Stavo riflettendo, giorni fa, sul fatto che la Russia è forse l’unico paese che non sia mai stato colonizzato e occupato militarmente – se non per brevi periodi ai quali hanno fatto seguito ritirate disastrose – dall’Occidente. Quest’ultimo ci ha provato a più riprese con aggressioni dirette (guerre napoleoniche, guerra di Crimea, guerra civile post rivoluzione del ’17, attacco nazista nella seconda guerra mondiale) e indirette (il tentativo degli USA di colonizzazione economica e politica subito dopo il crollo dell’URSS), ma tutti questi tentativi sono sempre clamorosamente e fragorosamente falliti (e negli ultimi vent’anni, naturalmente, l’espansione ad est della NATO e il colpo di stato in Ucraina nel 2014).
E’ questa forse una delle principali ragioni della atavica ostilità occidentale nei confronti di quel paese. Insieme probabilmente all’ incapacità di comprendere lo spirito di quel popolo che non c’è stato verso di addomesticare. Probabilmente è un’ostilità che ha radici ancora più antiche, essendo la Russia l’erede del grande scisma che ha dato vita alla chiesa ortodossa. E poi naturalmente la prima grande rivoluzione socialista della storia con tutto quello che ne è conseguito. E ancora la sua estensione e la sua cultura, intrinsecamente irriducibile a quella anglosassone, dominante in Occidente.
Ed è forse proprio quella incapacità di comprensione che ha generato e continua a generare nel mondo occidentale quella sorta di mistero frammista a inquietudine che a sua volta genera inevitabilmente la paura. La Russia non ha mai attaccato l’Occidente – dal quale è stata invece ripetutamente aggredita, anche ferocemente, come nel caso dell’invasione nazifascista – eppure viene percepita da una gran parte della cosiddetta opinione pubblica occidentale come un pericolo costante, come una minaccia perennemente incombente, come una forza bruta pronta in qualsiasi momento a scatenarsi.
Al di là delle considerazioni di ordine politico e geopolitico che si sono verificate di volta in volta e che naturalmente hanno le loro cause e ragioni concrete, credo che sia questo sentimento – in larga parte alimentato ad arte ma comunque profondamente radicato – a generare quell’ostilità.
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