Perchè l’Italia è uscita dalla Via della Seta

L’Italia ha consegnato a Pechino la nota del mancato rinnovo del memorandum d’intesa (MoU) sulla Via della Seta, intesa sottoscritta nel 2019 e in scadenza nel marzo del prossimo anno.

Era quasi scontato che l’Italia non avrebbe rinnovato l’accordo con Pechino essendo stato anche il solo paese del G7 a farlo nonostante quasi 150 nazioni abbiano nel frattempo sottoscritto il medesimo Memorandum.

Scontato perchè il Governo Meloni è una sorta di carro, intendiamoci,  vecchio e malandato, al traino della locomotiva statunitense e ogni decisione viene assunta, in politica estera e non, per compiacere Washington. La uscita dalla Via della Seta, il sostegno ad Israele, l’aumento delle spese militari in ambito nazionale e comunitario, sono le prime dimostrazioni della italica sudditanza.

Ci sono tuttavia alcuni aspetti di opportunità economica da prendere in esame anche se la decisione assunta viene spiegata all’opinione pubblica  con motivazioni di carattere pseudo politico come quelle sopra evidenziate.

Il deficit commerciale dell’Italia verso la Cina nel 2022 ha raggiunto il massimo storico mentre numerosi investimenti italiani, ma perfino gli scambi universitari, sono stati in buona parte arrestati con l’avvento della pandemia. Se volessimo ricorrere alla metafora della bilancia potremmo dire che la stessa, a detta di molti analisti economici e non, pendeva soprattutto a favore di Pechino anche se non viene spesa una parola sulla presenza di capitali cinesi in alcune aziende italiane in crisi così come sui richiami pressanti Usa al nostro paese perchè non intraprendesse alcuna iniziativa commerciale con la Cina.

I MoU sono comunque accordi non vincolanti in un’ottica di cooperazione della quale beneficiano soprattutto i Brics e i paesi meno sviluppati, alcuni dell’Est Europeo che ancor prima dell’Italia avevano sottoscritto il Memorandum denominato la via della Seta

E tra le omissioni ritroviamo anche l’incremento dell’interscambio  tra Italia e Cina cresciuto da 50 a 84 miliardi di dollari, da capire perchè i vantaggi siano stati soprattutto per la Cina e da indagare i ritardi italiani, stando ai numeri le esportazioni cinesi sono passate da 35 miliardi a 66 mentre quelle italiane hanno avuto solo un lieve incremento (da 14,5 a 18,6),

Ma l’aumento delle esportazioni cinesi in Italia arriva ben prima della firma del Memorandum e si spiega in parte con le delocalizzazioni produttive verso l’Asia e gli accordi stipulati dalle multinazionali e aziende italiane con imprese asiatiche per produrre varie merci a basso costo.

Con l’arrivo della pandemia i paesi a capitalismo avanzato hanno compreso quanto sia indispensabile salvaguardare i propri prodotti strategici caratterizzati da alto tasso di investimento tecnologico ed elevata reddittività senza dimenticare come il settore militare e la tecnologia dual use sia diventata strategica e per questo bisognosa di reinternalizzare o conservare dentro i confini nazionali alcune produzioni come droni, semiconduttori ecc.

Dietro all’uscita italiana dalla Via della Seta si celano ben altre ragioni da quelle sbandierate dal Governo italiano. Ad esempio la Cina risulta ancora dominante in alcuni settori determinanti per la transizione energetica, raffreddare gli scambi commerciali con il sud est asiatico è servito anche ad acquistare il gas liquefatto dagli Usa a costi decisamente maggiori del gas russo con ripercussioni negative sulla bilancia dei pagamenti.

Per avere un quadro esaustivo della situazione odierna tuttavia è indispensabile menzionare due accordi strategici per la Ue:  il Critical Raw Materials Act e il Net Zero Industry Act.

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_23_1661

https://single-market-economy.ec.europa.eu/industry/sustainability/net-zero-industry-act_en

La Ue ha promosso recentemente una proposta di legge finalizzata all’approvigionamento di alcune materie prime indispensabili per la transizione, citiamo testualmente:

“Le materie prime critiche sono indispensabili per l’economia dell’UE e un’ampia gamma di tecnologie necessarie per settori strategici come l’energia rinnovabile, il digitale, lo spazio e la difesa. La legge sulle materie prime critiche (CRM Act) garantirà l’accesso dell’UE a un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, consentendo all’Europa di raggiungere i suoi obiettivi climatici e digitali per il 2030”. 

https://single-market-economy.ec.europa.eu/sectors/raw-materials/areas-specific-interest/critical-raw-materials/critical-raw-materials-act_en

Sempre la commissione europea ha spiegato meglio gli obiettivi comunitari per i prossimi 20 anni alla luce degli accordi sopra menzionati

……Migliorerà in modo significativo la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio delle materie prime critiche qui in Europa. Le materie prime sono vitali per la produzione di tecnologie chiave per la nostra doppia transizione, come la generazione di energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie. Inoltre, stiamo rafforzando la nostra cooperazione con partner commerciali affidabili a livello globale per ridurre le attuali dipendenze dell’UE solo da uno o pochi paesi. È nel nostro reciproco interesse aumentare la produzione in modo sostenibile e allo stesso tempo garantire il massimo livello di diversificazione delle catene di approvvigionamento per le nostre imprese europee”.

Uscire allora dal Memorandum denominato la Via della Seta è stata una richiesta non solo degli Usa ma dei poteri economici e finanziari dominanti nella Ue (Francia e Germania) nell’ottica di conquistare una autonomia energetica e definire nuovi asset strategici.

Ovviamente non è scontato che questi obiettivi siano raggiungibili stante la sudditanza agli Usa che vedono nella Ue non solo un alleato strategico ma anche un potenziale concorrente che esce per altro fortemente indebolito dalla guerra in Ucraina e dal conflitto globale che il Congresso Usa ha di fatto “deliberato” nei giorni scorsi.

L'Italia esce dalla Via della Seta cinese: tre giorni fa ha inviato una  nota a Pechino. "No comment" di Palazzo Chigi - Il Fatto Quotidiano

Fonte foto: Il Fatto Quotidiano (da Google)

 

10 commenti per “Perchè l’Italia è uscita dalla Via della Seta

  1. Giulio larosa
    24 Dicembre 2023 at 9:57

    L italia non è una nazione ma un territorio d oltre mare degli Usa. L accordo della via della seta è stato un guizzo di straordinario coraggio di un governo stravagante nato dalla volontà popolare di farla finita col passato. È durato poco ma il segno dei tempi resta. La cina è il futuro.

  2. Giuseppe Casamassima
    24 Dicembre 2023 at 18:46

    Il primo problema è che 1 container su 2, che entra dall’estero in Europa, proviene dalla Cina. La Meloni non può fare magie. Anche le merci vengono scaricate a Marsiglia e da qui smistate in Italia, caricando sul prezzo finale di vendita i relativi costi aggiuntivi di trasporto. Questo perché lo Stato italiano non ha mai voluto puntare sullo sviluppo del porto di Gioia Tauro, in Calabria, che sarebbe l’unico adeguato a diventare hub internazionale del transhipment europeo, solo perché quest’Italia sabaudo-fascista (sempre rimasta tale) pensò di salvaguardare così le posizioni di rendita del porto di Genova, che però non dispone di fondali abbastanza profondi da poter ricevere le meganavi cinesi. Infatti il porto di Genova è oramai declassato, a livello internazionale.

    Il secondo problema è che due giorni fa la Cina ha imposto restrizioni sull’Export di altre 4 materie rare: neodimio, samario, cobalto e cerio. Anche di queste la Cina è il primo produttore del mondo (quota del 90%).

    Vorrei sapere quindi come possono aver pensato i burattini della Commissione Europea di far le scarpe alla Cina, allorquando non dispongono di nessuna di queste materie rare.

    È come se una persona si buttasse giù dal balcone pensando di avere le ali. Oppure utilizzando una di quelle “macchine volanti” farlocche, progettate da quell’impiastro di Leonardo da Vinci.

    • Giuseppe Casamassima
      25 Dicembre 2023 at 14:05

      Su Leonardo da Vinci: dato che sei di Cremona, se vai a Milano, in via Carducci, c’è il Museo delle Scienze e delle Tecniche con un’ampia sezione dedicata al “genio leonardesco”. È facile capire che le macchine inventate non potevano servire a niente. Come ingegnere militare, poi, voleva deviare il corso dei navigli intorno al Castello sforzesco per creare una barriera d’acqua. Se il duca di Milano avesse approvato questo progetto folle di Leonardo, la città dentro i bastioni sarebbe stata allagata e distrutta.
      Ma ti dirò di più: in base a ricerche che ho fatto, molte di queste invenzioni leonardesche furono COPIATE ! Quindi Leonardo da Vinci fu anche un plagiario.

      Come artista, a Firenze fu solo un fallito. E in piazza della Signoria, quando si incontravano, era preso pubblicamente a pernacchie da Michelangelo (che è l’Artista mondiale per Eccellenza e Insuperabile). Per questo, Leonardo scappò via da Firenze a Milano. Di che qualità furono i suoi affreschi ? Della più scadente: quelli nel Castello, nella camera da letto del duca, sono svaniti col tempo. L’Ultima Cena affrescata nella chiesa iniziò a rovinarsi già 15 anni dopo la sua realizzazione. Ecc.

      Riguardo all’Italia sabaudo-fascista, ho detto che è rimasta sempre tale, perché purtroppo la Resistenza non fece mai vera giustizia.

      Non vi fu confisca dei profitti di guerra realizzati dai caimani.
      Non vi fu punizione per i gerarchi che portarono i capitali di lire all’estero.
      Il grosso della burocrazia fascista rimase a lavorare nelle strutture ministeriali in cui stava.
      Molti fascisti rimasero a far politica nei ranghi della Democrazia cristiana.
      La struttura scolastica italiana rimase quella disegnata dal fascista Giovanni Gentile fino al 2002.
      Il codice di procedura civile dei processi rimase quello fascista.
      E tante altre cose potrei ricordare.

      E cosa si fece per le colonie interne della Bassa Italia ? Le statistiche dicono che dal 1947 al 1973 vi fu un flusso migratorio all’ estero di 200.000 meridionali all’anno, il che fu funzionale al cosiddetto “miracolo italiano”.
      Dopo il 1973, con la crisi strutturale epocale del capitalismo, l’emigrazione dal sud Italia aumentò oltre i 200.000 all’ anno.

      E, insomma, con la “Repubblica” i criminali fascisti non furono puniti sistematicamente (anche Mussolini fu giustiziato solo grazie alla meritoria iniziativa personale di Valerio), mentre il Mezzogiorno rimase sempre nel sottosviluppo di colonia interna come nel disegno dell’ Italia sabauda.
      Tutto questo per colpa dei due grandi partiti di sinistra. Ma soprattutto per colpa del PCI e del suo gruppo dirigente bukhariniano guidato dal Togliatti, che iniziò già da allora la politica dell’inciucio.

      • Giulio Bonali
        25 Dicembre 2023 at 21:19

        Impossibile argomentare adeguatamente sui dissensi (relativamente pochi ma pesanti) nello spazio ristretto di una discussione come questa.
        Segnalo solo doverosamente (perché non sembri falsamente che “chi tace acconsente”) il mio dissenso su Togliatti, sul PCI della “prima repubblica” (almeno fino al 1973) e su parte delle considerazioni circa quest’ ultima (che anche nel precedente mio precedente intervento -che compare per mio sbaglio qua sotto- avevo valutato complessivamente in termini limitatamente e relativamente al presente positivi, ma non avevo certo esaltato acriticamente).
        Sui consensi (Leonardo; che comunque per me fu un artista di buon livello, un “minore” di una certa importanza e validità e non un imbrattatele che non vale niente, come evidentemente lo consideri tu) non servono ovviamente ulteriori ripetizioni.

        • Giulio Bonali
          25 Dicembre 2023 at 21:27

          Scusandomi con i molti cui le nostre opinioni del tutto lecitamente non interessano punto, aggiungo la segnalazione del mio dissenso anche sulla Riforma Gentile (del quale non condanno affatto -anzi!- la condanna e l’ esecuzione da parte della Resistenza), che secondo me non fu per niente fascista (nessuno é perfetto, nemmeno in negativo…) ma sostanzialmente incarna (in ritardo, ma meglio che mai) lo spirito delle politiche dell” istruzione e cultura nazionalpopolare napoleoniche.
          Riforma della quale sono fra l’ altro contentissimo di essermi potuto giovare, al contrario di tanti giovani sfortunati nati dopo di me.

        • Giuseppe Casamassima
          26 Dicembre 2023 at 23:39

          Scusami Giulio, giustamente, come hai detto, non è che qui possiamo argomentare granché. Però siccome aderisci ancora a una certa “narrativa sinistrata” (io la definisco così, ma non mi riferisco certo solo a te), dovresti spiegarti meglio e chiarirmi meglio che cosa mi è sfuggito. Ad esempio:

          1) su TOGLIATTI: tu dici che ha sdoganato la struttura sabaudo-fascista di quest’Italietta, allora indicami i progressi fatti. L’ Italia, anche quella Alta del triangolo industriale, ha ottenuto la prima conquista a livello di Welfare solo nel 1957, e grazie alle lotte della classe operaia industriale, non certo per grazia ricevuta. Ancora non esisteva la Pensione ai Superstiti, ad esempio, ma solo quella vedovile, che era un assegno di aiuto, non di diritto. Questo per il Nord industriale, dove col tacito consenso del “rivoluzionario Togliatti” migliaia di meridionali emigravano per vendere la forza lavoro, dormendo in baracche di lamiera a turno, cioè 3 operai a turno di 8 ore ciascuno sulla stessa brandina. E votavano tutti PCI.
          Nello stesso periodo, la Bassa Italia viveva sotto il sistema oppressivo della NEOFEUDALIZZAZIONE SABAUDA interpretato politicamente dal nuovo attore di governo della DC.

          E sulla Sanità come la mettiamo? Gli Enti e le casse mutue del Fascismo hanno resistito fino al 1978. Però al Nord si iniziarono a costruire gli Ospedali, grazie all’imbroglio delle Fondazioni private, che beneficiavano di aliquote supplementari della spesa pubblica dello Stato (quindi sottratte a trucco al Sud per smistarle sempre a favore del “più produttivo Nord”, grazie alla connivenza del PCI, che si accontentò solo di LOTTIZZARE i posti di lavoro nella Pubblica Amministrazione, nell’ Enel ecc. perché così quel buchariniano di TOGLIATTI interpretò il concetto gramsciano di egemonia).

          Ma questa critica non è rivolta solo a denunciare la persistenza SABAUDO-FASCISTA dello sfruttamento del Sud, come colonia interna, da parte dei grandi capitali monopolistici italiani (tutti concentrati al Nord). Quelli che nel 2008 il sovranismo della Lega Nord pensava di difendere dalla concorrenza della globalizzazione.
          Io parlo in generale dell’Italia.

          Tu dici che il modello scolastico di Giovanni Gentile è stato valido. Sicuramente, rispetto alle riforme peggiorative della Falcucci, di Fontana, di Giovanni Berlinguer, della Moratti, della Gelmini, della buona scuola di Renzi, ecc.
          Ma ha creato certi danni, che qui non sto a spiegare (quando pubblicherò un articolo vi farò riferimento).

          Pensiamo ad altre cose che incidono sulla vita della gente. Per esempio all’INAIL: un Istituto previdenziale fascista che, a differenza dell’Inps, non è mai stato seriamente riformato. E fino a oggi. Tanto è vero che non è mai stato aperto neanche alla collaborazione coi patronati sindacali (se non per interpelli online), per dare risposte più veloci ai lavoratori soggetti a infortunio, malattie professionali o morte sul lavoro. Sul lavoro muoiono in media 4 al giorno in Italia. Le malattie sono numerosissime, ma l’Inail è sempre un muro di gomma… grazie al PCI di Togliatti che non lo ristrutturò, quando poteva, avendo una forte base popolare a sostegno.

          Di che altro vogliamo parlare ? Del fatto che lo Stato sabaudo-fascista ha costruito e modellato lo sviluppo nazionale non in modo razionale, ma solo per mantenere alto il saggio di profitto dei monopoli industriali dell’Alta Italia, a partire dalla FIAT, che è ancora oggi la spina dorsale del comparto metalmeccanico, primo settore della produzione industriale italiana ?

          Vogliamo parlare di Agricoltura, di Infrastrutture, di Ospedali ? Così capiamo meglio come sono stati realizzati in Italia.

          Vogliamo parlare di Pubblico Impiego, comparto del “lavoro improduttivo”, marxisticamente parlando, in cui in Italia la Lombardia primeggia addirittura sul Lazio, cioè su quella fogna di corruzione che è “Roma capitale” ?
          O vogliamo parlare di come i lumbard abbiano un’intelligenza imprenditoriale maggiore degli stupidi meridionali, grazie al fatto che i capitali mafiosi sono sempre stati reinvestiti là sia da Cosa Nostra che dalla ‘Ndrangheta ?

          Di cosa altro vogliamo parlare caro Giulio ? Del fatto che il comparto lattiero caseario meridionale, che gode di una fertilità biologica naturale, è stato represso dalle “quote limitate” che favoriscono le grandi aziende padane, dove le mucche pascolano su praterie grigie e senza sole ?

          Oppure vogliamo parlare del fatto che qui in Calabria produciamo il 16% dell’ estrazione metanifera nazionale. Però io qui, abitando a 10 km dalle piattaforme estrattive marine, PAGO il cosiddetto “trasporto della materia prima” più caro di te che stai a Cremona ?

          O dell’ Energia Elettrica, rispetto a cui noi qui in Calabria abbiamo la centrale più produttiva d’Europa, ma ora è stata svenduta alla A2A, che la rivende in Europa, e la vende a Milano a un prezzo di consumo minore di quanto la rivende a noi che viviamo sul luogo di produzione ?

          Cosa ha fatto il PCI di Togliatti? Solo clientelismo di posti di lavoro.
          Quale equilibrio economico regionale ha creato il PCI in Italia ?

          E se mi dici che però ha fatto nel 1976 le lotte per il divorzio e per i diritti civili, ti mando veramente a quel paese….

          Infine, 2) siccome studio da 30 anni la storia dell’Arte (per cui forse me ne sono interessato un po’ più di te e perciò so quello che affermo), ti dirò anche di più: Leonardo da Vinci fu solo un IMPIASTRO IMBRATTAMURI (ho parlato di affreschi non di dipinti su tela, se rileggi bene quel che ho detto). Fu anche un PLAGIARIO, perché copiò il lavoro degli altri per presentare il suo curriculum al Ludovico il Moro, chiedendo di essere assunto a corte, dato che a Firenze non se lo cagava nessuno. Ti sei mai chiesto perché come artigiano Leonardo non trovasse lavoro nella sua città? Era inetto lui, oppure non capivano d’arte i fiorentini che, prima di Leonardo, si erano affinati il gusto con Giotto, Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti, Donatello, Pollaiolo, Garofalo, i fratelli Lippi, Sandro Botticelli, Signorelli, ecc. ecc. ?
          Ho citato a mente solo i maggiori.
          Di Michelangelo non parlo. Perché sarebbe come confrontare nel calcio Maradona e Paul Gascoigne. L’Eccellenza insuperabile con un artista talentuoso, ma IMPRODUTTIVO.
          Certo Leonardo sapeva dipingere su tela (negli affreschi fu un disastro, un IMPIASTRO). E dipingeva benissimo, certo, inventò la tecnica dello sfumato. In Lombardia si sviluppò una scuola leonardesca che ebbe scarsa fortuna: si confuse con lo stile manieristico di metà XVI secolo fino a scomparire, perché non aveva clienti. Significherà pur qualcosa. Al contrario, da Michelangelo non si sviluppò MAI una scuola, perché nessun discepolo era in grado di seguirlo. Né Michelangelo volle mai avere una scuola. Però aveva le palle che al Da Vinci mancavano: non era cattolico, ma il papa non poté fare a meno di chiamarlo, in quanto era il Migliore, per affrescare il Giudizio Universale. Dipinse poco per i privati, ma per sua scelta. Li rifiutava e una volta che accettò la commissione pretese il triplo del salario corrente, un prezzo esorbitante.

          Leonardo invece non trovava mai committenti privati che lo facessero lavorare, perché era anche un TRUFFATORE (ma il plagiario è già tale). Leonardo TRUFFÒ una nobile cortigiana dei Gonzaga, percependo la caparra per un ritratto che mai completò. Si rifugiò a Roma dal papa, chiedendo protezione e lavoro. Ottenne solo l’elemosina del vitto e alloggio.
          Si recò anziano dal Re di Francia come un ACCATTONE senza lavoro. Il Re gli concesse la pensione, che Leonardo ricambiò producendo il nulla.
          Ecco perché Napoleone portò via la Gioconda. Perché rivendicava un “diritto di prelazione” sull’incapace Leonardo, che era stato mantenuto a sbafo, fino alla morte, alla corte di Versailles senza mai produrre nulla.

          • Giulio Bonali
            27 Dicembre 2023 at 21:46

            Telegraficamente (di necessità).

            Se i meridionali sfruttati emigrati a Torino (come tantissimi altri proletari sfruttati) votavano il partito di Togliatti dei motivi c’ erano.
            Sicuramente uno era che quel partito era in prima linea nelle lotte contro lo stravolgimento e l’ inapplicazione della costituzione da parte dei governi di allora e per fare il possibile onde realizzarne almeno limitatamente e parzialmente i principi.
            Infatti il periodo della “prima repubblica” é fra l’ altro quello in cui più che in qualsiasi altro della storia dell’ Italia unita (bene o male; e molto ci sarebbe da discutere in proposito… ma comunque) si realizzarono investimenti industriali (soprattutto statali) al Sud per tentare di favorirne lo sviluppo economico. Indubbiamente molto meno di quello che sarebbe stato auspicabile (e anche di quello che il PCI avrebbe realizzato se fosse stato al governo e se l’ Italia non fosse stata un paese a sovranità limitata: altro che le pretesa -e mai teorizzata!- “dottrina Breznev”!).
            Ma bisogna essere realisti e confrontare l realizzato con l’ obiettivamente realizzabile; e a me non pare proprio che circolassero proposte di soluzione della questione meridionale più avanzate e realisticamente perseguibili con un minimo di chances oggettive di successo.

            Sulla sanità c’ é l’ effimera conquista del SSN del 1978, con sanità gratuita (senza nemmeno i “ticket”), investimenti, aperture di ospedali e di strutture territoriali, sviluppo della medicina preventiva e del lavoro; e non solo al Nord (certo, in seguito al netto peggiorare dei rapporti di forza nella lotta di classe, quasi subito si cominciò a demolirla, ma questo non può certo essere imputato a chi aveva fortemente contribuito a gettarne le basi).
            Vorrai mica paragonare lo stato della sanità italiana di allora, anche nei tratti più sfruttati e depredati del Meggiogiorno, con le miserabili condizioni attuali?

            Stesso discorso circa il desiderabile, il realizzabile e il realizzato (bilancio a mio parere complessivamente positivo, per certi aspetti, come la scuola, molto ampiamente) a proposito di previdenza e assistenza e della scuola.

            E ancora più eclatantemente, sempre a mio parere, a proposito del fatto che il PCI non ha fatto la rivoluzione e (fra l’ altro) socializzato la FIAT: c’ era forse la possibilità oggettiva di farlo e qualche forza politica soggettiva che realisticamente lo proponeva (alla quale colpevolmente si sarebbe opposto il PCI dello stalinista -e non buchariniano, se non alla stessa maniera in cui fu “””buchariniano””” anche Stalin ai tempi della “sacrosanta” lotta contro Trotzky e l’ opposizione “di sinistra”; credo di capire che tu sei trotzkista o ex-trtzkista, ma ovviamente questo non mi esime dal dire la mia anche a questo proposito, col massimo di correttezza formale e di rispetto sostanziale; se poi non lo fossi mai stato ti porgerei le mie scuse)?

            Le offensive insinuazioni di “criptoleghismo”, condite da espressioni criptorazzistiche verso i romani (la capitale Roma, lungi dall’ essere una indiscriminata “fogna di corruzione”, é anche fatta di tanti onesti e democratici lavoratori) e le altre amenità come la pretesa assenza di sole (sic!) nella fertile pianura Padana (pressappoco da “Vogliamo parlare di pubblico impiego?” a “Quale equilibrio economico regionale ha creato il PCI in Italia?” credo proprio non meritino di essere prese in considerazione per un’ elementare esigenza di serietà.

            Ho per caso accennato (senza accorgermene!) alle lotte per il divorzio e i diritti civili???
            Se sì, bene; se no, evita di fare processi alle intenzioni.
            Comunque si tratta di lotte di cui bene intendo i limiti meramenet sovrastrutturali e che profondamente critico; da sinistra però, non da destra; e badando bene a non cadere estremisticamente nell’ hegeliana notte in cui tutte le vacche sembrano scure liquidandole come mero ciarpame reazionario. Un po’ come critico severamente il sopravvalutato Leonardo, anche come pittore, senza ridicolmente pretendere di liquidarlo come fosse stato un pessimo imbrattatele -in senso generico-polemico, non letterale! A proposito: non avevo bisogno della tua lezioncina, che non mi ha insegnato nulla che già non sapessi “di mio”- (anche altre correnti artistiche altrettanto sopravvalutate, a partire dall’ Impressionismo, secondo me sono state ancor più scadenti del fiorentino trapiantato a Milano e poi in Francia e dei suoi seguaci.

            In conclusione credo che come il “socialismo reale” correttamente non vada confrontato con un capitalismo puramente immaginario, quello di Parigi, Tokio Los Angeles magicamente trasportato sulle rive del Volga, dell’ Amu Daria o del Mekong, ma casomai con quello altrettanto reale che gli é succeduto a Mosca, Sofia o Alma Ata, così le realizzazioni della nostra prima repubblica (ovviamente con tutti i limiti ed errori che le caratterizzarono, in parte inevitabilmente) non vadano paragonate con splendidi ma irrealistici libri dei sogni ma con alternative realistiche.

  3. Giulio Bonali
    25 Dicembre 2023 at 9:21

    Sono pienamente d’ accordo su tutto, dalle iniquità perpetrate ai danni del sud dallo Stato italiano unitario (non superate ma almeno in parte limitate solo nel breve periodo migliore della “prima repubblica” antifascista -per davvero- per merito non tanto dei governi quanto delle lotte popolari e dell’ opposizione di sinistra di allora) alla valutazione del tecnocrate guerrafondaio -e non affatto uomo di scienza e men che meno di filosofia, contrariamente al geniale Galileo!- Leonardo da Vinci, secondo me uno dei personaggi più immeritatamente sopravvalutati della storia, anche se artista pur sempre di notevole livello, benché sideralmente lontano da un Michelangelo (ma anche fra la supersoppravvalutata Gioconda e, per esempio, certi ritratti di Antonello da Messina secondo me vi é un abisso).
    Per la mera cronaca, sono italiano settentrionale, “padanissimo”, essendo nato sulla riva Sinistra del Po nel bel mezzo del suo corso -nella splendida città di Cremona- con un cognome molto più tipicamente lombardo di quello di qualsiasi leghista “della prima ora”), cosa di cui ovviamente non sono così scemo da menarne alcun vanto, ma che rammento solo per la soddisfazione di suscitare l’ invidia razzistica di Bossi, Calderoli, Zaia e affini.

    • Giuseppe Casamassima
      29 Dicembre 2023 at 19:48

      Giulio Bonali, ti rispondo sul penultimo commento:
      Riguardo all’industrializzazione del Sud, quella fu una manovra di politica economica dell’IRI che servì solo a tamponare per un po’ di tempo il grande flusso migratorio meridionale. Ma non per avviare un reale processo di sviluppo industriale.
      Gli investimenti della Casmez anche peggio: mirarono solo a evitare la crisi di sovrapproduzione della struttura industriale italiana (sita nel triangolo nord-ovest). E gli investimenti nazionali (che non furono enormi) tornarono tutti a vantaggio del ciclo di accumulazione del capitale.
      Quando parlo male del Nord parlo di quei potentati, non delle masse popolari settentrionali. Lo do per sottinteso.
      Fu un mezzo imbroglio. Anche se i territori meridionali colonizzati con la violenza nel 1860, finalmente, dopo oltre un secolo, ottennero dall’Italia almeno gli allacci fognari e gli acquedotti per avere l’acqua corrente in casa e per defecare più comodamente, senza il problema di smaltire fuori da casa gli escrementi quotidiani. Parliamo del 1965-66. Ma non ebbero infrastrutture, né distretti industriali da questi investimenti pubblici.
      Il problema riguarda lo squilibrio regionale, che è connaturato al capitalismo. Solo che in Italia è rimasto più acuto di altri Paesi, a causa della natura sabaudo-fascista di quest’Italia, che nessuna forza politica partitica o popolare ha mai cambiato. Addirittura, nessuno ha punito veramente i Savoia.

      Riguardo alla Sanità in generale, non solo agli ospedali, ti consiglio di leggere quello che scriveva Severino Delogu (CGIL) nel 1967 sulle resistenze del vecchio assetto corporativo fascista. Ciò che prevedeva il dettato costituzionale sulla creazione di un SSN fu realizzato con molta difficoltà solo nel 1978. Oltre 30 dopo. E tu invece sostieni che la sinistra italiana defascistizzò l’Italia.
      Oggi con il welfare contrattuale e la sanità integrativa (altra cosa da quella privata) stiamo già tornando indietro alla situazione esistente sotto il fascismo. Vuol dire che le sue radici non furono mai tagliate nel Dopoguerra.

      Riguardo al “troskista” la ritengo una offesa. Ma non mi incazzo perché parli senza avere le idee chiare, dato che pensi che Togliatti e gli altri erano stalinisti… solo perché erano stati a Mosca. Vi stavano solo per servilismo e opportunismo (vizio storico degli italiani). Vai a leggere il vomito di accuse che scrissero su Stalin, dopo che morì, sul numero straordinario di Rinascita di quell’anno. Così forse ti viene qualche dubbio.

      • Giulio Bonali
        2 Gennaio 2024 at 16:28

        Constato che é inutile cercare di farti superare il tuo massimalismo velleitario, per il quale “o socialismo (anzi; comunismo pienamente realizzato secondo la Critica del programma di Gotha) o niente” (ergo: in pratica, di fatto niente) e, come nella notte hegeliana metafora dell’ ignoranza, “tutte le vacche sembrano scure, la repubblica antifascista esattamente come il fascismo, dato che né l’ una né l’ altro erano socialiste, anzi comuniste intendendo il comunismo in senso utopistico come la società perfetta con prosperità e felicità senza limiti per tutti.
        Io la penso molto diversamente e credo che i lettori de L’ interferenza dispongano già di sufficienti elementi per valutare le nostre convinzioni.
        Pertanto questa sarà l’ ultima mia replica, ritenendo inutile leggere di nuovo le tue convinzioni che di già credo di ever criticato a sufficienza per ripetere le stesse critiche alle stesse tesi: non serve a nulla.
        Buona vita.

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