Offensivo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Offensivo è dover subire illimitatamente la pioggia e l’eruzione della pubblicità come non avesse peso.

Offensivo è il suo richiamo al consumo.

Offensive le voci suadenti che le compongono.

Offensive le formule adottate come fossimo, appunto, impunemente offendibili: in omaggio, comode rate, ultimi giorni, doppi ribassi, scopri di più, saldi, sottocosto, vinci fantastici viaggi.

Offensivo sostenere un consumo sostenendo il “risparmio”.

Offensivo permettersi di dire “imperdibile”.

Offensivo il già deriso “corri in edicola”.

Offensivo reiterare “clinicamente provato”, pur di sostituire il superstizioso “scientificamente provato”, per piallare il senso critico degli uomini ridotti a consumatori.

Offensivo è rimpinzare le case di merci e acquistarne ancora.

Offensiva l’obsolescenza per legge.

Offensiva è l’invadenza del mercato telefonico.

Offensiva una società che vuole garantire sicurezza e che vende assicurazioni.

Offensivi i migliori sorrisi di persone contente di svendere per quattro lire i loro migliori sorrisi.

Offensivo continuare a parlare di crescita e consumo come volano della vita.

Offensivo che le pseudo-autorità, svendute al mercato, a Bruxelles e a Washington, come tutta la politica e le istituzioni, non intervengano.

Offensiva la legge in fieri dell’Unione europea allo scopo del controllo capillare, venduta come merce, quindi rivestita di bugie, affinché sembri un irripetibile vantaggio individuale e sociale.“Il regolamento riveduto è inteso a garantire alle persone e alle imprese l’accesso universale all’identificazione e all’autenticazione elettroniche sicure e affidabili mediante un portafoglio digitale personale sul telefono cellulare” (1).

Offensiva l’apologia della tecnologia come salvifico sapere e sostituta della politica.

Offensivo è il capitalismo della sorveglianza.

Offensivo il processo di controllo a mezzo della digitalizzazione, che ci sottrarrà la sovranità di noi stessi.

Offensiva è la radio di sottofondo che inquina i pensieri.

Offensiva è la trasmissione tv che occupa i locali.

Offensivo il balzello del canone Rai.

Offensiva è la pubblicità del lusso nella stessa pagina del disastro della miseria.

Offensiva l’enorme quantità di violenza fornita dal cinema e dalla tv.

Offensivo che per il profitto venga tollerata.

Offensivo che non si considerino le responsabilità di chi la distribuisce.

Offensiva è la stampa che sperpera menzogne e annuncia avvertimenti ai sensibili per video, dai titoli-rapala, che non contengono nulla.

Offensiva l’uniformata loquela e l’uniformata camminata, allontanandosi o avvicinandosi alla camera,dei giornalisti.

Offensivo è che la stampa si venda come professionista dell’informazione.

Offensivo che tette e culi, gossip e video amatoriali di ippopotami siano il clic con cui si tengono in piedi.

Offensiva la sovvenzione governativa alla stampa allineata alle veline del governo.

Offensiva la lista di proscrizione del Corriere.

Offensivo che nessuno dei veri giornalisti, come non rinunciano a definirsi, abbia avuto alcunché da obiettare sull’offensiva lista di proscrizione redatta dal Corriere e difesa con bugie.

Offensivo l’allineamento ai dispacci ucraino-atlantici e covid-governativi di Severgnini, Fontana, Molinari, Giannini (memorabile il suo “miserabili del web” per coprire la sua menzogna in prima pagina), Gruber, Parenzo, Bechis, De Gregorio, Brindisi, Mentana (autoproclamato [può bastare?] re [non basta ancora?] dei verificatori dei fatti [non si può fare di più. Vedi tu!]), Puente, Vespa, Gentili. Fanculo deontologia. Fanculo dibattito. Viva la censura. La criminalizzazione delle idee.

Offensivo il mutismo dell’Ordine e dei suoi associati su Assange, su quello che sta pagando per la democrazia con la quale si riempiono la bocca e con la quale censurano, come loro esclusivo diritto divino, chi non si zerbinizza.

Offensivi gli inviati di guerra agli ordini di Zelensky.

Offensivo l’Ordine dei giornalisti di Roma, inetto a fornire risposta ad un esposto contro Bruno Vespa che sosteneva l’innocuità dei vaccini. E anche quello di Milano e quello Nazionale per altre questioni.

Offensiva l’irreggimentata comunicazione a maggioranza bulgara sul vaccino.

Offensiva la comunicazione che promuove la guerra per ottenere la pace.

Offensivo l’appiattimento della Meloni sulla scia di Letta e Draghi, al comando di Biden o chi per esso.

Offensivo che Mattarella dica: “un’aggressione così mai vista dalla II Guerra mondiale” in Europa. Era il vice di D’Alema al momento del deliberato bombardamento, anche italiano, su Belgrado.

Offensivo che chiunque voglia riconoscere le ragioni russe alla guerra non sia considerato utile a comprendere, ma venga criminalizzato ed emarginato.

Offensivo il razzismo antirusso delle istituzioni nazionali, europee.

Offensivo l’intento di mortificare la Russia a mezzo dell’accerchiamento Nato.

Offensiva l’acquiescenza con la quale si accetta l’egemonia degli Usa, qualunque mezzo, menzogna inclusa, impieghino per mantenerla.

Offensiva la svendita della sovranità militare politica.

Offensivo che il pacifista – a mezzo di armi –, giusto e vero Occidente critichi e rifiuti in coro la recente proposta di pace cinese.

Offensivo l’impiego deliberato dell’inglese in qualunque contesto nostrano.

Offensiva un’università corporativisticamente unita a formare uomini ubbidienti.

Offensiva un’educazione al rispetto imposta per legge.

Offensivo che dire “frocio” sia perseguibile, che l’offesa stia nell’evento e non nella sua strumentale interpretazione.

Offensiva la grande galoppata in sella al velo di maya del politicamente corretto.

Offensivo il politicamente corretto, la cancellazione delle culture e dei sessi.

Offensivo avere a che fare con la tsunamica tracimazione di un pensiero che sta qui dentro* e che così dichiara la definitiva sterilizzazione del già flebile collegamento dell’uomo al trascendente. * “Per me potermi definire ingegnera è una conquista bellissima.Significa potermi identificare con la mia professione, che esercito con competenza e autorevolezza, e allo stesso tempo rivendicare con orgoglio che sono una donna” (2).

Offensivo l’intento già in atto di cambiare significato alle parole – tra cui guerra che diventa pace –, quello di eliminare le culture per ridurle a cartolina e folklore, di demolire i valori e le identità.

Offensiva la distanza dalla natura di questa cultura progressista.

Offensivo il disastro sociale perpetrato dalla sinistra. La loro stirpe ha tradito un popolo per fornicare con il mercato e il potere. Lo ha offeso e gettato via come si fa con un oggetto senza valore, e ancora si lamenta per sé.

Offensivo il rigurgito di prezzemolico antifascismo.

Offensivo il suo dagli al fascista come solo argomento da tempo immemore.

Offensivo lo scempio architettonico che ha deturpato le valli, le coste, le pianure d’Italia.

Offensive l’urbanizzazione-violenza dei paesaggi e l’ecologia ideologica degli alberi attaccati ai balconi.

Offensivo pagare individualmente i disastri ambientali di pochi.

Offensivo parlare di sostenibilità, economia circolare, green economy, impatto zero, tutti palliativi utili ai timonieri dello status quo.

Offensivi gli allevamenti intensivi.

Offensiva la moda impellicciata d’animali allevati.

Offensive le politiche di privatizzazione dei servizi sociali,che hanno tentato di sottrarre l’acqua al diritto universale e che – probabile – staranno studiando come sottrarre anche l’aria.

Offensivo è il sistema che lo permette, neppure lo discute, se non con risibili cancelli per legge, quali la garanzia della protezione della vita privata.

Offensiva l’alienazione, prima una vergognosa esclusiva dedicata alla classe operaia, ora destinata a tutti noi. Il progressismo lo ha sfruttato fino a sottrargli l’identità e la bussola con cui aveva navigato tutta la vita.

Offensivo non ci sia una sola voce istituzionale che voglia cogliere il significato esiziale dell’armonia uomo-natura spezzata o, peggio, ridotta a documentario.

Offensivo che i tg di oggi parlino della riduzione della disoccupazione, della crescita del Pil, della riduzione del debito pubblico come accadeva quaranta anni fa.

Offensivo si faccia credere che la disoccupazione e il debito possano ridursi.

Offensivo fondare una società che ha nel Pil l’indice di benessere.

Offensivo che stragi civili, psicopatologie e suicidi siano in costante crescita e che le istituzioni non vogliano rivedere il sistema che hanno creato.

Anche il Festival di Sanremo è offensivo.

Offensivo l’incondizionato incassare di tanto degrado.

 

Note

  1. https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/12/06/european-digital-identity-eid-council-adopts-its-position-on-a-new-regulation-for-a-digital-wallet-at-eu-level/.
  2. https://gognablog.sherpa-gate.com/lipocrisia-del-linguaggio-inclusivo/#comment-96152 . [commento no. 10]

Fonte foto: da Google

2 commenti per “Offensivo

  1. giulio bonali
    13 Marzo 2023 at 20:11

    Stranamente, inaspettatamente e -lo ammetto- piacevolmente concordo con quasi tutto qui scritto da un autore col quale solitamente dissento convintissimamente su tutto.

    Per parte mia aggiungerei che molte pubblicità sono offensive anche solo dell’ intelligenza degli ascoltatori (fra gli infiniti possibili esempi cito quella che chiede “Per la disperazione di trovare una compagnia di assicurazione stai pensando di trasformare la tua auto in un barbecue? O in un’ amaca? O -che ne so?-in una vasca da bagno o in un water closet?”: nemmeno le più penosamente sceme delle barzellette raccontate da antipaticissimi rompiballe scemi arrivano a tanto. Oppure quella che ti chiede “lo sapevi che nel tuo bagno le puzze continuano ad essere sentite dagli altri anche quando tu -non affetto da anosmia o iposmia, N.d.R.- non le senti?”; mia risposta: “No, perché, non essendo scemo come voi siete e credete che sia anch’ io, so benissimo che si tratta di una panzana particolarmente mal raccontata”.

    Vorrei inoltre spendere due parole su su quello che ritengo senza iperbole, con un metafora inadeguata in quanto fin troppo delicata, il quotidiano STUPRO della nostra bellissima lingua italiana -nella colpevole indifferenza di chi avrebbe il dovere di difenderla- da parte dell’ inglese maccheronico di pubblicitari, informatici, economisti bocconiani o meno, giornalisti e altri succubi del pensiero unico politicamente corretto (nota bene: MACCHERONICO, avendo a che vedere con il meraviglioso inglese di William Shakespeare o di David Hume quanto il latinorum di don Abbondio aveva a che fare con il latino di Lucrezio, di Orazio o di Seneca).
    Non é forse inadeguata per eccessiva delicatezza la metafora dello STUPRO se consideriamo che dall’ inizio della pandemia (reale) non ho mai sentito in TV, ma proprio MAI, nemmeno una sola volta “per isbaglio” o come “eccezione che confermasse la regola” un esperto (a vario titolo, spesso preteso indebitamente tale, ma questo é un altro discorso…) che usasse la parola “tendenza”: SEMPRE, IMMANCABILMENTE, SOLTANTO l’ orrendo -in un discorso in italiano- monosillabo “trend”.
    E lo stesso si potrebbe dire per: “step” anziché “tappa”, “grado”, “tratto intermedio”, “fase” e perfino metaforicamente “passo”, ecc. (enorme la ricchezza lessicale della orrendamente STUPRATA nostra lingua!); “gap” per “divario”, “vantaggio” oppure “svantaggio”, “ritardo”, “inadeguatezza, ecc. a seconda dei casi; “team” per “squadra”, “location” per “ubicazione” o “scenario” o “contesto fisico”, ecc.
    I bambini italiani che oggi imparano a parlare -é il caso di dirlo con dolore: poveri innocenti!- “imparano -sic!-” che si dice “trend”, “step”, “gap”, “team”, ecc., ecc. ecc.; e io, che ho due nipotini di uno e di due anni rispettivamente, questo lo trovo semplicemente obbrobrioso, mostruoso, INFAME!
    E se non facciamo nulla (colpevolmente) fra qualche anno le corrispondenti parole italiane saranno depennate dai dizionari.

    Io mi sento in dovere di lottare, ovviamente nei limiti delle mie forze a capacità contro questo orribile scempio (e non credo proprio di esagerare, anzi!).
    E per esempio lo faccio (e propongo di farlo a tutti) in questo modo: ogni volta che -immancabilmente da parte mia- uso, verbalmente o per iscritto, una parola italiana solitamente sostituita dalla corrispondente inglese preciso, fra parentesi in caso di scrittura, <>.
    Per esempio: “tendenza” (per gli anglomani “trend”).

    Grazie per l’ attenzione.

  2. Rita Fadda
    15 Marzo 2023 at 0:16

    Siamo gli eretici del nuovo millennio.

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