Elogio della paternità


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Il  Comitato Nazionale per la Salvaguardia della Patria, in breve CNSP, esiste nel Niger dal 26 luglio 2023, giorno in cui è stato fatto prigioniero il presidente Mohamed Bazoum. Passano i mesi e il tema della Patria non accenna a diminuire, anzi, il patriottismo e i patrioti sono ormai i cittadini modello da imitare. Il nuovo cittadino nigerino sarà patriottico o non sarà affatto! Come non pensare agli anni passati nella scuola elementare e ricordare i moti per l’indipendenza, i patrioti pronti ad immolarsi, i carbonari che sognavano un Paese unificato. Poi si mescolano gli abbinamenti orchestrati da regimi politici di sinistra memoria che coniugavano, manipolandoli, la Famiglia, Dio e la Patria. Le trincee della storia e le colonizzazioni occidentali sono state, non raramente, la traduzione geopolitica di tali accostamenti. Poi il linguaggio, specchio e eco dello spirito del tempo, ha impiegato i derivati di patria, dal latino pater. Il ‘pater familias’, padre di famiglia della Roma antica, con insondabile diritto di vita e di morte sui figli, patriottismo e infine patriarcato. Quest’ultimo interpretato come causa di tutto quanto esiste di oppressivo nella civiltà occidentale.

Nostro padre Pietro, il padre di noi e marito di nostra madre, ha attraversato la vita con umiltà perché ha lui stesso sofferto precocemente dell’assenza dei genitori. Giovane partigiano sull’Appennino ligure- parmigiano per lottare contro il nazifascismo imperante, si è poi trasformato in marito, padre, operaio edile e delegato sindacale di base. La sua vita non è stata lunga quanto avrebbe potuto essere . Il suo cuore ha retto fino all’età di 56 anni fin quando, una notte, ha smesso di battere di quella paternità che l’aveva, malgrado le traversie, tenuto in vita. Con sua moglie, nostra madre, ha vissuto, condiviso, atteso e sperato quel futuro che aveva intravvisto sulle montagne, sfiorato più volte dalla morte. Si lasciava sorprendere dalla vita come fosse la prima volta che accadeva ciò che la famiglia, nella sua sobria povertà, attraversava. Una delicatezza coniugale, la sua, che nostra madre, vedova per vent’anni, non terminava di ricordare con tristezza prima e serena letizia in seguito. Sono sepolti assieme nel cimitero di campagna non lontano dalla chiesa millenaria dove si erano sposati, una domenica mattina nel mese di settembre di quell’anno.

Tra patria, padre e patriarcato non c’è quella continuità che si vuol far credere in occidente,  dove la paternità sembra passata di moda e di statuto. La crisi nell’identità dei padri, così come concepita e sistematizzata nel passato, sembra irreversibile anche perché legata ai mutamenti dell’identità della donna  nella crescente autonomia sul proprio corpo. Una società senza padri degni di questo nome, con un ruolo da reinventare, sarebbe un dramma e creerebbe la stessa sciagura di una società senza madri. Ci sono padri che spariscono e altri latitanti nel momento in cui più si abbisogna di loro. Altri sentono che il potere di un tempo  è andato come sabbia tra le dita e hanno smarrito le certezze di una volta. Ridare un volto alla paternità dovrebbe essere uno dei cantieri più urgenti e decisivi del nostro tempo. Senza questo tentativo appare illusorio oppure fuorviante insegnare e recitare coi figli la preghiera  del Dio padre.

                                                       Mauro Armanino, Niamey, 31 dicembre 2023

Padre Mauro Armanino è nato a Chiavari nel 1952. Già operaio e sindacalista della FLM a Casarza Ligure. Volontario in Costa d’Avorio, sostitutivo del servizio militare. Poi ordinato prete missionario presso la Società delle Missioni Africane di Genova. E’ stato cappellano dei giovani in Costa d’Avorio fino al 1990. Dopo alcuni anni a Cordoba in Argentina è partito in Liberia per sette anni. Ha conosciuto la guerra e i campi di rifugiati. Al ritorno da questa esperienza è rimasto in centro storico a Genova coi migranti e ha operato come volontario nel carcere di Marassi per gli stranieri di origine africana. Da oltre otto anni si trova nel Niger per un servizio ai migranti e nella formazione. Sono stati pubblicati alcuni suoi libri dalla EMI, l’editrice missionaria (Isabelle, 5 nomi per dire Liberia, La storia si fa coi piedi). Con l’editrice Gammarò di Sestri Levante è uscito il libro-tesi La storia perduta e ritrovata dei migranti, per Hermatena (Bologna) ha pubblicato La nave di sabbia. Migranti, pirati e cercatori nel Sahel, Nomi di vento, La città sommersa. Il mondo altro dei migranti del mare. L’arca perduta del Mediterraneo. Prove di naufragio di una civiltà, sempre con Hermatena di Bologna.

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