Si susseguono i fallimenti di azioni meritorie per porre un freno al totalitarismo liberista o per disegnare alternative potenziali. Il modo di produzione capitalistico non è eterno, ogni caduta solitamente è preceduta da un ultimo grande balzo con il quale un potere cieco e sordo vuole affermare la sua impossibile eternità. I segnali della fine sono da leggere in una barbarie diffusa e dinanzi alla quale non vi è più alcuna reazione. La rassegnazione di molti è il segno di una fuga schizoide da una realtà storica cruda e ingiusta. Si accetta, in tal modo, fatalmente il degrado antropologico e ambientale, non è consenso, ma vuoto politico e metafisico.
Ciò malgrado il sistema capitale è sostenuto, in primis, da coloro che ne vivono le contraddizioni e sono consapevoli che senza una alternativa i rischi di una caduta violenta del sistema aumentano enormemente. Per evitare tale tragedia incombente, anche se non nell’immediato, è necessario guardare il male che si cela in tanti.
Il capitalismo non è fuori di noi, esso non è oltre una linea dalla quale guardarlo e analizzarlo come fosse un oggetto scientifico o un banale fenomeno che si dispiega in laboratorio e, quindi, da registrare e misurare.
Il capitalismo è una visione del mondo e un linguaggio nel quale siamo tutti implicati, nessuno escluso, il capitale con le sue spire è dentro di noi. Siamo parlati dalla mappa concettuale del capitale, è infiltrante, lavora nella psiche e la deforma.
L’infosfera ha mutato il tempo e lo spazio, ha accelerato i tempi di diffusione delle informazioni, ha sbriciolato le distanze, ha moltiplicato il numero quantitativo degli stimoli che avvolgono i soggetti, le spire del capitale sono impalpabili, pertanto la nuvolaglia informativa offusca la vista cognitiva. Le informazioni sono spesso il mezzo con cui si consolida la struttura vincente del capitale, mediante esse passa la radice prima del male: l’individualismo narcisistico. L’infosfera è costituita da molte informazioni su cantanti in tour, su sex symbol, storie di successo, startup ecc. Tutto rigorosamente e strettamente individuale, il soggetto di successo è ritratto nella sua singolarità individuale, non deve niente a nessuno, si appartiene, si ama, è un tutto-totalità in attesa dell’adorazione globale. Il grande inganno è in questa postura comportamentale che associa il perseguire i soli interessi privati con il narcisismo. I soggetti si decompongono nella loro natura sociale, muoiono all’impegno gratuito per rinascere come atomi asociali, in cui è la promozione di sé l’unico obiettivo.
Si tratta di un’immensa propaganda che ha il compito di assoggettare e soggettivare. Le soggettività sono aggiogate al modello liberista che costruisce soggettività incapaci di vivere l’esperienza del “Tu e del Noi”. Tutto è incentrato sulla seduzione e sull’io ipertrofico che scorge solo se stesso.
I social sono parte dell’infosfera e in essi ciascuno può inviare i suoi messaggi, non si cerca il dialogo ma solo conferme. L’autopromozione è l’unico obiettivo. Tale postura penetrata nel profondo è divenuta la normalità nei gesti e nelle parole di menti brillanti e di promotori di iniziative meritorie. Spesso l’incapacità di essere gruppo e di lavorare per l’ideale politico e per la progettualità comune accettando di mettere tra parentesi la propria visibilità è la causa del rapido destrutturarsi della Resistenza. Il neoliberismo conosce bene tali automatismi, li ha iniettati esso stesso, per cui sa che la congiuntura sociale e politica è ad esso favorevole: lo spirito individualista erode ogni resistenza, agisce dall’interno, è il cavallo di Troia che il capitale ha condotto all’interno dei contenuti psichici. Il capitale sa bene che è destinato ad una lunga e impervia vita grazie alle tecniche di assoggettamento con le quali penetra, manipola e amministra i corpi vissuti. Per uscire dal capitale con l’esodo collettivo è indispensabile un grande lavoro di individuazione dei meccanismi anonimi che riemergono nelle azioni collettive decretandone anticipatamente il fallimento delle iniziative politiche e culturali.
La lotta deve spostarsi su due fronti: esteriore e interiore. Solo con una azione complessa e difficile sarà possibile preparare soggettività tenaci e libere. L’autopromozione perenne è interna alla grammatica del capitale. Si possono mettere in rete messaggi critici e veri, ma se essi sono parte di una operazione di affermazione, chi li riceve, intuisce e comprende che si è innanzi ad un nuovo prodotto venduto in rete. L’informazione critica, se è solo un mezzo e non una verità testimoniata con la prassi, è improbabile che abbia effetti rilevanti. Il grande lavoro che attende tutti è la liberazione della grammatica emotiva del liberismo, senza tale ardua operazione il futuro si allontana fino a diventare un miraggio.
Fonte foto: Agenda Digitale (da Google)