Il caso Assange sembra
risolversi nel modo migliore possibile, benchè nulla potrà cancellare la lunga
e ingiusta detenzione a cui il giornalista è stato sottoposto. Detenzione, isolamento
e terrore sono stati i compagni di “cella” del giornalista. Assange è marchiato
per sempre, nella sua psiche e nel suo corpo il dominio ha impresso la sua
verità. Il Totalitarismo liberista ha mostrato il suo volto autoritario; si
è semplicemente svelato. La democrazia
oligarchica e atlantista ha bandito la verità dalla sua struttura politica e
sociale. Si è liberi di comprare, vendere e saccheggiare, ma la verità deve
restare distante e oscura. Ai sudditi è dato il divertissement come strumento per derealizzarsi e illudersi di
vivere in uno Stato libero e democratico. Il potere sempre più simile al
Celeste Impero si cela nella sua nicchia dorata, ai sudditi non è dato di vederlo e di
comprenderlo.
Ora che la verità non
è più aggirabile, abbiamo dinanzi a noi il quadro reale della realtà. La
violenza è la sostanza della democrazia
plutocratica, il Ministero della verità
non rispetta nessuna legge internazionale, anzi quest’ultima serve solo
a giustificare la legge del più forte. La legge vale solo per gli Stati
canaglia e per i nemici di turno, chi
detiene il potere, come gli antichi sovrani, è al di sopra della legge, è unto
dal “capitale”. La sacra unzione medioevale è stata sostituita dal tocco
miracoloso della finanza.
Assange ha reso noto
ciò che sapevamo o sospettavamo. Dopo dodici anni Assange è libero, sembra
dunque che giustizia, un minimo, sia stata fatta. L’azione internazionale a suo
sostegno ha sicuramente avuto il suo peso. Il potere teme i popoli, è demofobico, pertanto le pressioni
non sono state indifferenti. Eppure è possibile congetturare sulle motivazioni
della liberazione. Liberarlo dopo dodici anni di sofferenze e torture è un
chiaro messaggio che il potere lancia ai dissenzienti “Unum castigabis, centum emendabis”. Chiunque voglia lottare per la democrazia e per la
legge sa bene d’ora in avanti che va incontro a pericoli e ad inaudite sofferenze,
per lui lo stato di diritto è sospeso. Solo figure eroiche possono ipotizzare
di attraversare la cruenta Odissea di Assange. Assange libero è inviato tra i
normali cittadini ad eterna memoria di ciò che potrebbe accadere anche a
loro. Si scoraggiano così i
dissenzienti, pertanto liberarlo è il modo con cui il dominio segnala a
chiunque voglia svelare la verità con documenti e dati oggettivi che le
conseguenze saranno terribili. A novembre ci saranno le elezioni negli Stati
Uniti, probabilmente Biden già affaticato dalla guerra ucraina ha risolto
l’imbarazzo del caso Assange. Insomma
una liberazione molto proficua…
Lo splendore del
patibolo
Un altro aspetto
rivela il clima da Tribunale dell’Inquisizione in cui siamo. Assange è stato
liberato dopo essersi dichiarato colpevole di coospirazione per aver divulgato
documenti da cui dipendeva la sicurezza nazionale. Rammenta tutto ciò l’abiura
di Galileo Galilei che tornò parzialmente libero dopo aver dichiarato di
abbandonare “completamente la falsa teoria che il sole è centro del mondo”.
L’abiura è del 1633, similmente Assange dichiara di aver messo in pericolo la
sicurezza nazionale e si affida alla bontà dei carcerieri che con le loro
politiche minacciano le vite di popoli e singoli. In entrambi i casi il potere
chiede al trasgressore di riconoscere la superiore autorità dell’Istituzione e
di assoggettarsi ad esso nel corpo e nella psiche. Lo splendore del partibolo,
solo simbolico, deve educare i servi a tacere e a non fare domande.
Il dominio in entrambi
i casi rende pubblico che il ribelle ha accettato e riconosciuto il potere, è
solo un omuncolo tra omuncoli e quindi alla fine la ribellione è stata
spezzata. In entrambi casi l’abiura può essere letta anche in questi termini: i
calcoli per Galileo Galilei e i documenti per Assange sono i dati oggettivi che
malgrado pentimenti e inginocchiatoi reali e psicologici restano a mostrare la
verità. Essi hanno ceduto, ma in realtà l’obiettivo è stato raggiunto: la
verità è stata resa pubblica e nessun atto di abiura potrà cancellarla.
Si spera che Assange
abbia lunga vita, in quanto innumerevoli sono i casi di morte improvvisa, il
potere ha memoria elefantiaca e lunghe e nere mani.
Il caso Assange non ha
trovato accoglienza in nessuno dei partiti ufficiali. La lotta per i diritti
civili denuncia con l’indifferenza verso
il caso Assange la sua menzogna: nessun partito politico o movimento di massa
che sfila per i diritti di chiunque si è lasciato coinvolgere da un caso che
non trova gradimento nelle alte sfere. I diritti non valicano i desideri dei
padroni. Si è grati al sistema che
concede i diritti, purchè si resti
fedeli al “politicamente corretto” e si perpetui la fiaba che il nostro è il
mondo dei diritti e della verità e dunque abbiamo il diritto-dovere di intervenire
per liberare gli oppressi con ogni mezzo.
Ogni uomo è parte
dell’umanità, fin quando un solo essere umano sarà perseguitato per la
giustizia e per la verità
nell’indifferenza o nell’accettazione passiva del “fatto ormai
avvenuto”, saremo lontani dalla civiltà del diritto. Il diritto negato ad Assange prepara altri diritti
negati, per cui coloro che corrono sul carro dei vincitori ed evitano di
confrontarsi con il suddetto caso potrebbero un giorno trovarsi in una situazione
simile. I diritti concessi e poi rigettati sono la prova che la nostra
democrazia è imperfetta e solo l’azione collettiva e politica può trasformare
la deriva autoritaria in consapevolezza comunitaria tesa a proteggere i diritti
e i doveri di ogni essere umano. Tanto abbiamo da imparare e da pensare sul
caso Assange. Il caso non è chiuso con la sua liberazione, adesso inizia un
percorso di consapevolezza di ciò che è stato per poter organizzare la difesa
reale dei diritti senza “ottriate concessioni”. Assange ha fatto il suo, ci
lascia un patrimonio di verità che gli è costata una vita intera e anche molto
di più, la liberazione non potrà cancellare ciò che è stato. Sta a noi, ora,
continuare la sua opera di verità nel mondo della propaganda. Abbiamo il dovere
etico di parlarne ovunque e di organizzare
occasioni affinchè se ne discuta.
Nel tempo del vittimismo dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni gli esempi di uomini e di donne che hanno lottato per la verità, perché vivere nella menzogna non è come vivere nella verità; la differenza è la linea che divide una vita a misura di essere umano e una vita da “bruti reificati”.
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