Américo Aguiar sarà nominato cardinale il 30 settembre 2023 da Papa Francesco. Il vescovo portoghese è tra gli organizzatori della GMG, in tale occasione ha dichiarato i fini dell’esperienza:
“Non vogliamo convertire i giovani a Cristo o alla Chiesa cattolica. Niente di tutto questo, assolutamente”.
Il futuro cardinale ha espresso l’intento pedagogico, ovvero educare alla diversità, a progettare un comune cammino assieme:
“La GMG è un grido di questa Fraternità universale – aveva detto a RTP – vuole essere una scuola pedagogica per vedere il gusto e la gioia di conoscere il diverso. Il diverso deve essere inteso come una ricchezza. Cattolici, non cattolici, religiosi, con la fede, senza la fede: la prima cosa è capire che la diversità è una ricchezza”.
Parole generiche, Cristo ridotto ad un modello che ispira buoni sentimenti per tutti. La salvezza dell’anima e la verità sono state sostituite con una operazione pedagogica. Le tematiche sono quelle del mainstream: ecologismo, diversità e difesa delle donne dalla violenza delle relazioni tossiche con gli uomini.
Insomma, non vi è una verità forte, di conseguenza ci si accorda sulle cose da fare, sulle urgenze globali dettate da agende globali.
Cristo è divisivo, pertanto la Chiesa di Francesco è diventata una delle sovrastrutture della globalizzazione. Ogni verità è considerata nell’Occidente un pericolo, per cui sono i suoi succedanei a dominare, è il fare che prevale sulla verità, in questo caso, verità di fede. Dovremmo guardare e capire quanto sta accadendo nella chiesa per comprendere quanto è accaduto al comunismo: il vuoto veritativo ha condotto al collasso. Nel caso del capitalismo, probabilmente, è diverso, esso si alimenta del “niente”.
Il futuro del neocapitalismo è la globalizzazione, almeno per i suoi assertori che non si sono resi conti che si va verso un mondo multipolare nel quale l’Occidente sarà debole, perché dimentico di sé e di ogni progettualità politica.
Il relativismo o multiculturalismo spogliato di ogni senso salvifico trascendente, pare essere l’obiettivo delle Giornate della Gioventù. La chiesa non ha più lo sguardo rivolto al trascendente e alle piaghe di Cristo, ma è parte del dispositivo della globalizzazione, la quale deve spogliare la religione cattolica della sua identità per renderla organica al potere: la religione del fare ha assunto un altro volto.
Il nichilismo avanza e si struttura in modo sempre più solido e palese:
la scuola non deve trasmettere contenuti ma competenze rigorosamente nella lingua dei vincitori (l’inglese commerciale); la politica non si occupa della “polis”, ma degli interessi degli oligarchi di ogni nazione, non a caso “populismo” è parola esecrata; la chiesa ha lo sguardo rivolto al multiculturalismo, secolarizzandosi è divenuta una costola della globalizzazione; la sanità non cura i corpi ma fa affari; le famiglie sono fluide e tarate sui comandi del mercato. Si potrebbe continuare il querulo elenco. Solo la visione d’insieme ci restituisce la verità storica.
Ecco il nichilismo realizzato che non può che favorire gli interessi delle lobby e lasciare i popoli in un vuoto di senso. Senza verità e finalità etiche i popoli e le persone divengono plebi, poiché sono defraudati del bene invisibile più grande, il fine oggettivo, senza il quale le esistenze divengono accidenti che obbediscono agli ordini della struttura. Per poter progettare è necessaria l’identità culturale, politica e religiosa. L’Occidente, invece, giudica l’identità un male associandola alla violenza o alla negazione dell’altro. È vero il contrario, solo tra identità chiare e forti è possibile il dialogo e lo scambio. La parola dialogo è relazione tra identità differenti, non è certo un balletto in cui ci si abbraccia, perché non si ha nulla da dire. Gli spazi sempre più ridotti dedicati in ogni manifestazione alla parola denunciano la misologia in atto.
Se le identità sono solo folklore è l’economicismo a guidare le relazioni. L’economicismo senza verità produce violenza e guerre, questo lo constatiamo quotidianamente.
Una cultura che ha paura della propria identità non ha futuro, è destinata ad essere cannibalizzata. La grande sfida è “avere una forma” capace di confrontarsi senza violenza.
Una società dialettica e sana non teme le identità. Un cattolico se ha al centro della propria vita Cristo non rifiuta le altre forme spirituali, ma non teme neanche di evangelizzare, dove vi è Cristo al centro non vi è mai violenza.
Nella stessa maniera la sinistra ha svuotato la sua identità per abbandonare il suo popolo ai predoni della globalizzazione. La secolarizzazione del cristianesimo confinato al solo orizzonte del fare innaffiato da una stanca liturgia è simile al comunismo dei paesi a socialismo reale, in cui le bandiere rosse erano la scenografia di un potere che aveva abdicato al comunismo. L’irrilevanza divora i sistemi, è marcescenza che prepara alla caduta.
La storia in cui siamo ci offre in modo inconsapevole una miriade di occasioni per capire la struttura del presente per preparare il futuro.
La somma è il prodotto del tutto, pertanto abbiamo l’occasione per comprendere il gioco capzioso della globalizzazione per dialettizzarlo. L’egemonia culturale delle lobby è evidente, bisogna decriptarla in ogni sua formula, questo è lo scopo di coloro che progettano l’uscita da uno stato di prostrazione che sembra inesorabile. La storia è dentro di noi e con noi, se trasformiamo il reale in attività razionale. Ricostruire l’esperienza della sinistra comunista è possibile, ma senza la riflessione comune sugli errori del passato e del presente il futuro è solo cenere su cui soffia il neoliberismo.
Fonte foto: Corriere della Sera (da Google)