Sta sollevando, giustamente, molto clamore mediatico, la notizia delle due donne suicide nel carcere delle Vallette di Torino.
La mia opinione è che nessuna e nessuno – neanche le più incallite e i più incalliti criminali – dovrebbe trovarsi in una condizione di tale disperazione da arrivare a suicidarsi in carcere, per lo meno in un paese civile.
Il punto, come sempre, qual è?
Che per ogni donna suicida in carcere ci sono circa tra i quaranta e i cinquanta uomini che si suicidano ogni anno in carcere (chiunque può verificarlo). Ma nessuno ne parla. Viene quasi dato per scontato. Anzi, se leggete i giornali, in quei pochissimi che ne parlano, la notizia viene riportata in questo modo:” Quest’anno circa sessanta suicidi nelle carceri italiane (ma la percentuale varia di pochissimo in tutto il mondo…), di cui due donne”.
Spesso qualcuno ci chiede:” Che cos’è l’ideologia politicamente corretta (e, in questo caso specifico come in altri, femminista)?
La risposta è la seguente. Una sostanziale e sistematica operazione di disinformazione, un occultamento e una manipolazione dei fatti finalizzata a deformare la realtà e a creare un immaginario che diventa a sua volta realtà nella testa delle persone. L’esempio appena riportato è lampante in tal senso. In questi giorni il focus è concentrato sul suicidio di quelle due donne. Se ripetiamo questa operazione, in tutti gli ambiti e in tutto lo scibile, mille e mille volte, ecco che arriviamo a creare un immaginario collettivo dove la realtà non è quella che è realmente ma che quella che è stata creata artificialmente. L’attuale sistema mediatico è abilissimo in tal senso e questa è la funzione che è chiamato ad assolvere.
Fonte foto: Torino La repubblica (da Google)