8 Marzo, festa dell’ipocrisia

8 Marzo, “Festa della Donna”. Ergo, se il linguaggio ha un senso, di tutte le donne”. Quindi in realtà la Festa della Donna è in buona sostanza la festa del genere femminile, senza alcuna distinzione.

Il che significa che oggi è la festa tanto della Presidente del Fondo Monetario Internazionale quanto di una povera disgraziata del Bangladesh messa nelle condizioni di vendere il proprio utero ad una coppia occidentale (etero o omo) che glielo compra, di una diva del cinema e della sua domestica, di una industriale e dell’operaia che lavora nella sua fabbrica, di una ricca signora borghese e della baby sitter straniera dei suoi figli che a sua volta ha dovuto abbandonare i suoi per accudire quelli della ricca signora.

Qualcosa non mi torna. Che cosa hanno in comune quelle donne di cui sopra per festeggiare insieme e nello stesso giorno a parte l’essere di sesso femminile? La risposta è semplice: nulla.

Che senso ha, dunque, parlare di Festa della Donna? Nessuno.

La Festa della Donna nacque infatti come Festa internazionale delle donne lavoratrici. Da molto tempo è diventata – come tutti/e sappiamo anche se nessuno/a lo vuol dire ad alta voce – una ricorrenza stanca, scontata, retorica e soprattutto ipocrita (per le ragioni suddette) al punto tale di diventare anche molto fastidiosa. Ma sia la retorica che l’ipocrisia non aiutano a comprendere la complessità (e la drammaticità) della realtà, tutt’al più ad occultarla o edulcorarla.

Festa della donna: frasi, immagini e meme per l'8 marzo con la mimosa - Corriere.it

Fonte foto: da Google

5 commenti per “8 Marzo, festa dell’ipocrisia

  1. Enza
    8 Marzo 2023 at 15:33

    Ben detto.
    Io mi dissocio e da tempo.
    Le amiche, da stamattina, mi stanno mandando su WA, “strepiti” vari. A parte gli auguri in giallo.
    La campionessa è una mia cugina che ha votato alle ultime elezioni per De Magistris… Da giorni annuncia uno sciopero transfemminista.
    Rinuncio anche a fiatare. Le ringrazio tutte con una collezione di sticker e mimose volanti.

  2. Giuseppe Casamassima
    9 Marzo 2023 at 21:05

    Totalmente d’accordo.
    Avevo scritto anch’io anni qualche anno fa lo stesso concetto.

    A parte il fatto che tutta la sottostante ideologia del femminismo è solo un imbroglio, partorito dentro la stessa culla politico-culturale dell’Imperialismo yankee che Elisabeth Roosevelt impiantò all’ONU, vorrei tradurre la domanda di Fabrizio Marchi (l’8 marzo è la stessa festa per “una ricca signora borghese e per la baby sitter straniera dei suoi figli che a sua volta ha dovuto abbandonare i suoi per accudire quelli della ricca signora” ?) in questi termini: l’8 marzo lo possono e devono festeggiare insieme una Laura Boldrina e le due badanti che ella sfruttava in nero e sottopagava ?

    Se non possono e non hanno festeggiato l’8 marzo insieme, significa che esiste, tra le due predette figure sociali, una radicale conflittualità di classe, la cui radice reale non può essere rimossa neanche dall’ideologia femminista più pervasiva.

    Proprio di questo, appunto, la maggioranza delle donne dovrebbe prendere coscienza: della miseria proletaria che, in vario modo, segna lo svolgimento della loro esistenza – beninteso, in maniera non dissimile da quella della maggioranza degli uomini -, comprendendo, una volta per sempre, che una tale vita misera, al netto del feticismo dei balocchi, è una diretta conseguenza prodotta dal sistema capitalistico, non dalla malvagità dei maschietti o dalla irreale persistenza di un immaginario patriarcato che, storicamente, non è mai esistito (e men che mai nel Medioevo!) nella realtà quotidiana concreta, se non forse, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, ma solo in certe zone del mondo in cui, col decollo del modo di produzione capitalistico, ivi avvenne anche l’ascesa socioculturale della borghesia.

    Quando le donne, cioè la maggioranza delle donne, prenderà coscienza della radice reale della loro vita immiserita, allora l’8 marzo sarà davvero una festa con un Senso, e con un collegamento alle sue origini che sgorgarono dal vivo delle lotte sindacali in fabbrica, dalle lotte di classe portate fuori dalla fabbrica e agganciate ad altre rivendicazioni di diritti politici e sociali.

    Questo è quello che manca ancora alla maggioranza delle donne: questa presa di coscienza, senza la quale l’8 marzo è diventata ormai da molto tempo solo una festa farlocca all’insegna del consumismo.

    Parlo della maggioranza delle donne, perché la minoranza elitaria delle donne, quelle appartenute alle classi dominanti, è sempre stata ultra-emancipata, rispetto a tutto il resto della società. Da Nefertiti a Orsettina von der Leyen, le donne di potere hanno sempre esercitato il comando politico sulle masse subalterne, composte da maschi e femmine (tertium genus non datur).

    • Piero
      10 Marzo 2023 at 12:36

      Al castello di Poppi (AR) esiste una sala dedicata al “fratello” Tommaso Crudeli primo martire della libera muratoria a cui è dedicata la Dichiarazione Universale dei Diritti umani ad onore della “sorella”Eleanor.

      • Giuseppe Casamassima
        13 Marzo 2023 at 2:04

        Eleanor Roosevelt, certo. Chissà a chi pensavo quando ho scritto invece Elizabeth…forse alla regina.
        Pensa che il giorno prima avevo analizzato l’ideologia della Security di Eleanor e di FD Roosevelt.

  3. Giovanni
    10 Marzo 2023 at 12:37

    A proposito di ipocrisia, segnalo quest’altra perla.

    Non c’è solo l’ipocrisia, ma anche la compiaciuta prevaricazione del vittimismo. E sono convinto che quest’ultimo aspetto sia addirittura molto più grande e diffuso di questo singolo caso.

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