Vorrei in primo luogo cercare di suggerire come la controrivoluzione
digitale non dovrebbe essere vista semplicemente come uno sviluppo del
capitalismo finanziario. Essa ha infatti consentito di instaurare il nuovo
ordine digitale che, grazie a strumenti inediti per efficacia e
pervasività, ha derealizzato l’”ordine terreno” (Byung-Chul Han, Le
non cose, Einaudi, 2022) permettendo di ridisegnare l’orizzonte individuale
complessivo, prolungando l’idolatria del Mercato attraverso le forme
della Tecnica e il mito della sua onnipotenza e rilanciando l’ideologia
mercantile proprio quando essa conosceva una grave battuta d’arresto con la
crisi finanziaria del 2007/8. In questo modo, l’ordine digitale è diventato lo
strumento chiave al servizio della profonda ristrutturazione antropologica
perseguita dall’odierno potere tecnocratico.
L’ordine digitale ha dunque consentito di operare una possente
stretta, comprimendo tanto il campo del pensiero – che il capitalismo digitale
atrofizza colonizzando il tempo dei tecno-sudditi – quanto, di conseguenza,
quello delle alternative, che per essere imboccate devono prima di tutto poter
essere immaginate, pensate, considerate desiderabili o anche semplicemente
possibili. È, questo, un primo carattere costitutivo del capitalismo digitale,
che si comporta come un gigantesco vampiro che si nutre della libido. Come
evidenziato da Shoshana Zuboff (nel suo Il capitalismo della sorveglianza,
2019, tradotto e pubblicato in Italia per i tipi della Luiss University Press),
rispetto al capitalismo tradizionale, quello di nuovo tipo non estrae
plusvalore solo dal lavoro, bensì “dall’esperienza umana nella sua totalità”.
Torno alla restrizione del campo delle alternative, questione
centrale per lo sviluppo del mio ragionamento. Carlo Formenti ha sostenuto (Guerra
e rivoluzione, Meltemi, 2023), sulla scorta di Lukacs, una condivisibile
lettura non deterministica di Marx, giacché “nessuna dimensione dell’essere
sociale condiziona le altre senza esserne a sua volta condizionata”. Pertanto,
se è vero che le leggi dell’economia assumono un carattere soverchiante,
tuttavia la struttura economica non determina la coscienza direttamente, bensì
“attraverso la totalità dell’essere sociale”. L’agire soggettivo, dunque, non
esercita la sua capacità di decisione in senso assoluto, bensì sempre
all’interno di un campo di alternative predefinite. Partendo da questo
impianto, si tratta di cogliere e descrivere come, nell’arco dell’ultimo
quindicennio, cioè con l’affermazione dei capitalismo digitale che ha condotto
all’instaurazione del nuovo ordine digitale, la controrivoluzione digitale
abbia operato una severa restrizione del campo delle alternative a disposizione
dell’agire soggettivo e, dunque, politico, in modo particolare delle classi
lavoratrici.
Come si sia ottenuta, nell’occidente tecno-capitalistico, questa
vasta persuasione è, a mio avviso, il problema principale di fronte al quale ci
troviamo oggi; e questo può essere spiegato solo entrando nelle logiche profondamente
manipolatorie del capitalismo digitale, basate su una sofisticata ingegneria
comportamentale. Da questo punto di vista rimando, tra l’altro, ad alcuni miei
contributi pubblicati sulle pagine de L’Interferenza (https://www.linterferenza.info/attpol/telefono-cellulare-principio-realta/; https://www.linterferenza.info/attpol/la-tecnocrazia-regredire-cittadino-alla-condizione-suddito/) e al quarto numero
dei Quaderni di Risorgimento Socialista in preparazione (a cura di V.
Bottoni e P.P. Caserta), dedicato ai temi dell’intelligenza artificiale, del
capitalismo digitale e della tecnocrazia.
Qui vorrei, invece, sviluppare e chiarire un tema unificante:
come, attraverso il nuovo ordine digitale, si stia realizzando una vera e
propria Gleichschaltung (“sincronizzazione”) neoliberale. Questo non
deve sorprendere, perché costituisce una conseguenza coerente della definizione
di totalitarismo neoliberale, cioè una ideologia che mira a occupare
tutti gli spazi della vita dell’individuo; così come non deve sorprendere che
gli individui non se siano consapevoli e tendano, al contrario, a credere in
quell’orizzonte, a fidarsi di esso e ad identificarsi, perché questo è
connaturato al carattere basilare del concetto di indottrinamento, proprio come
avveniva per il suo archetipo ideologico sotto il nazismo.
La Gleichschaltung, cioè la campagna di sincronizzazione
della società, fu lanciata dai nazisti nel 1933 e durò fino al 1937. Il suo
obiettivo era, come suggerisce il termine, quello di assumere il controllo
totale sull’individuo, come anche su ogni organizzazione e su ogni aspetto
della vita, con il pretesto di purificare la cultura e la società.
Una Gleichschaltung neoliberale è in atto da tempo e la sua
effettiva realizzazione è in una fase avanzata. Gli individui-massa devono
essere allineati, resi conformi all’ideologia funzionale all’ordine mercantile
che si è prolungato nella tecnocrazia neoliberale.
La filiazione dello stesso schema avviene all’interno di forme
statuali e politiche diverse e convive senza problemi con questa diversità. Il
nazismo dapprima raggiunse il potere, prese le leve dello Stato, per poi
occuparlo e identificarsi completamente con esso. L’élite anglosassone è,
invece, transnazionale, nomade e ubiqua (Jacques Attali, Breve
storia del futuro, Fazi editore, 2016, 2007). Il primo fece uso della
repressione, la seconda della promessa dell’illimitata estensione della libertà
individuale.
Il capitalismo digitale costituisce lo strumento principe al
servizio della “sincronizzazione” dell’individuo nella nuova società signorile
di massa. Questa, rispetto ai totalitarismi del Novecento, non poggia sulla
repressione, ma sulla libertà e da ciò deriva tanto la sua efficacia che le
difficoltà nel decodificarla; ovviamente si tratta di un certo modo di
intendere, o meglio di presentare la libertà, visto che le “battaglie” al
centro dell’ideologia neoliberale sono tutto fuorché battaglie di libertà e la
presunta illimitata estensione collegata all’infinita possibilità di
manipolazione dell’individuo nasconde la sua definitiva riduzione a merce
(Silvia Guerini, Dal corpo neutro al cyborg postumano, Asterios
edizioni, 2022).
Così la “sincronizzazione” dell’individuo-massa nel nuovo ordine
digitale si avvale del corredo ideologico del politicamente corretto, del
femminismo neoliberale e delle “pari opportunità”, del pensiero lgbtq+, del
transumanesimo; e anche, senza alcun paradosso, dell’”antifascismo”
nominalistico, svuotato di qualunque connessione con la questione sociale,
sbandierato da guerrafondai, atlantisti e liberisti, cioè da coloro che additano
ritualmente un nemico del passato proprio mentre camminano al fianco del
neo-autoritarismo del presente, come abbiamo ancora una volta visto bene, e in
effetti in modo più eclatante, in occasione del teatrino mediatico dell’ultimo
25 aprile.
Ecco, dunque, i tratti generali di quella che occorre considerare
una vera e propria Gleichschaltung
neoliberale e della quale si potrà reperire un ulteriore tassello nel
crescendo mediatico orchestrato in occasione dello scorso 25 novembre (https://www.linterferenza.info/attpol/ordine-del-giorno-divide-et-impera-climax-perfetto-25-novembre/), divenuta data
inamovibile della liturgia politicamente corretta. Dalla nozione di totalitarismo
liberale, infatti, discende in modo necessario la volontà di plasmare
l’individuo e la collettività; né possono ad oggi essere considerati misteriosi
i mezzi materiali (compresa l’ideologia) utilizzati allo scopo. Non è nemmeno
un caso se il politicamente corretto, con il suo impeto moralistico, svolge una
funzione analoga a quella della smania maniacale di purificazione della società
e della cultura nella Gleichschaltung originale, quella nazista.
Infine, posso solo accennare a un altro aspetto centrale nella Gleichschaltung
noliberale, anch’esso insito nella sua definizione e nello schema generale,
comune al modello e alla copia, di trasformazione e uniformazione dell’individuo
e della collettività, cioè il fatto che essa passi per l’indottrinamento dei
più giovani, per gli adolescenti, per i pre-adolescenti e anche per i bambini,
attraverso la capacità acquisita dal nuovo ordine digitale di rivolgersi
direttamente a loro saltando tutte le forme e le figure di intermediazione
sociale ed educativa, che si è provveduto ad addomesticare, neutralizzare o
delegittimare.
Chiunque abbia studiato il funzionamento e le logiche sulle quali
si basa il capitalismo digitale, o ne abbia semplicemente osservato con
attenzione gli effetti sull’infanzia e sull’adolescenza, si rende conto che
l’ordine digitale esalta la tendenza già propria del neoliberalismo alla
completa de-conflittualizzazione e dis-intermediazione della società,
portandola alla conseguenza ultima e più radicale, cioè la rarefazione, la
destrutturazione e in ultima analisi lo scavalcamento della relazione con le
figure di rifermento, genitori e insegnanti. I primi sono lusingati, distratti
e atomizzati attraversi gli stessi strumenti ai quali sono in misura crescente abbandonati
i loro bambini; i secondi sono attaccati in modo permanente con campagne
mediatiche ad hoc e resi quanto più possibile inoffensivi dalle
controriforme scolastiche. Si è in questo modo questo ottenuto, e in misura
crescente si ottiene, il risultato di anticipare i tempi e intensificare gli
effetti della separazione monadistica degli individui, del ripiegamento
narcisistico e della dissoluzione dei legami comunitari. Del resto la
tecnocrazia neoliberale culmine dell’ideologia mercantile avversa ormai
esplicitamente la stessa famiglia; e ha nella distruzione e nella
colonizzazione della scuola pubblica uno dei suoi capisaldi.
Anche in questo caso si vede come il capitalismo digitale
predisponga e amplifichi tutte le scissioni e le forme di dis-integrazione
che le sue appendici ideologiche provvedono a rafforzare e rendere concrete.
Risultano particolarmente utili, in proposito, le pagine del già citato pamphlet
di Silvia Guerini dedicate alla saturazione della scuola, in primis nei
Paesi dell’anglosfera, con l’ideologia “gender neutral”, all’origine
della crescita esponenziale dei fenomeni di disforia di genere.
In Canada
l’indottrinamento all'” identità di genere” è penetrato nelle scuole,
come conseguenza i bambini e le bambine dagli 11 anni chiedono che vengano
usati i loro pronomi preferiti e molti adolescenti si definiscono pansessuali
(….). In Canada ai bambini e bambine di tutte le età viene insegnato che
hanno un'”identità di genere” e che questa è più significativa del
sesso biologico. La politica della scuola prevede la possibilità di una
“transizione sociale” senza che i genitori ne siano informati. Un
padre è venuto a conoscenza che sua figlia veniva indicata con un nome maschile
quando l’ha letto nell’annuario della settima classe (la seconda media
italiana). Risulta significativa, e un pericoloso e preoccupante precedente, la
condanna a 6 mesi di carcere e 30 mila dollari di multa a questo padre che si è
opposto alla somministrazione dei bloccanti per sua figlia.
In conclusione, la Gleichschaltung neoliberale deve essere compresa alla luce di tutti gli aspetti e gli ambiti complementari nei quali si radica e si esplicita la riproduzione della sua ideologia. Il nuovo ordine digitale, che costituisce forse la più compiuta realizzazione del “capitalismo magico”, tiene insieme e rilancia l’intera costruzione materiale dell’ideologia, la porta al livello superiore e offre all’individuo-massa un orizzonte trascendente nel quale collocarsi, determinando una severa chiusura del campo delle alternative a disposizione dell’agire soggettivo e politico.