Le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia non meriterebbero neanche di essere commentate se non fosse per il record di astensionismo raggiunto: più del 60% degli elettori ha consapevolmente disertato le urne.
Il fenomeno va interpretato in una duplice direzione. Da una parte positivamente, perché non si tratta di un astensionismo qualunquista ma consapevole, cioè di tanta gente che non si sente più rappresentata – peraltro da un ceto politico meno che mediocre – e che rifiuta di “turarsi il naso” e di mettere la croce sul meno peggio. Questo avveniva fino ad una trentina/quarantina di fa quando ancora, sia pure in modo già molto sbiadito, i due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra, mantenevano una sia pur minima parvenza di alterità. Ora anche questa è venuta meno e l’elettorato più consapevole rifiuta di prestarsi a quello che considera, giustamente, un gioco taroccato. Del resto, ormai da molto tempo, la gente ha percepito che il “gioco elettorale” è nulla più e nulla meno di una competizione fra consorterie e comitati di affari per la gestione della cosa pubblica o, ancor più, un mero di giro di vite all’interno di un consiglio di amministrazione. Questa percezione – ma è ben più di una percezione – è ancora più avvertita nel caso delle elezioni amministrative. In ultimo, stendo un velo pietoso sul tasso di mediocrità dei candidati presidenti di regione, di centrodestra o centrosinistra.
Veniamo al risvolto negativo. Il “sistema” ha lavorato scientemente e nel tempo allo svuotamento delle istituzioni democratiche e della stessa vita democratica. Oggi possiamo dire di vivere in un sistema liberale, o meglio neoliberale, ma non certo democratico. Per una vera democrazia sono necessari dei partiti di massa degni di questo nome, dei sindacati degni di questo nome, e una alta, attiva e consapevole partecipazione dei cittadini alla vita politica. Tutto questo, sul modello anglosassone, è stato con il tempo, gradualmente e scientemente disinnescato, devitalizzato, per lo meno a partire dalla crisi della cosiddetta “Prima Repubblica”. Dopo il primo bombardamento diretto contro quel sistema politico, degenerato e corrotto finchè vogliamo ma fondato su partiti di massa radicati e ramificati sul territorio e su una forte e attiva partecipazione alla vita politica da parte di larghe masse popolari, il processo di svuotamento della politica è stato più lento e graduale ma inesorabile. Un processo che ha portato ad una passivizzazione delle masse, ad un allontanamento graduale di queste dalla politica, vista non più come possibilità concreta e collettiva di trasformazione della realtà ma, come dicevo, come uno scontro fra gruppi ristretti di professionisti o semiprofessionisti per il governo della cosa pubblica (in realtà, il più delle volte, per ambizioni o fini privati…) o tutt’al più come un strumento di carriera e di promozione individuale. L’astensionismo, in questo senso, è salutato con grande soddisfazione dalle elite dominanti che hanno lavorato lucidamente a questo risultato, cioè all’allontanamento – che loro sperano definitivo – della gente dalla politica. La cosiddetta Prima Repubblica, con tutte le sue contraddizioni, ovviamente (non ne sto tessendo l’elogio, sto solo analizzando le cose), poteva senz’altro definirsi come “liberaldemocratica”, mentre quella in cui ci troviamo da più di trent’anni a questa parte è soltanto liberale, anzi “neoliberale”, ma sicuramente non democratica. Sotto questo profilo non c’è dubbio che abbiamo assistito ad un processo fondamentalmente reazionario e regressivo nel vero senso della parola, cioè invece di andare avanti siamo tornati indietro.
Come vediamo, l’astensionismo è anch’esso un fenomeno contradditorio, né potrebbe essere altrimenti.
Per ciò che riguarda l’esito, peraltro scontatissimo, delle elezioni, non vale neanche la pena di spendere una parola. Pietosa la “sinistra” che si lecca le ferite continuando masochisticamente sugli stessi binari, ridicola la destra che canta vittoria con un astensionismo al 60% e rotti. Commentare un film o una partita di calcio ha molto più senso.
Fonte foto: Zazoom (da Google)