistono, non suonano
neppure il giorno di Pasqua. Quanto alle croci che si portano al collo appaiono
e scompaiono secondo le circostanze. Accade infatti che alcuni tassisti
rifiutino di imbarcarcare coloro che le pongono senza troppa discrezione.
Indossare un nome che suona come cristiano può creare problemi sul lavoro e a
scuola.
Il nazionalismo, che si offre allo
sguardo e commento dei politici sotto varie diciture, secondo i contesti, i
linguaggi e le applicazioni, si apparenta al sovranismo e, occasionalmente al
fascismo. In questi casi è lo Stato che si arroga prerogative divine di vita e
morte sui cittadini e che, naturalmente, rivendica il diritto esclusivo di
decidere tra verità e menzogna a seconda dell’interesse del momento. Il
Leviatano, animale mitico, può costringere i sudditi a abbandonare la propria
sovranità in cambio di sicurezza e protezione. Ciò è quanto scrisse a suo tempo
il filosofo Thomas Hobbes in un contesto di guerre senza fine tra religioni. Il
Leviatano rappresenta lo Stato che si prende per Dio.
Le credenze delle religioni
‘tradizionali’ spesso vivono nell’ombra ma sono vive e vegete. Appaiono e scompaiono a seconda degli avvenimenti
cruciali della vita personale e sociale. Malattie, ricerca di un lavoro,
matrimonio da definire, decessi da evitare e, specie nei processi elettorali,
riemerge quanto rimane sommerso nei tempi ordinari. Consultazioni di tipo
magico, mistico, soprannaturale ed ecco che il mondo invisibile ritrova tutta
la sua corposa e inevitabile forza persuasiva. Anche in questo caso i sacrifici
di animali o umani sono una puntuale e rituale realtà.
Poi abbiamo naturalizzato il sistema
capitalista, neoliberista, finanziarizzato all’estremo. Tutto e tutti si trasformano
in mercanzia vendibile sul mercato. Si tratta di una religione nella quale il
dio è il denaro e ciò che esso rappresenta, in chiave simbolica e fattuale, per
rivestire di potere chi lo possiede e dal quale, in definitiva, è posseduto.
Dimmi chi adori e ti dirò chi sei, scrisse il saggio.
Quanto al ruolo delle violenza, che si
presenta come pervasiva in ogni fase della storia raccontata dei popoli,
tramite le vittime, i perpetratori e i martiri, contribuisce a non lasciare
abbandonati al loro destino i cimiteri. Le fosse comuni non sono così rare come
potrebbe sembrare. Coloro che fabbricano, commerciano e acquistano armi, sono
parte integrante del sistema religioso che ha definitivamente assunto la
violenza, specie in ambito politico, come sacra.
Infine la sabbia, presenza umile e feriale, ricorda a tutte le religioni, rivelate, inventate o supposte, che tutto parte e tutto torna a lei. A suo modo lei ironizza sui piedistalli, statue, imperi, dominazioni, guerre, templi e palazzi. Sa molto bene come vanno a finire coloro che si prendono per dei o coloro che li fabbricano a loro immagine e somiglianza. Nelle occasionali tempeste che tutto avvolgono nel suo nome, lei contesta le velleità di coloro che svendono la vita e la dignità per darsi un nome eterno. Lei è come uno specchio nel quale si riflette la vanità del prestigio, dei progetti e delle parole che, come polvere, il vento disperderà.
Mauro Armanino, Niamey, luglio 2024
Fonte foto: Contropiano (da Google)