Non siamo contrari ma così non funziona, è quanto detto dal Presidente di Confindustria a proposito della intenzione del governo di destra di stravolgere la Costituzione introducendo il Premierato. Sia ben chiaro che Confindustria non potrà essere nostro alleato ma le perplessità espresse avranno un certo peso nella discussione in corso, del resto il parere padronale è determinante per un Governo che vuole accontentare le parti datoriali e il padrone di oltre Oceano.
Si passa dal presidenzialismo, cavallo di battaglia storico delle destre, al premierato, evidente il riferimento alla legge sulla elezione diretta dei sindaci a conferma che quel modello, tanto caro al centro sinistra quanto al centro destra, è stato dirimente non solo per la distruzione del sistema proporzionale ma per iniziare quella sistematica opera distruttiva della Costituzione, della democrazia parlamentare , del principio una testa vale un voto che permetteva anche a piccole minoranze di avere una propria rappresentanza nei consigli comunali e in Parlamento.
Il decisionismo dei sindaci ha ridotto i consigli comunali a inutile parodia democratica essendo i consiglieri del tutto subalterni al rapporto fiduciario con i sindaci. I consigli comunali sono luoghi ormai di non discussione nei quali gli eletti si limitano quasi sempre a ratificare ordini del giorno della Giunta, o se in minoranza a votare contro, spazi insomma blindati, discussioni nelle aule spesso ridotte in gazzarra e senza alcun approfondimento.
Sia sufficiente la semplice constatazione che numerosi consiglieri non intervengono quasi mai nei dibattiti manifestando la loro presenza solo al momento delle votazioni.
La elezione diretta del Premier e Presidente del Consiglio ricorda lo strapotere dei Sindaci sui consigli comunali, i meccanismi premianti la maggioranza, che da relativa diventa assoluta, ci riportano a quella legge Truffa del 1953, abrogata l’anno successivo dopo manifestazioni e proteste cruente nei luoghi di lavoro e nelle piazze, legge che introduceva un premio di maggioranza con l’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse superato il 50% dei voti validi.
E’ evidente come lo spirito della Legge Truffa aleggi ancora oggi nella proposta di revisione Costituzionale che prevede il premierato.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso si sostenne – salvo poi essere smentiti alle elezioni politiche quando la maggioranza formata da Dc, Pri, Pli, Psdi e P. Sardo d’Azione non raggiunse il 50 % dei voti – che l’obiettivo di questa legge era la governabilità, un governo forte con una solida maggioranza sancita da un premio che permetteva ad una maggioranza relativa di diventare assoluta al momento di ripartire i seggi parlamentari.
Non è casuale che proprio una ventina di anni fa Lega e FI cercarono una soluzione analoga alla Legge Truffa a conferma che quel disegno, caro per altro anche alla Loggia Massonica P2, scaldava ancora i cuori della destra.
Con il premierato si riduce il potere di veto anche del Presidente della Repubblica che diventa una sorta di carica subordinata e senza quel ruolo di garante della Costituzione che tuttavia da anni non viene svolto come dimostra l’approvazione di numerose leggi in aperto contrasto con i principi della Carta. La grande e decisiva riforma del premierato vuole costruire un sistema rappresentativo nel quale non solo le minoranze non avranno voce e effettiva rappresentanza ma che finirà con l’ equiparare la stessa democrazia al principio di governabilità.
Meloni ha illustrato il suo disegno di legge considerando la riforma «la madre di tutte le riforme», per portare a casa un risultato storico: la cancellazione della Costituzione nata dall’antifascismo. Il filosofo politico Carlo Galli ha sintetizzato meglio di noi ,pochi giorni or sono, il reale intento della “riforma” ossia «la nascita di una nuova repubblica, della quale la destra sarebbe fondatrice – come non lo fu della prima».
Siamo davanti a un disegno politico ampio e strategico non solo finalizzato a cancellare la Carta nata dalla Resistenza antifascista ma per determinare una idea di nuova democrazia coincidente con la governabilità, con le istanze dell’Esecutivo e in barba ad ogni principio realmente democratico.
Siamo consapevoli di quanto tardiva sia oggi la difesa della Costituzione soprattutto perchè ad attaccarla sono stati per anni i suoi eredi di centro sinistra, come sopra ricordato, con la distruzione del sistema proporzionale, la elezione diretta dei Sindaci, i premi di maggioranza alla coalizione vincente.
Non siamo dinanzi a un capriccio improvvisato ma ad un disegno strategico, il premierato si rende necessario per costruire quel modello istituzionale e rappresentativo sempre più “verticale” chiudendo la bocca, una volta per tutte, alle minoranze parlamentari e sociali\politiche. E al di là della critica padronale al disegno di legge della Meloni, o meglio, alla sua applicabilità, l’idea di una democrazia ristretta e senza elementi conflittuali al suo interno metterà alla fine d’accordo padroni e destre politiche e sociali ma anche interi settori del centro sinistra sensibili alle ragioni della Governabilità.
Un premier forte e con ampi poteri è anche risultato della personalizzazione della politica per occultare in termini populistici la dilagante crescita delle disuguaglianze sociali ed economiche e per finanziare con i soldi pubblici i tagli alle tasse a carico delle imprese.
E poi il progetto secondo cui la coalizione del premier occupi le Camere con non almeno il 55% di parlamentari ci pare in aperto contrasto con i dettami della Costituzione e semmai una sorta di ridefinizione della Legge Truffa dell’immediato dopoguerra, con la differenza che oggi non ci sono sindacati e partiti disposti a fare le barricate come avvenne allora.
Siamo quindi davanti ad una svolta autoritaria che potrebbe vedere nell’Italia una sorta di laboratorio della reazione e dell’antidemocrazia da esportare in altri paesi per trasformare il corpo sociale in una massa amorfa e senza identità da muovere a proprio piacimento per conquistare consensi plebiscitari.
Salvatore Bianco sul portale La Fionda. org parla di paradigma neoautoritario ed aggiunge “è del tutto evidente che una società passivizzata ed individualizzata da circa quarant’anni di maltrattamenti neoliberali avrebbe bisogno di ben altre cure e attenzioni. Di una politica alta, per esempio, che contribuisse fattivamente a ridestarla dal lungo torpore”.
E in caso di affermazione del premierato ci sarà da aspettarsi anche feroci repressioni delle istanze sociali conflittuali, il restringersi degli spazi di libertà collettiva, della democrazia e della partecipazione, una ragione in più per cominciare a discuterne evitando di considerare questa proposta solo come una piccola revisione di una Carta ormai vecchia per limitarsi ad una discussione tra “esperti”, del resto non siamo davanti ad alchimie di forma costituzionale ma ad un disegno strategico reazionaro.
Fonte foto: Gazzetta del Sud (da Google)