L’intelligenza artificiale e le tecnologie dual use utilizzate per il genocidio del popolo palestinese


Da anni Israele è un laboratorio dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie dual use al servizio dell’esercito per annientare ogni forma di resistenza e di opposizione

Le autorità israeliane già da anni hanno adottato un sistema di riconoscimento facciale, il suo nome è “Red wolf” ed è servito per tracciare i palestinesi limitandone le libertà di movimento e per condurli nelle carceri israeliane ricorrendo ai fermi amministrativi che consentono mesi, anni, di detenzione senza prove e in attesa di un processo.

E’ di oltre un anno fa la denuncia di Amnesty International nel  rapporto  “Apartheid automatizzato” del maggio 2023.

Il sistema “Red wolf” fa parte di una rete sempre più ampia di sorveglianza che sta rafforzando il controllo del governo israeliano sui palestinesi e che contribuisce a mantenere il sistema israeliano di apartheid nei loro confronti.

Israele: il riconoscimento facciale rafforza l’apartheid contro i palestinesi – Amnesty International Italia

Le autorità israeliane usano il riconoscimento facciale per radicare l’apartheid (amnesty.org)

Wolf pack” è quindi uno sterminato archivio dentro il quale si trovano informazioni di vario tipo sui palestinesi di Gaza e Cisgiordania, una sorta di grande schedatura di massa che fornisce all’esercito e alle forze di polizia Israeliane informazioni in tempo reale alle quali accedere con una semplice applicazione caricata su smartphone e tablet.

Attorno ai territori palestinesi sono da sempre collocati innumerevoli posti di blocco ove si applica da anni il riconoscimento facciale, e una volta scansionato il volto viene comparato con i dati biometrici contenuti negli archivi. Il sistema “Red wolf” ha consentito a lungo di decidere chi potesse lasciare, anche per andare a scuola o lavorare o recarsi in un ospedale, i territori occupati, oppure venire respinto se non addirittura arrestato.

Questa grande schedatura di massa con il ricorso alla intelligenza artificiale è stato giudicato uno strumento prettamente difensivo dallo stato sionista,  Amnesty International ha  denunciato una sorta di macabro gioco nell’esercito israeliano che premia i soldati dei checkpoint maggiormente attivi nella individuazione di sospetti simpatizzanti della Resistenza palestinese; il sito israeliano “Breaking the Silence”  riporta a tal riguardo alcune testimonianze 

Rompere il silenzio › Pubblicazioni (breakingthesilence.org.il)

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale è quindi risaputo tanto che un anno fa ne ha parlato perfino la stampa statunitense ma un deciso salto di qualità è avvenuto proprio all’indomani del 7 ottobre con l’inizio delle operazioni militari contro la striscia di Gaza, basterebbe leggere i dispacci ufficiali dell’esercito israeliano

Per la prima volta, le forze di terra che operano nella Striscia di Gaza ricevono informazioni di intelligence e obiettivi costruiti in conformità con il piano operativo aggiornato. In tempo reale, questi obiettivi sono stati trasferiti al centro di fuoco del Comando Sud e, in collaborazione con le armi aeree e navali, centinaia di attacchi sono stati effettuati in un istante. Questo è stato implementato insieme al progetto Pillar of Fire.

“La necessità operativa è definita in tutte le arene di combattimento dal comando competente, e si traduce in uno sforzo di incriminazione su larga scala sotto lo stesso complesso sensibile nella base nel sud di Israele”, ha spiegato la fonte senior. “Il livello dei gol prodotti al centro della porta è il più alto. Non scendiamo a compromessi sulla qualità del prodotto e dell’intelligence, e creiamo obiettivi per attacchi precisi alle infrastrutture affiliate ad Hamas, causando al contempo gravi danni al nemico e danni minimi ai civili non coinvolti”, ha sottolineato il funzionario, “Lavoriamo senza compromessi nel definire chi e cosa è un nemico. Gli agenti dell’organizzazione terroristica Hamas non sono immuni, ovunque si nascondano”.

Più di 12.000 obiettivi e una cooperazione unica nel suo genere: uno sguardo all’impresa target 24 ore su 24 dell’IDF | ATC (www.idf.il)

Gli attacchi e i bombardamenti israeliani sono decisi da un’intelligenza artificiale chiamata Gospel (Vangelo), si colpiscono le aree ove è individuata la presenza anche di un solo individuo sospettato di appartenere alla Resistenza palestinese con effetti collaterali devastanti come colpire e distruggere obiettivi quali quartieri, case, ospedali e scuole con vittime  civili.

Esiste ed è operativo un sistema di intelligenza artificiale noto come Lavender,  ne parla, oltre a The Guardian, perfino la rivista indipendente israelo-palestinese +972  che ha documentato le atrocità di questo database utilizzato per incrociare le informazioni relative a persone ritenute vicine alle milizie palestinesi con non meno di 100 vittime civili per ogni attivista palestinese colpito.

Con il ricorso alle tecnologie dual use e alla intelligenza artificiale è aumentato, come mai accaduto, il numero dei civili colpiti e i morti sono in continuo aumento proprio tra la popolazione civile di Gaza.

Sempre la intelligenza artificiale è ampiamente utilizzata nei droni utilizzati per colpire obiettivi civili e militari fino agli aerei senza pilota che ormai non rappresentano una novità ma presto li troveremo ampiamente utilizzati negli scenari di guerra

Aeronautica Militare israeliana: nuovo aereo senza pilota (quotidianoweb.it)

1 commento per “L’intelligenza artificiale e le tecnologie dual use utilizzate per il genocidio del popolo palestinese

  1. Gustavo Fortunato Cecchini
    10 Aprile 2024 at 23:10

    Si comincia con l’ufficialità della guerra e si potrà finire con l’ufficialità del dissenso politico. Attenzione non è questo il modo di utilizzare l’AI che dovrebbe essere invece uno strumento d’ausilio all’informazione, alla conoscenza e alla cultura locale, nazionale e mondiale dei popoli e della natura. Un ausilio per la ricerca di nuove forme di aggregazione e solidarietà per la costruzione e la diffusione di comunità locali sempre più autonome ed istituzionali per poter competere con il processo di globalizzazione in atto.

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