Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
L’industria dell’Olocausto è sempre in azione, come ogni anno si ripete la liturgia della memoria. Il presente storico dimostra quanto la memoria dell’evento sia solo un immenso apparato celebrativo privo di ogni progettualità politica. Il sistema liberista ha reintrodotto il razzismo senza razza, oggi la razza ariana è costituita da coloro che detengono il potere economico. Il denaro è il discrimine tra i salvati e i dannati. I ceti meno abbienti hanno sempre meno diritti, sono sempre più precari, sono stati privati dell’essenziale: la speranza e la lotta. Si susseguono le iniziative per convincerci che dobbiamo mangiare insetti e i suoi derivati. Il razzismo senza razza prevede a lungo andare due alimentazioni e dunque due modi di vivere rigidamente castali. Il denaro e la capacità di accumulo decide a quale casta si appartiene. I vincenti e i perdenti potrebbero essere le nuove formule del razzismo regressivo in atto. Il perdente è colpevole, pertanto deve espiare la sua colpa sociale e genetica con una alimentazione che gli fa percepire “ciò che vale”: niente. Se si ammala è ancora colpevole, per cui deve pagarsi le cure, se non ha denaro a sufficienza l’istruzione dev’essere esclusivamente professionale. I perdenti sono colpevoli sempre, per cui la colpa diventa in modo strisciante il segno di una nascita infelice, ovvero geneticamente imperfetta. Non è adeguato al sistema, in quanto è la sua natura ad essere deficitaria. A lui spetta il compito di accettare e di adattarsi. Le nuove forme di razzismo non si fermano a tale gerarchizzazione. Gli uomini sono rappresentati come “naturalmente violenti”, per cui la campagna di annichilimento del genere maschile è parallela alla campagna di evirazione sociale. Da sempre sono stati gli uomini. In primis, a condurre le rivoluzioni, per cui distruggerne l’immagine di genere è un modo per sedare i potenziali critici del sistema. Le persone omosessuali osannate dai media subiscono un doppio affronto: sono liberi ma solo se “rispettano” lo stereotipo di sempre. Non sono mai rappresentati nei media per quello che sono, ovvero persone normali, e come tali vi è in essi una pluralità di possibilità come in ogni categoria. Sono utilizzati in modo ideologico per giustificare il sistema e occultare la verità razzista del nuovo liberismo. Sono stati, dunque, offesi nel passato, ma continuano ad esserlo nel presente. Non sono persone ma omosessuali, o meglio, gay. La liberazione dagli stereotipo significa riconoscere la persona nella sua specificità. Nessun essere umano, in concreto, è rapportabile a categorie o a rappresentazioni preconcette. La religione è ammessa solo se usa le parole del mondo e si adatta supinamente ad esso. Ogni dialettica è sostituita dall’omologazione ideologica e verbale. Razzismo monetario, quindi, che valuta la persona in relazione al potere economico e che usa talune categorie deboli per ergersi a paladino dei diritti e occultare la realtà materiale. Nel presente storico emergono ad un’analisi che non necessita di particolare profondità le tracce ben organizzate del nuovo razzismo. Dinanzi a tale realtà dobbiamo ricordarci che la liberazione di Auschwitz fu la liberazione dagli oppressori. Al termine libertà inquinato dal razzismo economicistico e utilizzato per affermare la libertà di sfruttare l’altro dovremmo preferire l’uso del termine liberazione. Quest’ultimo indica un processo di emancipazione dai feticci dell’ideologia imperante. La liberazione è un gesto etico e politico, in quanto ci si libera da pregiudizi e sclerotizzazioni indotte dal sistema all’interno dello spazio pubblico, in modo da favorire la liberazione dalle catene del nuovo capzioso razzismo. In ultimo non possiamo dimenticare che ricordare solo e soltanto Auschwitz è un modo per occultare il bombardamento atomico su Hiroshima, pertanto il primo passo per la liberazione è riconquistare la memoria storica nella sua dinamica e tragica problematicità.
Fonte foto: da Google