Se le società di Rating benedicono il Governo Meloni…
Se le Agenzie internazionali di Rating esprimono giudizi positivi sull’economia italiana qualche riflessione sarebbe necessaria, magari sottraendo l’argomento alla retorica o alle dichiarazioni di fazione: da una parte la destra ad esultare per il giudizio benevolo della speculazione finanziaria sulla manovra di Bilancio Meloniana e dall’altra la sinistra che invoca invece maggiori risorse per contrastare il caro energia e ricorda come i risultati attuali siano piuttosto merito dell’Esecutivo Draghi.
In realtà l’economia italiana, ma anche l’iniziativa del Governo e degli Enti locali, dipendono dall’attuazione dei progetti PNRR nei tempi previsti. La tenuta dei conti invece è ritenuta legata al mantenimento dei parametri di Maastricht, alla contrazione dei salari, al freno alle pensioni anticipate, all’applicazione del sistema contributivo sull’intera vita lavorativa, alla penalizzazione di quanti, anche per logoramento psico fisico, scelgono di andare in pensione un paio di anni prima subendo forti decurtazioni dell’assegno previdenziale. Il Rating favorevole nasce dalla convinzione che il Governo sappia comunque raggiungere il surplus di bilancio e limitare alcune voci di spesa, come quella sociale, sanitaria e previdenziale.
Le agenzie di rating sono istituti incaricati dal grande capitale finanziario di valutare la capacità di rimborso e l’affidabilità di governi e imprese, l’efficacia insomma dei loro strumenti finanziari quali ad esempio obbligazioni o titoli azionari. Esse sono considerate impropriamente organismi super partes incaricati di valutazioni imparziali attraverso analisi finanziarie dettagliate e modelli statistici. In realtà esse operano in base ai concetti liberisti e, essendo le loro previsioni, nonostante gli errori di valutazione, prese a base dalla massa degli investitori, si verifica che tali sentenze si autorealizzano in virtù dell’emulazione che determinano. Lo fanno però per un po’, fino allo scoppio della bolla. È significativo, per esempio, che le imprese fallite o oggetto di salvataggio durante la crisi del 2007 avevano ricevuto tutte un attestato di stabilità. Inoltre, è da rilevare il conflitto di interesse di queste agenzie. Infatti, con i loro giudizi condizionano le quotazioni dei prodotti finanziari ma allo stesso tempo operano in borsa potendo così lucrare sulle quotazioni da loro stesse influenzate.
Nel tempo abbiamo scoperto anche che una valutazione resa da qualche autorevole Agenzia può anche determinare la crisi di un Governo e la sua delegittimazione. È avvenuto nella storia recente italiana sulla spinta del grande capitale economico e finanziario europeo, un potere occulto e tale da porre fine anche alla sovranità nazionale, vanificando elezioni democratiche. Sarà per questo motivo che la destra odierna risulta assai attenta a compiacere associazioni datoriali, agenzie finanziarie e grande capitale evitando di incappare in qualche scomunica. E in questa ottica servile e subalterna si sono rimangiati i programmi elettorali sulle pensioni e sulla sanità, le promesse di accrescere la spesa per la salute e di anticipare l’età pensionabile, promesse da marinaio per intendersi o pagine da libro dei sogni, presto archiviate nel buon nome del realismo capitalista.
Tra le motivazioni addotte dalla società di Rating c’è il benevolo giudizio sulla Manovra di Bilancio sulle pensioni nell’alveo delle decisioni già assunte dalla Legge Fornero “per mettere le spese della previdenza su una linea discendente dal 2040″.
Il Governo Meloni viene valutato positivamente per avere interrotto l’anticipo dell’età pensionabile scoraggiandolo in ogni modo e seguendo, anzi addirittura peggiorandola, alla lettera la Legge Fornero: tanto più invecchia la popolazione tanto maggiore sarà la spesa; viene applicato il sistema contributivo all’intera vita lavorativa per il calcolo dell’assegno pensionistico; viene scoraggiata l’uscita anticipata assoggettata a forti decurtazioni economiche, perfino il riscatto della laurea avvenuto lustri fa con il sistema retributivo viene ricalcolato in termini più sfavorevoli. Tutto ciò è considerato un merito per le agenzie di Rating. Ecco da cosa è dipeso il giudizio benevolo riservato alla Manovra di Bilancio.
È quindi sostanzialmente corretto il sottotitolo dell’articolo di Morya Longo e Gianni Trovati su Il Sole 24 Ore del 19 Novembre laddove scrivono che “I freni alle pensioni anticipate sostengono il rating dell’Italia”.
Ora il problema è quello di conservare, nella primavera 2024, il Rating favorevole alla luce della valutazione dei risultati del PNRR, del contenimento del debito pubblico e della ripresa del PIL per la quale Confindustria chiede investimenti strutturali a favore delle imprese come il definitivo e non temporaneo abbattimento, a carico della Fiscalità generale, delle tasse sul lavoro.
Non a caso la premier Meloni ha incassato dalla maggioranza l’impegno di votare la legge di bilancio senza cedere alle richieste di lobby varie che vorrebbero rivederne alcuni articoli, al contempo annuncia di rivedere alcune norme della Manovra per tacitare le proteste dei medici. Un dibattito in Parlamento è di per sé ostico e il solo modo per evitare fratture interne e inimicarsi il capitale è quello di blindare un testo che ha già ottenuto il via libera delle associazioni datoriali e dal potere economico e finanziario.
Le perplessità delle agenzie di Rating sono comunque esplicitate proprio in merito al debito pubblico italiano. Se i mercati sono rasserenati tra qualche mese gli stessi presenteranno il conto alla Meloni invocando magari processi di privatizzazione (per altro già annunciati), il contenimento della spesa pubblica in materia di istruzione, pensione e sanità.
Pesa a favore del Governo il benevolo giudizio della Banca centrale europea, “che si è impegnata in modo credibile a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per rispondere a forti aumenti dei tassi di interesse non riconducibili ai fondamentali del Paese”. Ma al contempo non potrà dormire sonni tranquilli perché le prossime richieste saranno assai pesanti e investiranno il sistema creditizio e bancario italiano, le dinamiche salariali e contrattuali e anche la tenuta di un sistema fiscale che alla lunga evidenzierà le criticità di un impianto basato su sgravi alle imprese e aiutini di varia natura che anno dopo anno dovranno trovare adeguate coperture finanziarie.
Se innumerevoli sono le contraddizioni interne al blocco dominante resta il fatto incontrovertibile di un Governo che agli occhi della finanza viene giudicato credibile proprio per essersi rimangiato la solenne promessa fatta agli elettori ossia la cancellazione di quella Legge Fornero che oggi scopriamo essere invece il faro guida dell’operato delle destre.
Fonte foto: Borse.it (da Google)