L’intervista di Tucker Carlson al Presidente russo Vladimir Putin ha sancito, per l’ennesima volta, la parabola del giornalismo nell’Occidente collettivo: da Quarto Potere a ‘’prostituta del potere’’, ciononostante le corporazioni della disinformazione coltivano, ancora, l’ambizione d’essere Il Potere. Il pubblico statunitense ha avuto la possibilità di conoscere alcune verità sull’aggressione atlantista all’Eurasia non da un Premio Pulitzer e nemmeno da un giornalista antimperialista, ma da un analista vicinissimo al cospirazionismo della destra trumpiana, sostenitore delle tesi sulla ‘’sostituzione etnica’’. La professione del giornalista è cerebralmente morta.
L’analista strategico Andrew Korybko, con un eccellente articolo, ha sintetizzato come il Presidente Putin abbia decostruito ‘’cinque miti occidentali’’, concludendo che lo statista russo è tutt’altro che un nuovo ‘’Che’’ Guevara, leggiamo:
‘’Mito: “La Russia rappresenta una minaccia esistenziale per l’Occidente!”
– Verità: La maggior parte degli occidentali è rimasta sorpresa quando ha sentito il presidente Putin parlare di come a un certo punto volesse che la Russia entrasse nella NATO e ha persino suggerito un progetto congiunto di difesa missilistica, solo per essere respinto rispettivamente da Clinton e Bush Jr. dopo l’intervento della CIA. Probabilmente erano anche d’accordo con Tucker quando ha descritto il leader russo come “amareggiato” per questi rifiuti, nonostante lui abbia negato che fosse così che si sentiva, il che ha screditato del tutto l’affermazione che il suo paese rappresenta una minaccia esistenziale per il loro.
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* Mito: “Putin è un temibile dittatore!”
– Verità: Molti occidentali che in precedenza pensavano che il presidente Putin fosse un temibile dittatore probabilmente si sentono sciocchi dopo aver visto l’intervista e aver visto che in realtà è solo un innocuo appassionato di storia che è un po’ “amareggiato” per essere stato rifiutato dall’Occidente ma non ha alcun “piano generale” come immaginavano. Con tutto il rispetto per lui, è apparso come “noioso” e “noioso” secondo molti dei loro standard socio-culturali, e questo potrebbe ora rendere molto più difficile per le loro élite allarmare su di lui e sulle sue motivazioni.’’ 1
Il giornalista reazionario Tucker Carlson, davanti alla codardia dei suoi ‘’colleghi’’, è riuscito a fare la figura del reporter coraggioso, mentre Putin, con la solita abilità dialettica, ha decostruito l’involucro politico-ideologico russofobo dominante nel cuore dell’Occidente collettivo. La verità più importante è questa: la Federazione Russa, a differenza dell’URSS, non ha mai teorizzato la sconfitta del capitalismo e dell’imperialismo, ma – al contrario – ha cercato di democratizzare/civilizzare le istituzioni liberali convertendole al multipolarismo. L’Operazione Speciale Z è una reazione, da parte della fazione anti-occidentale del nazionalismo-patriottico russo, al moderatismo dell’élite liberale ed all’impossibilità di democratizzare l’imperialismo. Citando ‘’Che’’ Guevara ‘’dell’imperialismo non bisogna fidarsi nemmeno un poco’’.
Domanda: Carlson, con una intervista deontologicamente ben eseguita, ha preparato l’opinione pubblica statunitense alla (nuova) ribellione di Trump? Il trumpismo è una ‘’carta sporca’’ del deep state, quindi, se così fosse, dobbiamo dedurre che il Pentagono debba, nei prossimi anni, fronteggiare un processo di dissezione razziale interna?
La gestione autonoma delle frontiere da parte del Texas ha confermato la tesi dello storico Webster Turpley, ovvero la politica USA è caratterizzata dallo scontro del Partito dei reazionari con quello dei ‘’fascisti’’. Scrive sempre Korybko:
‘’Per coloro che non sono a conoscenza o se ne sono dimenticati a causa di tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi, i repubblicani hanno subordinato il loro sostegno a maggiori aiuti all’Ucraina a una riforma globale della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione, ma i democratici non possono essere d’accordo su questo per le ragioni politiche sopra menzionate. Sono quindi i democratici che stanno perpetuando questa crisi proprio allo scopo di fare pressione sui repubblicani affinché accettino un accordo tiepido e in gran parte superficiale al fine di liberare fondi per l’Ucraina.
Come ha avvertito l’Economist, tuttavia, questa politica rischia di ritorcersi contro dal momento che l’americano medio è seriamente preoccupato per la sicurezza delle frontiere e vuole che venga fatto subito qualcosa di tangibile. Fare marcia indietro di fronte alla sfida del Texas potrebbe far sembrare debole l’amministrazione Biden, mentre una mossa drammatica potrebbe farla sembrare autoritaria, con entrambi che corrono il rischio che gli elettori di tendenza democratica disertino a favore di Robert Kennedy a novembre per protesta e quindi consegnino l’elezione a Trump.’’ 2
La dissezione razziale del regime puritano-evangelico USA è iniziata, quanto meno, dall’aggressione imperialista alla Serbia. I neoconservatori repubblicani ed i trumpiani continueranno, in Ucraina, sulla stessa linea dei ‘’dem’’: la ‘’guerra eterna’’. La politica statunitense ed israeliana è dominata dalla lobby degli straussiani, un sistema di potere che vorrebbe costruire, su scala pan-planetaria, una dittatura liberal-globalista basata sulla sorveglianza. La Federazione Russa non ha dichiarato guerra al capitalismo, ma a questa distopia orwelliana, il transumanesimo, una ideologia che considera l’Uomo antiquato.
https://www.ambienteweb.org/2024/02/11/putin-ha-sfatato-cinque-miti-occidentali-nella-sua-intervista-con-tucker/
https://www.ambienteweb.org/2024/01/26/il-texas-sta-gestendo-direttamente-le-proprie-frontiere-ma-esclude-una-eventuale-guerra-civile/
Fonte foto: Adnkronos (da Google)