La riforma dell’istruzione
spagnola del 2022 con cui si abolisce la filosofia e si riduce la storia per
implementare la conoscenza (propaganda) dei
diritti LGBT e dell’ecofemminismo
avrebbe lo scopo, testuali parole, di
favorire un approccio «meno mnemonico». I blocchi tematici sostituiranno la
ricostruzione degli eventi. Se vogliamo capire il percorso dell’Europa nel
tempo attuale bisognerebbe studiare la riforma dell’istruzione spagnola, in cui
il sapere critico è sostituito da contenuti che divengono i dogmi intorno ai
quali costruire il consenso al capitalismo. Il governo spagnolo è di sinistra,
l’alzata di scudi dei conservatori è solo commedia, in quanto destra e sinistra
sono nulla più che flatus vocis al
servizio dell’angloglobalizzazione. La sinistra risponde in modo molto più
efficace ed efficiente all’attuale fase del capitalismo che per sostenere
consumi e migrazione punta sulla deregolamentazione in ogni ambito sociale ed
economico. La sinistra paladina dei soli diritti individuali catechizza le
nuove generazioni e benedice ogni forma di individualismo. Non vi è equilibrio
tra i diritti individuali e sociali; i diritti individuali in assenza di diritti sociali, in astratto
sono per tutti, ma in realtà sono diritti per censo.
Il governo è “nominalmente
di sinistra”, poiché persegue gli stessi fini della destra o di ogni altra
compagine politica di governo, ovvero attualizzare la globalizzazione. La
formazione è l’istituzione che prepara le future generazioni, per cui si deve
agire per deformare la natura sociale e comunitaria prima possibile. La legge
del 2022 relativa alla riforma della formazione professionale rende
inequivocabile l’adattamento dell’intero sistema alle prescrizione del mercato.
La riforma spagnola è similare alle riforme che si varano nell’Europa unita,
nella quale di “unito” vi è solo il mercato:
10. Formazione continua: qualsiasi tipo di formazione svolta
dopo la formazione iniziale e l’inserimento nella vita attiva, all’interno o
all’esterno del sistema educativo. Il suo obiettivo è consentire alla persona
di acquisire, ampliare o aggiornare le proprie conoscenze o competenze al fine
di adattare, promuovere professionalmente o riconvertire il proprio percorso di
sviluppo personale o professionale. Questo nome non è associato alla tipologia
dell’offerta formativa, ma al processo di apprendimento nel percorso formativo
di ciascuna persona, dopo la formazione iniziale e l’inserimento nella vita
lavorativa attiva.
11. Formazione iniziale: l’itinerario formativo svolto,
all’interno del sistema educativo, dall’inizio del percorso scolastico fino al
termine della permanenza in esso, per l’inserimento nel mondo del lavoro.
Questa designazione non è legata alla tipologia dell’offerta formativa, ma
piuttosto al momento presente nel percorso formativo di ciascuna persona,
durante la formazione iniziale e prima dell’inserimento nella vita lavorativa
attiva.
12. Formazione professionale duale: formazione professionale
che si realizza armonizzando i processi di insegnamento e apprendimento tra il
centro di formazione professionale e l’azienda o organizzazione equivalente, in
corresponsabilità tra entrambi gli agenti, con l’obiettivo di migliorare
l’occupabilità della persona. In allenamento.
13. Formatore: qualsiasi persona che svolge una o più
attività legate alla funzione formativa, sia all’interno di un centro di
formazione professionale non appartenente agli organi didattici
dell’ordinamento scolastico, sia in un’azienda o ente equiparabile.
14. Indicatore di qualità: il criterio che stabilisce il
livello minimo richiesto in ambito professionale per lo svolgimento di
un’attività o compito, purché soddisfi gli obiettivi delle organizzazioni
produttive. Costituisce una guida per la valutazione della competenza
professionale insieme agli elementi di competenza.
15. Itinerario formativo: il progetto costruito da ciascuno,
con l’ausilio, se necessario, di servizi di orientamento professionale, per
acquisire, aggiornare, completare e ampliare le proprie competenze lungo tutto
l’arco della vita”.
Fedeli al mercato
pantoclasta
Il primo assunto
semantico che si dovrebbe chiarire è che si è di fronte all’ennesimo governo al
servizio della globalizzazione. Possono esservi sfumature espressive diverse,
ma la storia di questi decenni ci insegna che destra e sinistra sono intercambiabili,
ovvero sono al servizio della globalizzazione, per cui si ripropone
l’interminabile gioco delle parti con cui si finge che vi sia una democrazia e
una opposizione. D’altronde lo verifichiamo in Italia puntualmente ed
egualmente, destra e sinistra governano unitamente al servizio dell’atlantismo
globale. Per uscire dalla gabbia
d’acciaio il primo passo è non cadere in facili contrapposizioni finalizzate a
sostenere l’illusoria certezza che siamo in democrazia. La post-democrazia
esige un riorientamento concettuale, altrimenti si rischia di non comprenderla,
si utilizzano categorie del Novecento per comprendere una realtà omologata e
che vorrebbe schermarsi mediante l’uso manipolato del linguaggio del passato.
Il primo punto è che
la Spagna, ma potrebbe essere qualsiasi altro stato europeo, mette in atto con la sua controriforma uno dei punti nodali dell’agenda
2030. Si tratta della globalizzazione radicale e totalitaria, la quale deve procedere con un movimento pantoclasta:
distruggere ogni deposito culturale tradizionale ed ogni umanesimo per l’uomo
nuovo. La riforma rende praticamente obbligatoria la promozione, anche in
assenza dei requisiti minimi raggiunti dall’alunno, il quale sarà un analfabeta
programmato per la passività sociale. La
democrazia sostanziale non può che volere cittadini preparati per la
partecipazione politica, in questo caso la democrazia formale è sostenuta dalla demagogia
pedagogica che prepara otri vuoti da riempire passivamente con gli slogan senza
capacità critica. Dietro l’abbaglio dei soli diritti individuali con annessa
demagogia vi è una nuova antropologia artificiale. L’uomo nuovo liquido ed
adattabile non deve avere famiglia o legami stabili ma solo esperienze globali.
Non ha radicamento nell’identità affettiva o territoriale, ma è astrattamente globale:
appartiene al mondo. È una creatura metamorfica che ben si adatta agli
interessi delle oligarchie, le quali necessitano di esseri umani liquidi e disponibili
allo spostamento perenne, in quanto senza identità e senza territorio. L’istruzione
deve formare a uomini che come Proteo prendono la forma del mercato.
Figure spettrali
fatalmente adattabili, ma che hanno la percezione di essere padroni e signori
della loro identità. Il mondo nuovo che inaugura la riforma spagnola deve recidere ogni legame col passato.
Cultura classica
La cultura classica
con il suo umanesimo è la fonte viva della comunità, dei diritti sociali e
della democrazia sostanziale. La cancellazione della cultura classica non può
che determinare nell’ottica dei legislatori un nuovo essere umano senza memoria
convinto che la storia inizi e termini nel presente e con i suoi personali
desideri. Ogni dittatura, lo ricorda Maria Zambrano nei suoi scritti, vorrebbe
cancellare la storia e riscriverla. Ci troviamo dinanzi ad un esempio di questo
genere rivestito con la retorica dei diritti. Il nuovo essere umano senza
memoria e senza comunità sarà solo un atomo venuto dal nulla e intenzionalmente
orientato verso il nulla, nessuna storia e metafisica lo precede. L’anno zero
della storia è l’obiettivo di ogni totalitarismo. Nella riforma si afferma che
storia e filosofia sono discipline dal peso mnemonico. Per poter pensare
politicamente e culturalmente necessitano le informazioni, le quali non hanno
mai leso nessuna intelligenza, inoltre la filosofia è sempre stata e sarà, per
sua vocazione, la disciplina critica per eccellenza e non certo solo mnestica. Forse
è questo il passaggio fondamentale, le nuove generazioni non devono avere
cultura critica, devono astenersi dalla prassi come il peggiore dei mali per idolatrare
i diritti individuali. Si può ipotizzare che la retorica dei diritti
individuali prepara una generazione che concepisca l’ambiente, in cui vive come
un immenso supermercato nel quale ha il solo diritto di comprare prodotti,
identità momentanee ed esperienze di ogni genere. La Filosofia e la cultura
classica donano voce all’invisibile da
cui nuovi mondi fioriscono:
“Il pensiero filosofico ci
permette di osare sentire quello che sentiremmo in ogni caso, ma
senza osare, e che resterebbe per questo sospeso a metà nascita, come quasi
sempre succede al nostro sentire. È per questo che la vita di tanta gente non
va oltre il conato, un conato di vita. E questo è grave, perché la vita deve
essere piena in qualche modo, in questo conato di essere che siamo[1]”.
Le controriforme della
formazione sono finalizzate a favorire
l’avanzata del deserto. Nessuna comunità sopravvive senza spirito.
Catabasi
Il diritto individuale è la sovrastruttura del capitalismo nell’attuale
fase storica che Costanzo Preve denominava “assoluto”. Diritti individuali
senza diritti sociali all’interno dei quali spicca il femminismo in salsa
anglosassone: le donne con il diritto di riprodurre nelle scelte e nei
comportamenti il maschio anglosassone eterosessuale e carrierista. Le
differenze scompaiono dietro la fumisteria della parola diritto, in realtà si
punta all’omologazione acritica ed edonistica. La riforma spagnola è parte di
un disegno culturale che procede senza una reale opposizione da decenni. I
primi che dovrebbero opporsi a tale riforma sono le persone omosessuali le
quali sono usate come cavallo di Troia per distruggere l’umanesimo e i diritti
sociali. Si usa il facile consenso che la parola “diritto individuale” evoca
per introdurre l’ignoranza di Stato programmata allo scopo di procedere con più
facilità allo sfruttamento e alla precarietà. Il nulla avanza nella forma
dell’emancipazione dalla memoria e dalla verità, in tal maniera non resta che
l’apparire, il soggetto insegue il fenomeno nella forma del frammento senza
ricondurlo alla sua verità che risiede nella totalità da cui emerge. Senza cultura filosofica e dialettica il
fenomeno resta irrazionale, in quanto non dotato di senso, è un puro apparire
pronto a dileguarsi nel nulla. Il nuovo totalitarismo è antimetafisico, deve
eternizzarsi con la dimenticanza e con la rinuncia alla verità. Massimo
Bontempelli, lettore di Eraclito, descrive proprio attraverso Eraclito la
condizione contemporanea. Il sapere classico non è mai mnestico, ma dona
categorie da risemantizzare per comprendere il presente e preparare l’esodo
dall’adattamento inclusivo:
“Ma che cosa può
significare, in concreto, l’apparire del
nulla? E quale mai esperienza e storia Eraclito può aver vissuto perché gli sia
apparsa come l’apparire del nulla? Non si dimentichi che egli fu un uomo
dell’aristocrazia dell’acropoli di Efeso, e che, d’altra parte, al suo tempo,
ad Efeso come in tutta la Ionia, scendendo giù dall’acropoli nelle vallate, ci
si imbatteva in una trama di relazioni sociali e di forme del discorso del
tutto nuove ed irreducibili rispetto al mondo delle acropoli ed ai suoi valori.
Questa nuova realtà, dunque, non aveva
alcuna radice nel preesistente ordinamento sociale, né alcuna legittimità in
base ai criteri etici di esso. Si era sviluppata da impulsi di natura economica
non derivabili dalle norme tradizionali, e tutto, il suo sviluppo non appariva
collegato ad alcunché del passato,
neppure come frutto di ideologie contrarie ai suoi equilibri o di aspettative precise
di novità, ed era invece un progressivo, dirompente ed inatteso scioglimento
del passato[2]”.
Siamo dinanzi ad un
nuovo totalitarismo, ma la filosofia è antica come l’essere umano e può trarre
dal pozzo della sua storia la prassi per capire e deviare dal cammino del
nichilismo che, al momento, sembra inarrestabile. La catabasi è il movimento dialettico che ci responsabilizza nell’immanenza della storia
per poter riportare i fenomeni storici all’unità del concetto, senza tale
movimento dialettico la realtà precipita nell’irrazionalità. Eraclito, come
Hegel, ci insegna che l’apparire, se non riportato al concetto rischia di
trasformarci in creature che adorano le ombre, perché esse stesse non sono che
spettrali presenze pronte a dileguarsi nel nulla. Il transumanesimo è il salto
di qualità a cui si avvia la globalizzazione, l’essere umano dev’essere educato
ed addomesticato con la cultura dell’illimitato. I diritti individuali senza i
doveri, i diritti sociali e il materialismo storico, non sono che la testa
d’ariete con cui si vuole normalizzare il transumanesimo capitalistico. Oggi
più di ieri la cultura classica e la filosofia sono imprescindibili per
difendere l’umano dal nulla che avanza con la baionetta dei diritti
individuali. Al nichilismo che inquieta e governa con la retorica ammaliatrice
delle belle parole bisogna opporre l’impegno per una metafisica all’altezza del
nostro tragico tempo storico.
[1] Maria
Zambrano, Per un nuovo sapere dell’anima, Raffaello Cortina editore, pag. 41
[2] Massimo Bontempelli, Eraclito e noi, Spes 1989, pp. 45 46