Nel 2022 la spesa militare globale è aumentata per l’ottavo anno consecutivo, raggiungendo una cifra stimata di $2.240 miliardi
– il livello più alto mai registrato dal SIPRI.
Nonostante un aumento della spesa del 3,7% su base annua, l’onere militare – cioè la spesa militare globale come quota del prodotto interno lordo (PIL) globale – è rimasto al 2,2% perché anche l’economia globale è cresciuta. I governi di tutto il mondo hanno speso in media il 6,2% del loro bilancio per le forze armate, pari a $282 a persona.
SIPRI Yearbook 2023, Sintesi in italiano
capitolo di bilancio variegati
L’aumento delle spese militari è desumibile non solo dai Bilanci del Ministero della Difesa ma da tutti i capitoli di bilancio che concorrono alla complessiva spesa militare, incluso il pagamento degli stipendi e delle voci previdenziali del Personale delle Forze Armate.
E’ ormai diffusa la percezione che sia quasi impossibile avere contezza della reale spesa bellica nazionale per la presenza di innumerevoli capitoli di bilancio afferenti a diversi Ministeri e anche per la ormai cronica disattenzione degli organi di stampa a spulciare i Bilanci.
Altro aspetto rilevante riguarda poi la definizione dei nuovi ruoli delle Forze armate, siamo davanti a cambiamenti rilevanti che non intravedevamo da anni, da quando nacque il nuovo modello di difesa con l’esercito professionale che sancì la fine della leva obbligatoria e da cui poi partirono le partecipazioni alle guerre cosiddette umanitarie e\o a missioni sotto l’egida Onu e Nato ..
Militarizzazione della società
In questa ottica vanno inquadrate le presenze dei militari nelle scuole o il rapporto sempre più stretto tra guerra e industria, guerra e ricerca, guerra e progetti di riqualificazione urbana o di salvaguardia dell’ambiente.
Le missioni militari all’estero pesano non poco ma il Parlamento voterà la loro continuazione soprattutto nelle aree nevralgiche come i Balcani e l’Est Europa. Appena il paese si sarà dotato di un esercito più efficiente vedremo crescere il numero delle missioni internazionali, e la spesa per sostenerle, in linea con gli obiettivi del Ministero della Difesa e del governo Meloni.
Atto di indirizzo per l’avvio del ciclo integrato di programmazione della performance e di formazione del bilancio di previsione per l’E.F. 2024 e la programmazione pluriennale 2025-2026 (difesa.it)
E’ in corso anche una importante diversificazione degli investimenti in materia di difesa, lo si evince anche da quanto scrive l’Osservatorio Milex
Pubblicato DPP della Difesa: raddoppia la spesa per carri e caccia Tempest – MIL€X Osservatorio sulle spese militari italiane (milex.org)
Il totale complessivo di fondi del Ministero della Difesa e fondi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex MISE) si attesta per il 2023 sui 7,9 miliardi di impegno diretto (come Milex stimiamo una cifra di 8,2 miliardi inserendo anche costi indiretti legati al procurement), spese militari in crescite e previste per 8,1 miliardi nel 2024 per passare a 8,7 miliardi nel 2025. Ancora una volta, come avvenuto negli ultimi anni, l’aumento della spesa militare è strettamente connesso ai fondi stanziati per i nuovi sistemi d’arma.
E nel frattempo i fondi europei per il Pnrr e la coesione potrebbero essere l’ennesima occasione per accrescere la spesa militare, magari non in linea con il 2% del Pil, come deciso dalla Nato alcuni anni or sono, quando le stime economiche non facevano presagire la crisi attuale, ma è evidente l’aumento esponenziale della stessa
Merita poi di essere letto e studiato l’atto di indirizzo appena approvato dal Ministero della Difesa giusto per confutare quel luogo comune secondo il quale le strategie militari non siano legate a quelle economiche
Atto di indirizzo per l’avvio del ciclo integrato di programmazione della performance e di formazione del bilancio di previsione per l’E.F. 2024 e la programmazione pluriennale 2025-2026 (difesa.it)
Leggiamo testualmente: Siamo di fronte a una sfida che coinvolge anche l’intero sistema economico e commerciale globale, con effetti collaterali che riecheggeranno per gli anni a venire tra cui, in primis, la necessità di rivedere l’intera catena di approvvigionamento energetico.
La domanda scontata è se non siano proprio le guerre invece ad essere scatenate come soluzione dei problemi economici, se guardiamo agli effetti del conflitto in Ucraina si comprende quale fosse il reale obiettivo Usa e Nato, da una parte indebolire la Russia e la Cina e dall’altra arrestare l’intraprendenza europea sancita dal documento denominato Bussola Europea in buona parte ridimensionato dalla crisi economica che investe il vecchio continente.
Quando si parla di preparativi di guerra veniamo scambiati per visionari apocalittici, eppure troviamo scritto nel Documento Programmatico Pluriennale 2023 -25 che l’Italia deve tornare a “orientare e preparare il suo strumento militare ad assicurare la difesa dello Stato”
Ma di quale minaccia stiamo parlando? Ad esempio quella del terrorismo internazionale con cui ormai si liquidano anche le Resistenze di alcuni popoli come quello Palestinese.
Se ricordiamo il documento denominato Bussola europea si parlava di un esercito comunitario capace di intervenire anche autonomamente dalla Nato ovunque fossero minacciati gli interessi strategici europei, il che significa dispiegare truppe militari in paesi dove ci sono interessi economici e presenze di multinazionali da salvaguardare. Ora l’Italia vuole fare un deciso salto di qualità non limitandosi alla partecipazione ad operazioni e missioni internazionali per dotarsi invece di nuovi compiti per i quali occorre il potenziamento della Difesa e la messa a punto di nuovi sistemi di arma come forma di deterrenza.
Da qui possiamo trarre alcune riflessioni come l’annunciato e sensibile aumento delle spese militari, il potenziamento dell’apparato industriale e la ricerca di nuovi sistemi di arma che impegneranno non solo le industrie di armi ma anche la ricerca in ambito universitario.
Citiamo testualmente da un sito ben informato di fatti militari : Dove e come investe la difesa italiana? Riflessioni sul DPP 2023-2025 – Geopolitica.info
Dei 4.623 milioni di euro messi a disposizione del dicastero per l’avvio di tredici nuovi programmi, più del 90% dei fondi sono dedicati a programmi di modernizzazione della componente corazzata dell’Esercito: si tratta dell’acquisto dei carri MBT Leopard 2 (volume finanziario pari a 2.264 milioni) e del progetto Armored Infrantry Combat System (AICS) per l’acquisizione di un sistema di sistemi per la fanteria pesante dell’Esercito (1.646 milioni). Anche se meno rilevante dal punto di vista finanziario, almeno nel triennio, un altro segnale importante in questo senso è l’assegnazione delle risorse per l’acquisto dei lanciarazzi multipli d’artiglieria ruotati M142 HIMARS a favore dell’Esercito, un sistema d’arma ampiamente utilizzato dalle forze ucraine nel conflitto con la Russia che rinforza decisamente le capacità di deep strike delle Forze armate italiane.
Non siamo davanti al solo (si fa per dire) progressivo aumento delle spese militari mentre mancano le risorse per la sanità e il welfare ma anche a rinnovati obiettivi strategici che vengono ben esplicitati nel sopra menzionato
Atto di indirizzo della Difesa
Atto di indirizzo per l’avvio del ciclo integrato di programmazione della performance e di formazione del bilancio di previsione per l’E.F. 2024 e la programmazione pluriennale 2025-2026 (difesa.it)
….fragilità di tutto il sistema occidentale, Italia compresa, in merito alla mancanza di materie prime e alla dipendenza dai Paesi asiatici, che ha un forte impatto sulla tematica della sicurezza e sovranità tecnologica. Il continuo timore per ulteriori e sempre più probabili turbolenze nell’estremo Oriente dà una misura sui rischi connessi con l’interruzione e i ritardi nell’approvvigionamento di questi beni.
Per dotarsi di un nuovo esercito con sistemi di arma di ultima generazione diventa prioritario l’approvigionamento di alcuni beni e alla occorrenza strutture militari attrezzate a missioni di vario genere.
Nel 2022 l’Italia ha speso 26,9 miliardi di euro per la Difesa con un aumento rispetto all’anno precedente di circa 736 milioni di euro. Per il prossimo biennio si dice che la spesa militare potrebbe essere in lieve flessione ma se invece si prendono in esame tutti i capitoli di bilancio che concorrono complessivamente all’apparato militare, alla ricerca e sviluppo di sistemi di arma si evince un quadro antitetico alla narrazione mainstream.
Se prendiamo in esame tutti i capitoli di spesa si capisce quanto abbiamo appena scritto, infatti registriamo un trend in costante aumento: dai 20.442 milioni del 2022 ai 30.758 del 2023 che diventeranno 30.832 milioni nel 2024 e 31.396 milioni nel 2025.
Dal Bilancio della Difesa vengono infatti scorporati i costi della Sicurezza e parte della spesa previdenziale per il personale in pensione.
La spesa militare si andrà poi differenziando secondo il Piano di sicurezza nazionale redatto dal Ministro Crosetto Verso la prima strategia di sicurezza nazionale? Scrivono Mazziotti e Coticchia (UniGe) – Formiche.net
La spesa militare italiana risulta assai maggiore di quella desumibile dal Bilanci, a dirlo non siamo noi ma il Portale Analisi Difesa che individua proprio nella costruzione di nuovi e sofisticati sistemi d’arma l’obiettivo strategico da perseguire oltre alla capacità di dislocare truppe addestrate ed operative ove gli interessi nazionali o Nato siano “minacciati”.
Analisi Difesa fa quindi i conti della reale spesa militare e si capisce come sia stata incrementata nell’ultimo biennio e come lo sarà, in misura maggiore, negli anni a venire , basti pensare che in un solo anno il Bilancio integrato della Difesa è cresciuto di oltre il 5%.
Ricapitolando, dunque, brevemente, la Funzione Difesa medesima passa dai 16.809 milioni del 2021 ai 18.095,5 milioni del 2022, con un incremento di altri 1.286,5 milioni; che, in termini percentuali, equivale a un + 7,7%.
Che aggiunti ai 1.341 milioni in più tra il 2019 e il 2020 nonché ai 1.485,6 tra il 2020 e il 2021, fanno lievitare nel giro di 3 anni la Funzione Difesa di ben 4.113,1 milioni.
Il Documento Programmatico Pluriennale 2022-24 della Difesa – Analisi Difesa
Si parla ormai esplicitamente di dominio spaziale e dominio cybernetico e invece di affrontare i cambiamenti climatici in alcuni paesi si pensa solo ai rischi che ne potrebbero derivare a uso militare (ad esempio fronteggiare e prevenire flussi migratori)
Se pensiamo alla decantata autonomia strategica nella ricerca scientifica e tecnologica, si comprende quanto rilevante sia l’obiettivo del rafforzamento e della base industriale nazionale di settore coinvolgendo direttamente la ricerca pubblica a fini militari.
Gli stages scuola lavoro nelle caserme, i progetti delle Forze Armate in accordo con i Provveditorati agli studi sono solo la punta di un iceberg che prevede la militarizzazione della ricerca a fini militari e di guerra, da qui la necessità di evitare che Atenei e Scuole superiori diventino luoghi ostili alla militarizzazione dilagante.
La rapidità dei processi decisionali delle Forze armate di cui parla l’atto di indirizzo fa presagire minacce per la democrazia nel senso che molte decisioni non passeranno più dai dibattiti Parlamentari per diventare invece oggetto di sicurezza nazionale ed essere adeguatamente secretati.
E a conferma delle conseguenze che questo Atto di Indirizzo potrà avere anche sui livelli retributivi e previdenziali delle Forze armate si pensa al potenziamento del welfare per il personale in divisa, a interventi in materia di salario e di trattamento previdenziale che ipotizziamo essere assai più favorevoli di quelli accordati ai dipendenti pubblici e privati.
Chiudiamo menzionando due passaggi dell’Atto di indirizzo che ci sembrano assai eloquenti
…. capacità dello Strumento militare di promuovere e perseguire con convinzione i più alti obiettivi sociali per essere punto di riferimento e modello di cittadini e territori. In questo contesto si inseriscono le iniziative in logica di Green Defence tese: all’efficientamento energetico delle infrastrutture militari; alla implementazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, mettendo a frutto le possibilità offerte dal vasto patrimonio immobiliare militare; alla valorizzazione del patrimonio immobiliare della Difesa, anche attraverso la revisione dei compiti degli Elementi di Organizzazione all’uopo dedicati e l’accentramento di talune funzioni
Se pensiamo alla costruzione di nuove basi militari e alle opere di compensazione in accordo con gli Enti locali non sfugge il riferimento ad una sorta di esercito green, quanto sopra riportato è ben presente nelle dichiarazioni atte a far passare la costruzione della Nuova Base militare nel territorio pisano come una iniziativa con effetti positivi sull’ambiente e anche per il territorio attraverso la cosiddetta rigenerazione urbana.
E in merito alla crescente presenza dei Militari nelle scuole di ogni ordine e grado è comprensibile la mission che sorregge l’intera operazione
lo sviluppo e diffusione di una Cultura della Difesa, da diffondere sia a livello istituzionale, sia nella collettività attraverso una adeguata comunicazione Atto di Indirizzo 2024 11 istituzionale, tesa a favorire la percezione dello Strumento militare nazionale quale efficace e apprezzato in tutto il mondo, utile alla tutela degli interessi nazionali quale strumento di politica estera, nonché formidabile volano di crescita per il Paese. Occorre, da un lato, divulgare la consapevolezza che gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore risultano fecondi non solo per la Difesa, ma anche per il Sistema Paese in termini di incremento dei livelli occupazionali, di sviluppo complessivo del sistema industriale, di leadership tecnologica, di incremento della crescita e dunque delle entrate. Da un altro lato, bisogna promuovere ed essere protagonisti a livello nazionale di un percorso di comunicazione che valorizzi al massimo le capacità della Difesa che potrebbero essere oggetto di collaborazione con le altre agenzie statali, quali le funzioni industriali, sanitarie, formative, giurisdizionali, di ricerca, sviluppo e innovazione e quelle di concorso svolte dalle Forze Armate nell’ambito della tutela ambientale e a sostegno della Protezione Civile e dell’Amministrazione dell’interno.
Sarà quindi il caso di prendere atto di un disegno strategico che non si limiterà solo ad accrescere le spese militari nei prossimi anni ma investirà scuole, università, sistemi previdenziali, salari, il corpo sociale, la cultura e l’apparato economico ed industriale del paese.
Fonte foto: Osservatorio Milex (da Google)