La dicotomia Iran/Israele non dev’essere
analizzata in quanto contrapposizione fra uno Stato antimperialista puro
(Iran) ed il regime sionista-fascista israeliano, ma la duplice resistenza dei
Guardiani della Rivoluzione nazionale-sciita ai collaborazionisti interni
ed alla lobby degli straussiani americano-sionista. In Iran, dopo la Rivolta
antimperialista del 1978-’79, non tutte le fazioni accolsero la dottrina della Rivoluzione
degli Oppressi sistematizzata dall’Imam Khomeini: i quietisti
accettarono la visione del mondo neoliberale, diventando soci in affari con gli
Stati Uniti e lo Stato sionista, tradendo (di fatto) la natura terzomondista
della mobilitazione popolare degli anni ‘70. Mentre i Guardiani della
Rivoluzione strinsero una alleanza strategica con l’Organizzazione per
la Liberazione della Palestina (OLP), il movimento antimperialista
irlandese (IRA) ed i Sandinisti in Nicaragua, i quietisti cooperarono
con la CIA ed il Mossad, candidandosi al ruolo di mercanti d’armi
nello scandalo Iran Contra (1986). Entrambi gli schieramenti, non
rinunciarono alla repressione anti-sovietica, appoggiando l’Islam politico in
Afghanistan: la fazione dei Resistenti si schierò con le guerriglie
islamiche tanto anticomuniste quanto anti-occidentali; i Collaborazionisti
sostennero il terrorismo unilaterale della Fratellanza Musulmana contro
lo Stato jugoslavo, convertendosi in un Cavallo di Troia della Nato.
Questa contraddizione all’interno della Repubblica Islamica dell’Iran ha
portato all’abbandono dell’Islam rosso di Ali Shariati, rafforzando un
regime capitalista semi-corporativo oscillante fra la difesa dello Stato
sociale e l’autoritarismo neoliberale.
L’Iran attuale si è guadagnato il rispetto
delle forze multipolari, da Cuba al Venezuela, e non ha dismesso l’ideale della
legittima Liberazione di Gerusalemme dai ‘’miscredenti sionisti’’ (per
dirla con Khomeini), ciononostante un impianto normativo autocratico non
tollera la presenza dei partiti comunisti, rinnegando i valori
rivoluzionari espressi dal bolscevico Karl Radek nel Congresso di Baku.
Domanda: è realmente possibile un socialismo islamico? In conclusione, se da un
lato bisogna valutare positivamente la deterrenza antimperialista sciita, dall’altro
lato Teheran necessita di una seconda Rivoluzione operaia e sharitiana.
Scrive l’analista strategico Thierry Meyssan:
‘’I due
schieramenti iraniani, che si affrontavano ormai da mezzo secolo – gli uomini d’affari e gli antimperialisti – si coagularono attorno, rispettivamente, al presidente
Rohani e al generale Qassem Soleimani. Quest’ultimo promosse un’alternativa:
l’«Asse della Resistenza». A nome del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione,
armò e addestrò gruppi sciiti stranieri, non per federarli, ma per fornire loro
gli strumenti per l’indipendenza. Da Ansar Allah (Yemen) allo Hezbollah
(Libano) ciascuno risponderà delle proprie azioni, si coordinerà con gli altri,
ma non riceverà ordini da Teheran. Gli uomini formati da Soleimani ottennero
vittorie contro Daesh, contro alcuni dei loro governi, nonché contro gli
Occidentali. Soleimani divenne l’uomo più popolare del Medio Oriente.
Ufficialmente non faceva politica, ma i suoi discorsi infiammavano le
popolazioni arabe e persiane. Se gli fosse stato consentito di presentarsi alle
elezioni presidenziali, sarebbe stato sicuramente eletto. Ai protagonisti
dell’Iran-Contras non restava che eliminarlo. Il 3 gennaio 2020 fu ucciso
all’aeroporto di Bagdad da missili teleguidati statunitensi. L’operazione fu
rivendicata dal presidente Trump, ma in loco si accordarono nell’affermare che
fu ideata a Tel-Aviv. Il presidente iraniano Ebrahim Raissi venne eletto senza
difficoltà.’’ 1
Israele, come hanno compreso
i marxisti cubani ed i Guardiani della Rivoluzione, non è uno ‘’stato
nazionale’’, ma una entità che occupa territori storicamente
arabo-palestinesi e soltanto in parte sefarditi, opprimendone gli storici
abitanti. In Iran, invece, i più grandi nemici dell’eroe Qasem Soleimani sono
radicati ai vertici dello ‘’stato profondo ‘’ di un Paese multipolare ed
antisocialista nel medesimo tempo.
Israele: una difesa militare
fragile come una ‘’tela di ragno ‘’
Israele è un regime
sionista-fascista fallito: l’IDF si macchia di crimini orrendi, dai
bombardamenti indiscriminati all’infanticidio, ciononostante non è in grado di
reggere un conflitto convenzionale, basato sul controllo territoriale.
Autorevoli fonti militari (israeliane, statunitensi e russe) hanno decostruito
la narrativa del giornalismo lubrificato europeo, leggiamo:
‘’1.
Il giornale più diffuso in
Israele, Yediot Aharonot, ha criticato il fallimento strategico di
Israele, mentre lo Washington Times ha denunciato «il fallimento
della deterrenza» dell’amministrazione Biden nel prevenire un conflitto tra
Iran e Israele [2].
2.
Hayman Tamir, direttore del think-tank
israeliano Insitute for National Security Studies (INSS), ha dichiarato che
l’Iran è in grado di causare danni a Israele senza provocare un contrattacco
degli Stati Uniti, come invece avrebbe auspicato Netanyahu [3].
3.
Ilya Tsukanov, giornalista
di Sputnik — media della Russia, una delle due superpotenze, insieme
alla Cina, con missili ipersonici — riferisce che i media iraniani confermano
l’uso di missili ipersonici non rilevabili.’’ 2
Gli analisti militari russi considerano il
sistema di difesa ‘’Iron Drome’’qualcosa di simile ad una ‘’tela di
ragno ‘’, potrei dire, ripetendomi, un impianto difensivo che presenta più buchi
d’un formaggio groviera. Più volte, su L’Interferenza, ho spiegato come
la coraggiosa operazione militare palestinese del 7 ottobre non è stata
facilitata da un ‘’complotto interno ‘’, quanto piuttosto è stata resa
possibile dal decentramento del deep state israeliano nelle‘’zone
tempestose’’ (cit. Mao). Dall’altra parte, consumare un infanticidio, come
sta facendo l’IDF, non è strategia militare, ma crimine. Israele è un
regime criminale, ma militarmente indifeso.
Il canale antimperialista
iraniano, PressTV, ha dimostrato, pubblicando un video, come tutti i
missili ipersonici usati sono riusciti a raggiungere degli obiettivi militari
sensibili: le importantissime basi aeree di Nevatim, dove sono partiti gli F-35
utilizzati nell’attentato terroristico di Damasco, e di Ramon, molto vicina
alla centrale nucleare clandestina di Dimona; in poche parole un disastro
strategico per Tel Aviv. Gli esperti discordano con la rilettura della
controffensiva iraniana data dai media europei, riportando – a differenza dello
pseudo-giornalismo europeo – fonti di prima mano:
‘’Al di là dell’offensiva
propagandistica — dominata in Occidente dalla lobby israeliana — che elogia
l’impresa di Israele, attribuendogli l’abbattimento, con l’aiuto di Stati
Uniti, Regno Unito, Francia e persino Giordania, del 99% (sic) della panoplia
di droni, missili da crociera e missili balistici lanciati dall’Iran, l’ex
ufficiale dei servizi segreti dei Marines Scott Ritter— che si fece un nome
demistificando le sciocchezze di Baby Bush e delle armi di distruzione di
massa, mai esistite, attribuite a Saddam Hussein — sostiene che «l’Iran ha
ristabilito la deterrenza» (dal latino deterrere, dissuadere con il terrore) in
modo da tenere a bada Israele e Stati Uniti. E ciò con grande disappunto di
Israele, che pensava di poter lanciare un attacco contro l’Iran senza subirne
le conseguenze. L’obiettivo è stato raggiunto, anche se l’Iran non ha
deliberatamente inflitto a Israele un’azione eccessivamente letale [6]. Si è trattato di un messaggio di
deterrenza, non di un attacco!’’ 2
L’analista militare russo
Andrey Martyanov ha spiegato che Israele è una ‘’tigre di carta’’
davanti al risveglio musulmano. Il giornalista investigativo messicano-libanese,
Alfredo Jalife-Rahme, ritiene che ‘’Il 14 aprile il Medio Oriente si è
svegliato con una nuova equazione geopolitica: l’Iran ha fatto irruzione sulla
scena con il suo schieramento di nove missili ipersonici, che aveva tenuti
segreti, sebbene non utilizzi ancora il proprio arsenale tecnologicamente
avanzato.’’; continua ‘’L’Iran tiene in serbo la sua vera arma
economica: la chiusura dello Stretto di Ormuz, che provocherebbe una crisi
mondiale con l’inarrestabile aumento del prezzo del petrolio.’’ (Ibidem).
Il regime sionista è prossimo alla dissoluzione interna.
Tale dissoluzione (per dirla con lo storico Norman G. Finkelstein uno ‘’stato pazzo’’) aprirà le porte a nuove rivoluzioni antimperialiste? L’Iran, il quale ha raggiunto l’indipendenza nazionale con la Rivolta islamica del 1978-’79, necessita di una nuova liberazione, quella dalla borghesia del bazar. Il superamento di Khomeini e la vittoria di Ali Shariati, il cosiddetto Islam rosso.