Alla fine della fiera Ilaria
Salis si candida alle europee con AVS (Alleanza Verdi Sinistra), cioè la
costola rosa e un po’ più di “sinistra” (nel senso di ancor più politicamente
corretta, femminista ecc.) del PD. Ma insomma, è pressoché la stessa cosa.
Diciamo pure che la candidatura nel PD era un po’ indigesta a una parte consistente
della nomenclatura di quel partito, giudicata un po’ troppo azzardata per un
partito liberale moderato la cui unica stella polare è tornare al governo
quanto prima, purchessia e comunque sia. In ogni caso, votare per AVS o per il
PD è esattamente la medesima cosa. La sola funzione di AVS è infatti quella di
intercettare quella parte di elettorato di “sinistra radical” che anche
turandosi il naso proprio non ce la fa a votare per i Dem (non si capisce poi
perché dato che nella sostanza sono la stessa cosa, ma insomma, anche l’apparenza
gioca la sua parte…). Per restare nel gossip (il livello è questo..) trovo semplicemente
ridicola la posizione assunta da ciò che rimane di Potere al Popolo dopo la
defezione di Rifondazione Comunista che ha scelto di aderire alla lista di
Santoro. I “papini” sostengono infatti che AVS gli fa schifo quasi quanto il PD
ma che liberare la Salis è più importante di qualsiasi altra considerazione politica.
Ergo, se la logica non è acqua fresca, se si fosse candidata col PD avrebbero
votato per questo partito pur di sostenerla, o sbaglio? La differenza,
intendiamoci, è irrisoria, ma questo ci fa capire qual è la natura di questa
“sinistra” sedicente antagonista.
Sia chiaro, come ho avuto già
modo di dire, Ilaria Salis dal mio punto di vista potrebbe e dovrebbe essere
scarcerata anche subito dal momento che ha scontato una pena più che
sufficiente, cioè quasi un anno e mezzo (peraltro in carcerazione preventiva
perché ancora non è stata processata nè condannata), rispetto al reato che le
viene contestato, cioè l’aver partecipato all’aggressione contro due militanti
neonazisti che si è risolto con 5 giorni di prognosi ad uno e 8 all’altro. Se
pensiamo che ogni settimana, soltanto in Italia (come in qualsiasi altro paese
europeo) davanti ad una discoteca o uno stadio ci si ammazza di botte per
futili motivi, inciucciati di sostanze, e al massimo si viene denunciati a
piede libero, la richiesta del PM ungherese che ha proposto una condanna (patteggiamento)
a 11 anni per la Salis (in teoria rischia fino a 21 anni) appare a dir poco
abnorme. Ma la questione è ovviamente di
ordine politico e non legale-giudiziario.
Capisco, dal punto di vista
umano, che cercare di uscire dalla galera è la priorità per chiunque ma anche
in questo caso la questione che stiamo affrontando è di natura politica e sotto
questo aspetto siamo chiamati a giudicarla. Criticai a suo tempo la scelta di
Toni Negri (quello che diceva che si sentiva
vivo solo quando si calava il passamontagna sul volto…) di candidarsi alle
elezioni politiche con il neoliberista e filo sionista Marco Pannella pur di uscire
dal carcere (per poi riparare in Francia), non posso esimermi dal criticare la
scelta di Ilaria Salis che opta per candidarsi con una forza politica affiliata
al PD, per le stesse ragioni.
Salis è oggi una pedina politica
dell’UE e del suo versante liberal attualmente egemone, che la utilizza nel
braccio di ferro con Orban, il quale a sua volta gioca di rimessa e tira la
corda per ottimizzare i suoi desiderata (più soldi e più autonomia). Diciamo
pure che quanto sta accadendo è sicuramente molto più grande di lei che è
andata a Budapest per impedire un raduno neonazista (cosa che in sé e per sé io
personalmente non condanno perché un simile scempio non dovrebbe essere
consentito da un governo che si atteggia a democratico) e non pensava di potersi
ritrovare impelagata in una vicenda che travalica ampiamente la sua. Di fatto
però, candidandosi alle elezioni, ha scelto di essere parte di questo gioco. E
in questo “gioco” lei finisce per trovarsi oggettivamente dalla parte dell’UE e
della “sinistra” liberal che di quell’Unione Europea è parte integrante e
organica, e non credo che non ne sia consapevole. La stessa “sinistra liberal” che si fa sua
paladina per andare contro Orban e nello stesso tempo chiude gli occhi di
fronte ai nazisti ucraini sguinzagliati contro i russi; la stessa “sinistra
liberal” che denuncia il governo ungherese in quanto ideologicamente
fascistoide e reazionario (cosa vera) ma al contempo copre la criminale “politica”
(cioè la strage etnica in corso a Gaza) sfacciatamente nazista di Israele in
Palestina. La contraddizione è evidente ed è la stessa in cui si trova Ilaria
Salis. Tutto ciò fa sì che, per quanto mi riguarda, la sua scelta e tanto meno
la sua candidatura siano politicamente insostenibili.
Detesto la retorica e mi rendo
ben conto che è facile scrivere stando comodamente seduti in casa propria
davanti ad un computer piuttosto che reclusi in un carcere in un paese
straniero ma questo è il risvolto tragico della politica e della realtà e
nessuno può farci nulla. E rispetto a quanto sta accadendo, la vicenda di
Ilaria Salis è una goccia nell’oceano. Del resto, come commenteremmo se Assange
(in una posizione infinitamente più grave della Salis e altrettanto
infinitamente più importante sul piano politico) – ipotesi per assurdo – fosse
candidato dal Partito Democratico americano o dal Labour inglese?
(Fabrizio Marchi)
Fonte foto: Euractiv (da Google)