La Neuralink di Elon Musk ha avuto il permesso di avviare la sperimentazione di impianti neuronali collegati al computer. La motivazione ufficiale è che tali impianti saranno utili a coloro che soffrono di gravissime inabilità motorie. L’ibridazione uomo-macchina ha in tale autorizzazione il suo incipit. L’appello alla sperimentazione in nome dei disabili naturalmente è un modo per far accettare ciò che per l’opinione comune è assolutamente inaudito. Opporsi alla sperimentazione che potrebbe giovare a persone disabili non è “pensabile”, per cui il dibattito è abilmente aggirato con l’appello alla sperimentazione in nome dei più deboli. Si utilizzano coloro che sono in uno stato di necessità fisica assoluta per giustificare l’avvio di una sperimentazione che ha ben altri obiettivi economici e di dominio. La pubblicità con cui si avvia la sperimentazione è uno spot con cui si vuole legittimare un affare miliardario. I deboli e gli ultimi nel capitalismo assoluto sono carne da cannone da usare come lavoratori usa e getta o per sollecitare il sentimentalismo acefalo in modo da far accettare l’inaccettabile. Si possono avere ragionevoli dubbi sul fine della sperimentazione e sul fatto che sia mossa da finalità etiche ed empatiche. Dietro la propaganda non c’è solo un immenso affare, ma specialmente la possibilità sempre più reale di controllare “dal di dentro” il popolo suddito leggendo l’attività cerebrale e orientandola secondo i desideri e gli obiettivi dell’oligarchia al potere. Si aprono scenari in cui l’ibridazione potrebbe inaugurare una forma di totalitarismo assoluto.
Il potere circola, affermava M. Foucault. Entra nei corpi e li plasma, ma nello stesso tempo colui che è oggetto di dominio reagisce ed agisce divenendo anch’egli un punto ottico di potere. Con la start up di Elon Mosk il potere si installa nei corpi, la governance potrebbe non prevedere passaggi e mediazioni ma essere diretta, in tal modo si potrebbero evitare le azioni-reazioni non prevedibili. I corpi potrebbero diventare sempre più simili ad automi a cui il sistema ordina, la libertà del logos potrebbe essere neutralizzata. Si aprono scenari inquietanti e distopici che in una normale democrazia dovrebbero prevedere dibattiti con una pluralità di figure tra cui filosofi, storici, politici e psicologi. Invece nulla, non accade niente, si è inoculato il fatalismo, ciò che la scienza e le tecnologie possono fare, esse devono effettuarlo, è divenuto un automatismo che oscilla tra fatalismo ed imperativo etico a misura della nostra epoca, si tratta della perversione dell’imperativo kantiano. L’imperativo etico è sostituito con il comandamento del progresso.
I lavoratori sono controllati da piattaforme e una pluralità di mezzi che valutano la produttività al dettaglio. Chiunque lavori conosce bene il senso di umiliazione e mortificazione dinanzi ad un controllo millimetrico sempre più asfissiante. Le spire del digitale ora penetrano nella carne, il pungolo nella carne, non ambisce a far soffrire, ma a determinare l’obbedienza senza la mediazione del pensiero. La servitù volontaria potrebbe essere l’obiettivo finale e, qualora la sperimentazione porti ai risultati preventivati, la start up potrebbe essere comprata dalle multinazionali del profitto per “controllare i loro addetti”. Gli usi potrebbero essere plurali e perversi.
Non deve sembrarci distopico o fantascientifico la possibilità di un uso al fine di controllare in modo diretto pensieri, prestazioni e opinioni, poiché se osserviamo la realtà intorno a noi si moltiplicano in modo illimitato e velocemente i mezzi e i processi di controllo. La rete dei mezzi di controllo ci avvolge e ci stringe sempre più in una vertigine incontrollata di cui nessuno pare avere il controllo. La propaganda dinanzi ad una realtà sempre più difficile nella quale l’inumanità delle relazioni provocano infelicità e patologie diffuse, potrebbe offrire il suo analgesico: l’impianto cerebrale libera dalla fatica di vivere e dall’angoscia del senso, per cui potrebbe essere presentato come l’occasione per liberarsi del male di vivere senza comprenderne le cause strutturali. Si sta forse preparando il nuovo oppio con cui ridurre il popolo a plebe belante. Le prime due guerre dell’oppio hanno dimostrato la verità del capitalismo, la terza potrebbe essere l’inizio dell’applicazione in massa delle tecnologie con finalità oppiacee. Le ipotesi e le inquietudini sono non poche e sono amplificate dal silenzio-assenso generalizzato. Le ipotesi sull’uso di tale impiantistica neuronale recano con sé un quesito:
L’essere umano non più logos o pensiero comunitario e progettante ma ibrido della macchina, questo vogliono, anzi è la macchina a determinare la sua funzione.
“Che cosa è l’uomo?”
Si tratta di una rivoluzione antropologica assoluta e di una autentica Rivoluzione copernicana. Il transumanesimo alleato del post-umanesimo è il pericolo più grande. Dobbiamo imparare a connettere i fenomeni per dedurne gli effetti. Ciò è altamente politico e trasgressivo, vorrebbero esseri umani dal pensiero mutilo ed astratto. Solo un atteggiamento-pensiero olistico può indurci a vedere la verità storica nella sua chiarezza. Il dominato sarà umiliato e offeso, in quanto sarà “soggetto passivo” di una storia scritta da oligarchi multimilionari. Il Gestell di Heidegger potrebbe pienamente realizzarsi. L’impianto (Gestell) era immaginato da Heidegger come la colonizzazione spirituale di stampo calcolante, ovvero la ragione ridotta a puro calcolo, in futuro il ciclo di completamento dell’impianto potrebbe essere concluso con gli impianti cerebrali. Dinanzi a tali pericoli la scienza e la politica tacciono, il principio di responsabilità e l’uso pubblico della ragione sembrano già essere stati sostituiti dagli automatismi entro cui siamo e che ci deformano. L’abitudine alla pratica dei soli interessi personali e al silenzio sulle domande che rendono l’esistenza umana degna di essere vissuta conducono ad una accelerazione dei processi in atto. Siamo senza domande e senza risposte, un intero sistema in modo trasversale ha diseducato alla prassi e ha addestrato agli automatismi. Nei luoghi della formazione si vive il “fastidio” che il sistema avverte verso le domande di senso che rompono la cappa di conformismo e dogmatismo. In tale cornice il pericolo di una distopia è sempre più vicina. Al vuoto di senso critico e alla distruzione programmata dei corpi medi è necessario “agire” in modo propositivo e utilizzare la rete informatica come “prima fase” per l’organizzazione di una politica resistente e progettuale. Al calcolo individuale con i suoi obiettivi bisogna sostituire la ragione collettiva prima che sia troppo tardi.L’inquinamento neuronale è parte sostanziale del capitalismo, il quale deforma e nega la natura umana per poterlo ridurre a semiautoma senza anima e creatività. Il dominio, dunque, si coniuga con l’umiliazione, vi è di sottofondo un disprezzo assoluto verso l’umanità. La concezione per la quale l’essere umano è un animale evoluto senza finalità ontologiche non può che condurre a forme di dominio inaudite. La domanda che dobbiamo porci è:
“Che fare?”
In primis, bisogna avere chiarezza del nemico, ovvero il capitalismo manageriale e aziendalistico che trasforma ogni esperienza umana in PIL. Il fine del capitalismo non è la produzione ma il dominio. Il denaro è il mezzo per poter mettere in atto strategie di dominio mediante la privatizzazione delle conoscenze e della scienza. Se si resta legati a vecchie contrapposizioni si favorisce la distopia incipiente, per cui è necessario un raccordo tra le forze politiche ed etiche in modo da favorire il ritorno della politica in una realtà dominata dall’economicismo-domino senza limiti. Non siamo animali alla catena digitale, come vorrebbero le oligarchie, oggi più che mai è fondamentale riportare al centro il tema del “senso” della condizione umana. La chiarezza metafisica sulla natura umana è imprescindibile per giudicare il nostro tempo storico. All’inquinamento neuronale dobbiamo reagire ristabilendo la funzione critica e politica del pensiero, la filosofia ha un grande futuro, poiché è la disciplina deputata ad indicarci i pericoli e le soluzioni, anche in questo tempo tragico, perennemente sull’orlo dell’abisso.
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