Questa mattina mi sono imbattuto casualmente su facebook nel post di un mio amico che commentava i tragici fatti di Napoli dove un giovane è stato ucciso durante una rapina dai due malviventi rivelatisi successivamente due carabinieri in congedo: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/03/25/news/rapina_a_un_supermercato_conflitto_a_fuoco_e_dieci_feriti-110443709/?ref=HRER3-1
Il mio amico faceva giustamente notare che non si tratta dei “soliti” (si fa per dire…) immigrati extracomunitari, magari clandestini, ma di due cittadini italiani, per giunta due militari appartenenti all’Arma. “E ora, Salvini, come la mettiamo?”, si chiedeva ironicamente il mio amico.
L’articolo e soprattutto il commento del mio amico hanno suscitato una discussione sulla solita e annosa questione immigrazione si/immigrazione no. Do un’occhiata ai vari commenti e ne trovo uno decisamente interessante di una signora che chiameremo con il nome – inventato – di Lucia (mi scuso con tutte le Lucie…) che rispondeva .
Lo riporto testualmente:
“Infatti non sono nazionalsocialista. Loro partivano sempre dalla razza. Io me ne frego della razza. Semplicemente non voglio qui barconi di africani senza arte ne” parte, che dobbiamo mantenere e che diventano arroganti e pretendono. A te piacciono? Ti senti arricchito? Ti senti buono? Be’ io no”.
Masse di disperati e nullatenenti che cercano disperatamente uno straccio non dico di prospettiva ma di una esistenza quotidiana appena dignitosa, disposti per questo a rischiare la vita (e molti la perdono), annegando nelle acque del Mediterraneo ammassati su barconi come bestie, più o meno come gli africani deportati nei secoli scorsi dai negrieri (al servizio delle grandi potenze occidentali dell’epoca), trasformati da questa signora in “persone senza arte e nè parte, per giunta anche arroganti, che pretendono di essere mantenuti”.
Ci sarebbe innanzitutto da chiederle quale sia per lei il concetto di arroganza ma sarebbe un esercizio inutile; probabilmente lei considera arrogante o insopportabilmente invadente il lavavetri del Bangladesh che “pretende” di pulirti il parabrezza o venderti un pacchetto di fazzoletti all’angolo di un semaforo per pochi spiccioli piuttosto che una banca che ti toglie la casa perché non hai pagato le rate del mutuo oppure Equitalia che ti sta col fiato sul collo.
Bisognerebbe spiegarle che l’immigrazione niente altro è se non il risultato di uno “sviluppo” (termine ipocrita per definire la spoliazione sistematica delle risorse e lo sfruttamento a cui da sempre i paesi e i popoli del cosiddetto terzo mondo sono stati sottoposti dalle grandi potenze, per lo più occidentali ma non solo, che nel corso della storia si sono alternate nel dominio del pianeta) terribilmente diseguale del mondo e spiegarle altresì che milioni e milioni di nostri padri, nonni e bisnonni, italiani “purissimi” del sud e del nord d’Italia, emigrarono per le stesse ragioni per cui oggi emigrano africani, asiatici e maghrebini nell’opulenta Europa (per i loro parametri lo è…). Spiegarle che non lo facevano per sport o perché in cerca di un’avventura esotica bensì per una dolorosa necessità alla quale, se avessero potuto, avrebbero volentieri rinunciato. E spiegarle ancora che non sono stati mantenuti ma per lo più sfruttati e trattati con grande ostilità, la stessa con cui in parte vengono trattati oggi i “nuovi” immigrati. Lucia, e per la verità la gran parte delle persone, non sa, ad esempio, che proprio gli immigrati italiani, dopo i neri, furono le principali vittime dei tanti linciaggi e delle tante impiccagioni sommarie avvenute negli USA tra la seconda metà del secolo XIX e la prima metà del XX. Stiamo parlando di migliaia e migliaia di assassinati, di una vera e propria prassi, di un uso e di una consuetudine (che poi il grande cinema americano ha saputo rileggere, reinterpretare e in alcuni casi occultare, laddove necessario, come ben sappiamo…) e non di qualche episodio isolato. Però il luogo comune vuole che quando si parla di italiani immigrati in America la nostra mente vada immediatamente e solo al “padrino” e alla “mano nera”.
Ecco, da molto tempo ci si interroga se abbia ancora un senso parlare di Destra e di Sinistra. La signora Lucia (che non è certo la sola a pensarla in quel modo) è la dimostrazione vivente e concreta che le categorie di Destra e di Sinistra, al di là della loro attuale declinazione storico-politica per lo meno dagli ultimi trent’anni in poi (due varianti dello stesso sistema che fingono di litigare nei talk show), sono di fatto tuttora attualissime. Chi sostiene che debbano essere concettualmente superate è in grave errore e nella gran parte dei casi in malafede, perché quello che quei signori (nella loro grande maggioranza, anche se non tutti…) vorrebbe in realtà superare è il concetto di Sinistra, non quello di Destra.
Come definire infatti una persona che ragiona come la “nostra” Lucia? Certamente non una persona idealmente e concettualmente di Sinistra, questo è poco ma sicuro.
La signora Lucia è una persona di Destra, senza se e senza ma. Di più. Il suo modo di concepire le cose è tipico di quella cosiddetta “nuova Destra” (che oggi va molto di moda) che di nuovo, a mio avviso, ha ben poco, ma di Destra mantiene invece molto.
Come se la cava infatti la nostra “amica”? In corner, si direbbe in gergo calcistico. Proprio come nello stesso modo se la cavano gli intellettuali e i leader politici “neodestri”, da Salvini alla Le Pen (ispirati a loro volta da intellettuali come Alain De Benoist) . Infatti lei dice:”Non sono nazionalsocialista. Loro partivano sempre dalla razza. Io me ne frego della razza”.
Più chiaro di così non si potrebbe. Fatta le legge, trovato l’inganno, verrebbe da dire. Il razzismo biologico di derivazione nazista è ormai per ovvie ragioni improponibile appunto perché l’accusa di razzismo sarebbe inevitabile e scontata. Ecco, allora, che anche la Destra più estrema fa di fatto ricorso a quell’ideologia politicamente corretta che a parole afferma di voler combattere.
Non più, dunque, l’appartenenza di sangue che odora troppo di nazismo e di razzismo biologico, ma quella al suolo e alla comunità (meglio se micro) su base etnica. Tutti gli altri fuori dai coglioni (tranne, naturalmente, quelli necessari a lavorare, cioè a essere sfruttati, nelle fabbriche, nei retrobottega dei ristoranti o a cogliere cocomeri; quel tanto che basta, purchè zitti e capo chino…).
E’ vero, la signora Lucia, tecnicamente parlando, non è una nazionalsocialista. E’ qualcosa di simile, anche se camuffato. E non è certo la sola.
In conclusione, solo due parole sul fatto che noi “manterremmo” – come lei sostiene – gli immigrati (che producono quasi il 10% del PIL nazionale…). Sarebbe bene – per vedere chi è che veramente manteniamo a nostre spese – che andasse a dare un’occhiata alle statistiche sull’evasione fiscale (non ricordo quante decine di miliardi di euro all’anno vengono evasi, se c’è qualche volenteroso può verificarlo…), oppure che si facesse una passeggiata in un bel carrozzone pubblico (un ente, un’azienda) per verificare quanto guadagna uno pseudodirigente, cioè un inutile burocrate (sono decine di migliaia a stipendi da capogiro…), oppure ancora i profitti accumulati dai grandi possessori di denaro, cioè i grandi capitalisti della finanza (e non solo), quegli stessi che impongono da anni l’ “austerity” per ripianare il “debito pubblico” grazie al quale si stanno continuando ad arricchire.
Alla luce di queste riflessioni, cerchiamo almeno di non essere ipocriti.
Signora Lucia, cambierebbe la sua vita con quella di un immigrato medio? La risposta è NO, se ha ancora un briciolo di onestà intellettuale. E allora si goda la sua condizione di occidentale privilegiata (perchè rispetto agli immigrati lo siamo, tutti…) e prima di far parlare la pancia provi a far funzionare il cervello, se le riesce.
La devo comunque ringraziare perché mi ha dato l’occasione per ribadire che le categorie di Destra e di Sinistra sono tuttora vive e vegete se non altro finchè continueranno ad esistere persone come lei (e purtroppo sono tante). Che a me, spero che apprezzerà la mia franchezza, provocano il mal di pancia, esattamente come a lei lo provocano quegli immigrati cenciosi “senza arte e nè parte che pretenderebbero di essere mantenuti”…