Giuseppe Conte in un suo recentissimo tweet ha (giustamente) ricordato l’eccidio delle Fosse Ardeatine costato la vita – cito testualmente le sue parole – “a 335 donne e uomini”.
Tutti/e sanno che alle Fosse Ardeatine furono soltanto uomini ad essere massacrati: partigiani, cittadini ebrei, civili e detenuti comuni.
La stessa cosa per il famoso rastrellamento del Quadraro dove circa 700 uomini furono arrestati e deportati in Germania per lavorare nelle fabbriche tedesche: i famosi “schiavi di Hitler”.
Che senso ha, dunque, parlare di donne e uomini? A parti invertite si sarebbe parlato di “uomini e donne”?
Naturalmente ora ci sarà qualcuno/a che dirà che il mio è un accanimento dovuto ad una congenita misoginia o a problemi relazionali con l’universo femminile.
Pensino ciò che vogliono. Restiamo ai fatti. Perché Conte e tanti altri come lui (ricordo la ex Presidente del Senato e il segretario generale della CISL che dissero che le prime vittime delle morti sul lavoro sono donne…) commettono un errore che in un contesto normale sarebbe considerato una terribile gaffe?
Per il semplice fatto che non siamo in un contesto normale ma, appunto, in uno dominato da una ideologia che impone determinate liturgie e anche un determinato linguaggio. E la paura di essere additati all’indice e alla pubblica gogna qualora non ci si conformi a quella che è stata elevata a Verità Universale, Oggettiva e Incriticabile è tale e tanta da portare a dire delle cose per default, “perché si devono dire” anche se non corrispondono al vero.
Caro Giuseppe Conte, senza un briciolo di coraggio e di amor proprio (ma soprattutto per la verità vera) non si va da nessuna parte. Vale per te come per tutti.
Fonte foto: Vanity Fair (da Google)