L’élite americano-sionista, trasformando la sinistra in una appendice neocoloniale anglosassone, si è assicurata l’adesione della lobby progressista alla proiezione unilaterale del Pentagono. Incapace di contrastare l’imperialismo rigettando l’agenda di Washington per la guerra globale, il campo progressista ha sostituito l’antimperialismo col multiculturalismo clintoniano; non comprendendo, in questa congiuntura storica, l’abc delle nuove rivoluzioni multipolari. Le rivoluzioni militari africane – Mali, Burkina Faso e Niger – rappresentano una risposta delle popolazioni autoctone, per mano militare, al declassamento della Francia da regime neocoloniale a sub-imperialismo cliente degli USA.
La mondializzazione della dottrina della ‘’guerra eterna’’, sistematizzata l’11/9, prevede la distruzione delle infrastrutture statuali nelle nazioni esterne al G8. Successivamente, gli straussiani interni al ‘’Partito democratico’’ USA hanno esteso questo piano alla Federazione Russa, rilanciando la ricolonizzazione del mondo teorizzata dalla Lega Anti-Comunista Mondiale. In Africa, tutto iniziò quando il Pentagono decise di distruggere, servendosi dell’AFRICOM, le strutture politiche, facendo sprofondare il continente nel caos. Dividendo il mondo in ‘’commando’’, la geografia dei neocons ha proiettato nel ventunesimo secolo la subordinazione classista dei Dannati della terra alle antiche aristocrazie puritane; in questa circostanza non si tratta di consumare uno sterminio (quello potrebbe sopraggiungere in un secondo momento), ma di inventare dal nulla un continente-laboratorio.
Scrive l’analista strategico Thierry Meyssan:
‘’L’11 maggio 2022 la sottosegretaria di Stato per gli Affari politici, la straussiana Victoria Nuland, ha riunito in Marocco gli 85 Stati della Coalizione contro Daesh. Ha annunciato la fase successiva del programma: gli jihadisti devono ricostituire Daesh in Sahel. Hanno a disposizione le armi ufficialmente destinate all’Ucraina. Ben presto la regione sarà un immenso braciere [4]. A novembre il presidente nigeriano Muhammadu Buhari, conferma il massiccio afflusso di armi statunitensi, inizialmente destinate all’Ucraina, nelle mani degli jihadisti del Sahel e del bacino del Lago Ciad.’’ 1
Davanti all’esportazione in Africa della dottrina della ‘’guerra eterna’’, un nuovo modo d’intendere la guerra che nel 2011 portò alla distruzione della Libia popolare, i militari decisero di prendere il potere difendendo le popolazioni autoctone. Da anni l’élite militare africana denuncia la subordinazione della Francia agli Stati Uniti ed il legame intercorrente fra lo stragismo wahabita e l’AFRICOM:
‘’In uno scritto inviato al Consiglio di sicurezza (Ref. S/2023/636), Yaou Sngaré Bakar, ministro degli Esteri, della Cooperazione e dei Nigerini all’estero, ha riferito che il mese scorso agenti francesi hanno liberato dei terroristi, raggruppandoli nella vallata del villaggio Fitili (28 chilometri a nord-ovest di Yatakala), con l’obiettivo di pianificare un attacco a postazioni militari nella zona delle tre frontiere. In tre operazioni, due in territorio nigerino, una in territorio maliano, sono stati arrestati 16 capi terroristi.’’ (Ibidem)
Non ci troviamo davanti alla conflittualità inter-imperialista USA/Francia, al contrario nel ‘’vecchio continente’’ Parigi è il braccio armato di Washington.
Il Burkina Faso guarda ad una alleanza strategica con la Federazione Russa
Il giornalista Ben Norton ha descritto, con alcune citazioni contestualizzate, l’ammirazione dei militari-rivoluzionari del Burkina Faso per Fidel Castro, leggiamo:
‘’Il carismatico leader burkinabè conclude spesso i suoi discorsi con il canto “La patrie ou la mort, nous vaincrons!”, traduzione francese del motto ufficiale della Cuba rivoluzionaria: “Patria o muerte, venceremos!” – “Patria o morte, vinceremo!”
Come presidente, Traoré ha riportato in auge alcune delle idee rivoluzionarie di Thomas Sankara.’’ 2
Il Presidente Traoré ha dichiarato di voler liberare il continente africano dal neocolonialismo, alleandosi strategicamente con la Federazione Russa:
“Siamo i popoli dimenticati del mondo. E siamo qui ora per parlare del futuro dei nostri paesi, di come saranno le cose domani nel mondo che stiamo cercando di costruire, e in cui non ci saranno interferenze nei nostri affari interni”
“Perché l’Africa ricca di risorse rimane la regione più povera del mondo? Facciamo queste domande e non otteniamo risposte. Tuttavia, abbiamo l’opportunità di costruire nuove relazioni che ci aiuteranno a costruire un futuro migliore per il Burkina Faso”
“Tuttavia, uno schiavo che non combatte [per la sua libertà] non è degno di alcuna indulgenza. I capi degli stati africani non dovrebbero comportarsi come marionette nelle mani degli imperialisti. Dobbiamo garantire che i nostri paesi siano autosufficienti, compresi per quanto riguarda l’approvvigionamento alimentare, e può soddisfare tutti i bisogni dei nostri popoli. Gloria e rispetto ai nostri popoli; vittoria ai nostri popoli! Patria o morte!” (Ibidem)
Come spiegò Rosa Luxemburg, tutte le guerre di liberazione nazionale portano all’intervento di potenze straniere per la ridefinizione delle sfere d’influenza; l’alleanza strategica sino-russa aprirà le porte a nuove Rivoluzioni socialiste? Abbracciando la tesi dei ‘’due opposti imperialismi’’, la ‘’sinistra’’ occidentale ha rafforzato la narrativa dei falchi del Pentagono, diventandone un’appendice culturale. La politica culturale della CIA (multiculturalismo, liberal-globalismo, eugenetica coi tacchi a spillo) ha schierato la lobby progressista contro gli africani.
https://www.voltairenet.org/article219670.html
https://geopoliticaleconomy.substack.com/p/burkina-faso-ibrahim-traore-sankara-imperialism?fbclid=IwAR11KYIajMNZWdmSQb-Gb19IyCvoCzDB3ux3R1o8vCcbKiadOsu-GNf5T0E
Fonte foto: La Stampa (da Google)