Nani, ballerine e servi conclamati. Sto naturalmente parlando della quasi totalità dell’attuale classe politica che governa (per conto terzi…) direttamente o indirettamente questo paese. Lo sapevamo già ma il voto di ieri alla Camera sul (mancato) riconoscimento dello Stato di Palestina lo conferma ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno.
Unica eccezione -va doverosamente registrato – quella del M5S, cioè l’unica forza politica, pur con tutte le sue strutturali contraddizioni, che ha chiesto il riconoscimento immediato dello Stato palestinese, senza se e senza ma, come si suol dire.
Il partito unico che ci governa (ivi compresa la Lega Nord e il cespuglio “rosafuxia” alla “sinistra” del PD, cioè Sel) i cui esponenti fingono di litigare nei vari talk-show, non è stato neanche capace di votare quella che di fatto sarebbe stata poco più di una mozione di intenti (ma con un suo valore simbolico) e che non avrebbe comunque comportato nessuna ricaduta concreta sulla realtà della cosiddetta “crisi” israelo palestinese, cioè l’occupazione neocoloniale e razzista a cui è sottoposto da decenni il popolo palestinese da parte dello stato di Israele e di tutti i suoi governi, nessuno escluso.
Non varrebbe neanche la pena commentare la ridicola pantomima avvenuta ieri (ai limiti del comico demenziale il voto alle due mozioni, quella del PD, sostenuta anche da Sel, e quella di Area popolare, Ncd e Udc) se non per sottolineare che forse ci sono anche modi relativamente più dignitosi per servire i propri padroni, ad esempio fingendo di avere una propria autonomia politica. In fondo a questo serviva o avrebbe potuto servire votare ieri in favore dello Stato di Palestina.
Ma anche per fare questo serve un briciolo di dignità e di spessore (incredibile a dirsi ma è così…) che questo ceto politico non possiede.
Non che ci aspettassimo qualcosa di diverso, però non può sfuggire agli occhi di nessuno che per lo meno la classe politica della cosiddetta “Prima Repubblica” cercava di assolvere alla funzione che all’interno dell’alleanza politico-militare occidentale era stata a lei affidata, con un relativo margine di autonomia politica, di equilibrio e di capacità di mediazione reale in quella che era la sua area geopolitica di pertinenza, cioè il bacino del Mediterraneo.
Senza nessuna nostalgia passatista, mi sento di dire che quel ceto politico, formato da quelle forze politiche (mi riferisco in particolare alla DC, al PSI e al PCI, sostanzialmente accomunate per quanto riguarda la posizione politica dell’Italia nell’area mediterranea e mediorientale) si sarebbe comportato con maggiore dignità e senso dello stato. Per onestà intellettuale non si può non ricordare il celebre discorso alla Camera del 6 novembre del 1985 con cui l’allora segretario del PSI nonché Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, difese il legittimo diritto dei palestinesi alla lotta armata per liberare la propria terra dalla potenza occupante, azzardando addirittura un paragone storico fa il movimento di liberazione nazionale palestinese e quello risorgimentale e mazziniano.
Per non parlare del famoso episodio di Sigonella dell’ottobre dello stesso anno, dove lo stesso Craxi impedì ai marines USA di catturare un commando palestinese del FPLP che aveva sequestrato una nave da crociera italiana – l’Achille Lauro – e aveva ucciso un passeggero americano di religione ebraica. L’aereo su cui viaggiavano i membri del commando palestinese fu fatto circondare dai carabinieri (che impedirono armi in pugno ai marines americani di farli prigionieri) e successivamente fu fatto ripartire alla volta della ex Jugoslavia, a suo tempo stato sovrano “non allineato” governato dalla Lega dei Comunisti del Maresciallo Josip Broz Tito. Un episodio che provocò un momento di grave tensione nei rapporti fra il governo italiano e quello americano e rilanciava il ruolo dell’Italia nello scacchiere mediorientale come paese non ostile ai popoli arabi, in continuità con una politica di cooperazione e collaborazione con i paesi maghrebini e mediterranei già iniziata a suo tempo dal presidente dell’Eni, Enrico Mattei (che per questo fu assassinato dalle multinazionali del petrolio USA). C’è chi sostiene che USA e Israele non avessero dimenticato quell’affronto e che la successiva caduta in disgrazia di Craxi avesse in qualche modo a che vedere con la sua politica di apertura nei confronti dell’OLP e in generale dei governi nazionalisti laici arabi, ben oltre le vicende di “tangentopoli”.
Questo ovviamente non fa di Craxi, così come di Andreotti e in generale di quel ceto politico da loro rappresentato, degli eroi della lotta dei popoli del mondo contro l’imperialismo, però ci offre una testimonianza reale di quale sia il livello dell’attuale classe politica. Se Craxi fu protagonista di quello che fu comunque oggettivamente un grande sussulto di autonomia nazionale (nei limiti del fatto che l’Italia era comunque un paese membro della NATO dalla quale Craxi non si sognava neanche di uscire), dignità e senso dello stato, capace addirittura di arrivare a puntare i fucili contro i soldati americani, i nostri governanti, Renzi in testa (ma vale per tutti suoi predecessori, da Berlusconi a D’Alema e agli altri) non sono neanche capaci di impedire a un gruppo di teppisti ubriachi di deturpare la Barcaccia così non sarebbero in grado di schierare una pattuglia dei vigili urbani per impedire a un gruppo di turisti americani di farsi il bagno nella Fontana di Trevi…
Un ultima riflessione politica, ma niente affatto marginale. La Lega Nord di Salvini ha votato contro lo Stato di Palestina con una dichiarazione esplicitamente filoisraeliana. Questo la dice lunga, qualora ce ne fosse stato il bisogno, su quale sia la natura reale di questa forza politica neofascista o “neodestrista”. Una forza di finta opposizione al “sistema”, schierata in realtà su posizioni filo atlantiste – al di là delle simpatie manifestate per la Russia di Putin e addirittura per la Corea del Nord (nero seppia da buttare in faccia alla parte culturalmente più debole del suo elettorato) – anche se millanta un presunto “antiamericanismo” e “antieuropeismo” che nulla ha a che vedere con una critica autenticamente di classe e antimperialistica, ma rappresenta soltanto la nostalgia di quella parte di vecchi ceti borghesi che non sono stati invitati alla spartizione della torta dal grande capitale trans e multinazionale, per quello stato-nazione all’interno del quale erano politicamente egemoni . Una forza politica che alimenta ad arte un odio indistinto (camuffato da “etnoidentitarismo”, cioè difesa delle identità culturali) nei confronti dei popoli arabi e mussulmani, il cui orizzonte culturale è la costruzione di uno stato gerarchico, autoritario, “securitario”, interclassista, “identitarista”, esclusivista e “differenzialista” (cioè razzista…), comunque all’interno delle logiche economiche capitalistiche.
E’ bene non farsi ingannare da questa gente, molto abile in queste operazioni di maquillage dalle quali purtroppo molte persone in buona fede tendono a farsi condizionare, soprattutto in assenza di un’alternativa politica solida, credibile e autenticamente socialista all’attuale stato delle cose.